Lettera a Babbo Natale

Creato il 15 dicembre 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Caro Babbo Natale,

non prendiamoci in giro, noi due non ci siamo mai capiti troppo. Intanto perché secondo me uno che lavora una volta all’anno non fa abbastanza per rilanciare l’economia del Paese. E non è che si possa considerare un lavoro precario, visto che sei lì  da… be’, non scendiamo in dettagli, un bel pezzo, direi. In una scuola qualunque avrebbero già mandato tremila supplenti a sostituirti. E lo so, ho la mia parte di torto a non averti scritto mai in tutti questi anni , ma che pretendi? Non ti sei fatto vedere mai.

Comunque, sia chiaro, io non te ne voglio. E penso che tu abbia un minimo di rimorsi per come mi hai trattata e starai lì a dirti “ma guardala, poverina, come l’ho trascurata, in fin dei conti non è cattiva, sono stato ingiusto nei suoi confronti” e altre ammissioni di colpevolezza.

Se questa mia sensazione non mi inganna, quindi, mettiamo una pietra su passato e ricominciamo su basi più solide. Veniamoci incontro. Ritroviamoci.

Cosa potrei chiederti? Non che mi manchi nulla, sia chiaro. Ma quest’anno ho davvero fatto la brava. Ho dato sempre una moneta all’omino del supermercato, sempre fatto la raccolta differenziata, ho detto pochissime parolacce al volante (comunque penso di essere rimasta nei limiti tollerati per un normoconducente romano) e ho cercato di essere più gentile con quasi tutti, ma senza scivolare nell’esagerazione. Con sobrietà, direi.

Lo ammetto, ho comprato più libri di quanti riesca a leggerne, ma meno vestiti. Qualcuno in meno, sicuro. Insomma, almeno uno in meno. E forse ho esagerato con trucchi e profumi, ma non possiamo considerarlo un peccato veniale? Quindi ora veniamo a noi, cioè, ai regali che ritengo di meritare e che, come vedrai, sono piccole cose che non comportano alcun impegno economico.

Vorrei come primo regalo ritrovare delle cose che ho perso non so quando, in un momento di distrazione: la pazienza, la taglia 42, la capacità di imparare a memoria qualunque cosa in tre minuti, le ore di sonno. Ti giuro che se me le riporti, stavolta farò molta più attenzione.

Per continuare, vorrei che chiarissimo un malinteso. Quando dicevo che se fossi tornata indietro avrei studiato di più al liceo, non dicevo sul serio. E comunque sia chiaro che non intendo studiare matematica e scienze con le mie figlie ORA senza tornare ad essere anch’io una soda adolescente. “Se fossi tornata indietro”, appunto. Se.

Come ultima cosa, caro babbo Natale, vorrei che nel mondo nessuno soffrisse più la fame, che ci fosse la pace ovunque e che i politici non rubassero più.

Ma siccome mi rendo conto che questi sono regali molto impegnativi, per non dire irrealizzabili, mi accontenterò di un bel lifting.

Un abbraccio,

Francesca


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