Pubblichiamo oggi questa lettera al direttore dell’amico Bruno Previtali. Buona riflessione.
Il grido dei ragazzi di oggi
Le statistiche, che tuttavia non sempre rispecchiano fedelmente la realtà, mettono in evidenza come tanti ragazzi oggi tendono a rimanere aggrappati al caldo del nido famigliare il più a lungo possibile e a rinviare sempre più in là il passaggio all’età adulta e responsabile. Tutto sommato in famiglia ci stanno bene, e rinunciano, troppo spesso oggi per cause di forza maggiore, a crescere e ad andare incontro alla vita con le proprie gambe. L’instabilità che attraversa il percorso formativo dei ragazzi, ancora più accentuata in questi tempi di crisi economica e di valori che ci dipingono naturale, sempre più spesso non trova punti di riferimento nei genitori, più presi dalla frenesia della vita e dai problemi coniugali ed economici che dal compito educativo che li identifica come tali. I ragazzi spesso abbandonati a se stessi non riescono a identificare un obiettivo preciso della vita, agevolando tutte quelle problematiche che finiscono per avere il sopravvento sulla loro debolezza e sulla mancanza di difesa. Inibiti nelle capacità di relazionarsi, dovuta oggi soprattutto alla grande diffusione di mezzi di comunicazione elettronica, e di confrontarsi con gli adulti i ragazzi non maturano la personale consapevolezza della propria identità, e non riescono a diventare grandi tessendo adeguate relazioni con il mondo che li circonda, protesi alla spasmodica ricerca di contatti virtuali con persone totalmente sconosciute e che spesso si mascherano dietro lo schermo di un computer. Nella loro crescita essi faticano a trovare certezze, sicurezze, disponibilità, qualcuno insomma che li aiuti nel cammino, col risultato di soffocare in loro la capacità di una corretta identificazione affettiva e comportamentale. I ragazzi non si sentono più responsabili, non si sentono più protagonisti della propria vita, del proprio futuro, e sempre più spesso vengono lasciati in balia e alla mercé delle negatività che vengono loro quotidianamente proposte dai media in modo asfissiante e pretestuoso. E purtroppo tanti ne rimangono vittime. I ragazzi “ribelli e non allineati” al pensiero e alle politiche del governo, spesso oppressive e inibitorie, vengono visti come una minaccia all’ordine pubblico e quale gesto di insubordinazione al potere costituito (spesso arrogante e destabilizzatore) piuttosto che un futuro dell’umanità da salvaguardare e far crescere. Così l’allarme della nostra società è sempre più spesso dovuto solo a ragioni di autoprotezione e di sicurezza sociale, ciò che fa emergere con prepotenza l’inadeguatezza delle risposte e la carenza di progetti socio-assistenziali e culturali di fronte a questo grande e urgente problema. Una situazione che diventa denuncia verso l’indifferenza e l’inadeguatezza delle strutture e dei poteri (protesi solamente al mantenimento dei propri privilegi alimentando corruzione e sperpero di risorse pubbliche), e le poche iniziative sono per lo più rivolte a limitare e lenire gli effetti piuttosto che a risalire alle cause e affrontare i problemi che sono diventati quasi cronici. Da tutto ciò emerge tanto prepotente quanto ignorata la perenne questione morale soprattutto della politica, che evidenzia una diffusa e preoccupante mancanza di coscienza e di coesione sociale, delle quali si sente estremo bisogno. La progressiva perdita di valori della nostra società la rende inadeguata e impotente di fronte alla grande sete di valori che i ragazzi cercano di manifestare alla loro maniera. E le domande senza risposte sono per loro causa di confusione mentale, di sofferta ricerca, di contrapposizione spesso violenta con il mondo degli adulti, incapaci di relazioni appropriate che finiscono per ingenerare nei ragazzi punti di riferimento sbagliati e fuorvianti, tanto più oggi in un mondo di comunicazione globalizzata. E tutte le conseguenze, spesso destabilizzanti e atroci, rimangono purtroppo a carico dei più deboli e indifesi, e produce sofferenze tanto drammatiche quanto inutili. Di fronte a queste tragedie umane che spesso non fanno rumore si alza solamente il grido d’aiuto dei ragazzi, grido tanto disperato quanto inascoltato da parte di chi è preposto. Sembra che la politica sia diventata cieca e sorda, e che sia in mano ad apprendisti stregoni vestiti da tecnici che, con il pretesto di salvare il paziente, lo uccidono. C’è gente di buona volontà che ha fatto della solidarietà ai bambini e ai ragazzi la propria ragione di vita, ma è purtroppo una goccia in un mare di disperati destinati ad aumentare sempre più.L’infanzia e l’adolescenza violate e violentate scuotono le coscienze e l’opinione pubblica giusto il tempo di riflettere e rabbrividire davanti alla televisione o ai social network, dopo, tutto svanisce nel nulla e nell’indifferenza più totale. Nella progressiva e inarrestabile virtualizzazione della vita i ragazzi non trovano più risposte adeguate alle loro domande: che cos’è l’uomo, che cos’è la vita, quali sono i valori veri? E i problemi esistenziali rischiano di far perdere loro il senso del limite e del valore, il senso della vita stessa, gettandoli nella rete infame del malaffare e sempre più frequentemente della violenza. La società moderna, tecnologicamente evoluta, del benessere sfrenato e del profitto ad ogni costo, nasconde al suo interno insidie velenose che trovano sempre più spesso terreno fertile nei minori bombardati dall’elettronica e incapaci a difendersi da una classe dirigente arroccata in se stessa e dai media assoldati al potere, che travisano la realtà e impediscono la presa di coscienza e quindi inibiscono una reazione adeguata. La dimensione e la condizione umana, le risorse del mondo, la civiltà stessa, non possono essere riserva di pochi arroganti, sfruttatori e malfattori, bensì condivisione per tutti, e soprattutto senso di vita e di dignità per tutti i ragazzi del mondo.
Bruno Previtali, via Carabello Poma, 4 - 24040 Suisio BG -e.mail: [email protected]