Pubblichiamo di seguito la lettera che due abbonate del Teatro lirico di Cagliari hanno inviato al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano.
Carissimi, ero a teatro giovedì e mi sono commossa nel vedervi e sentirvi.
Con la nostra amica Irene allora abbiamo pensato di scrivere una lettera al Presidente Napolitano, che è, di questi tempi bui, il nostro ultimo baluardo contro tutto ciò che tenta di distruggere tutto.
Ve la giro, dicendovi anche che, in formato ridotto, l’ abbiamo mandata pure ai principali quotidiani.
” Illustre Signor Presidente della Repubblica
Nella speranza di poter ricevere la Sua attenzione, vorremmo metterla a parte di alcuni nostri pensieri sulla triste situazione in cui attualmente versano arte, musica,cultura, istruzione e ricerca.
Cittadine italiane, amanti della musica, specie nella sua rappresentazione dal vivo, in Teatro, ci facciamo qui portavoce del pensiero di molti.
Abbiamo assistito recentemente, nel Teatro Lirico della nostra città, ad un bellissimo concerto celebrativo dei 150 anni dell’ Unità d’ Italia. Abbiamo ascoltato pagine celebri della musica che contribuì a creare lo sviluppo del sentimento di appartenenza e di identità nazionale. Quella musica che tutte le generazioni da allora hanno conosciuto, riconosciuto e a loro volta cantato, quella musica che è divenuta nostro patrimonio di conoscenza grazie alla trasmissione dal vivo, della quale abbiamo goduto fino ad oggi.
E’ sotto gli occhi di tutti il rischio concreto che questa, assieme a molte altre manifestazioni artistiche e culturali, venga a mancare.
Abbiamo assistito al concerto in una sala nella quale gli artisti si esibivano in abiti “borghesi”, a significare il senso di spoliazione del loro ruolo e del loro futuro, e nella quale campeggiavano striscioni con le scritte “ Non zittite l’ Arte” e “ La vita senza musica è follia”.
Questo ha acuito la sensazione già da tempo diffusasi, di precarietà, di disastro imminente, la sensazione malinconica della fine di un’epoca, forse anche la fine del sogno di quell’ Italia che i tanti Patrioti col loro sacrificio ci hanno consegnato, perché la preservassimo e la donassimo a nostra volta a chi verrà dopo di noi.
Il Coro e l’Orchestra del nostro Teatro sono tra i più giovani in Italia per età anagrafica e sono di altissimo livello artistico e professionale ( come testimoniano le numerose recensioni e le produzioni nel corso degli anni ) e rischiano di non avere futuro, così come in generale i nostri figli, per i quali c’è una scuola sempre più povera ed un lavoro sempre più incerto.
Ci siamo chieste come possa essere definito un Paese che oscura il futuro dei propri figli, inibendo la possibilità di quello sviluppo spirituale che, solo, permette gli slanci e le tensioni morali che realizzano il Progresso.
Ci siamo chieste quale danno e quale impoverimento deriverà negli anni futuri a questa nostra Patria, privata, o gravemente depauperata, della sua tradizione culturale e musicale, fondamentale per lo sviluppo dello spirito.
La tradizione, anche quella musicale, si trasmette da persona a persona, dal vivo.
Chi acquista musica registrata su disco, in genere lo fa per rivivere un’ emozione già vissuta in una sala da concerto, per acquisire e far propria una composizione particolarmente comunicativa.
Le nuove generazioni si vanno allontanando dalla nostra tradizione musicale, si diffondono generi musicali diversi e nuove forme di spettacolo e di comunicazione.
Se, per il venir meno dei fondi a sostegno della loro attività, si dovesse concretizzare la chiusura di molti Teatri Lirici, riteniamo che i giovani se ne allontanerebbero definitivamente..
Signor Presidente, sappiamo che la Costituzione non Le assegna poteri decisionali nella conduzione del Paese, così come sappiamo quanto Lei si sia adoperato e si adoperi tutt’ ora per la salvaguardia dell’ equilibrio e dei valori sociali e culturali sui quali poggia la vita stessa della nostra Nazione.
Perciò chiediamo il Suo autorevole intervento affinché le nostre tradizioni Artistiche e Musicali, per le quali il nome del nostro Paese brilla nel mondo, non debbano soccombere.
Non permetta, Signor Presidente, che dilaghi la follia di una vita priva di musica!
Con stima e rispetto ”
Ornella e Irene
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