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Lettera al min. Bondi

Creato il 27 maggio 2010 da Musicamore @AAtzori

logo_teatro_liricoEgr. sig. Ministro Bondi, anche se Ella sicuramente sarà alquanto informata sulla attività  lavorativa all’interno dei Teatri Lirici, ho deciso non di meno di scriverLe, per cercare di intavolare quel dialogo, indispensabile tra amministratori ed amministrati, che sinora è purtroppo venuto a mancare tra noi operatori dei Teatri Lirici ed il Suo Ministero.

In quanto Italiano come me Ella conoscerà la primaria importanza che la tradizione operistica italiana ha nel mondo intero.

Lo scopo di questa mia lettera  è pertanto duplice: da un lato vorrei  condividere con Lei una seria ed approfondita riflessione sul le potenzialità  artistiche ed economiche delle produzioni  dei Teatri Lirici, totalmente trascurate nel Suo recente Decreto.

Un mio vecchio professore diceva che in Italia, se torniamo indietro di due o tre generazioni, siamo tutti artigiani e agricoltori.

I tagli, sig. Ministro, insegnavano i nostri avi, sono necessari in danno  dei rami secchi e improduttivi. Ma guai, quando si sta potando una vite, a confondere il ramo da tagliare (in quanto improduttivo)con quello da conservare perché invece porti frutto negli anni a venire.

Come cittadini siamo interessati al risanamento dei conti del Paese, ma se si tratta così il legno fresco, che ne sarà del legno secco?

Fuor di metafora, sig. Ministro, ma Lei ha considerato la possibilità di valorizzare il patrimonio operistico italiano facendolo fruttare nel mondo anche da un punto di vista economico?

Ha considerato che sarebbe sufficiente stornare 100 milioni di Euro dai diritti che la TV di stato paga alla Lega Calcio per risanare il deficit delle 13 Fondazioni Liriche Italiane?

Ed ha considerato che con la stessa operazione di storno il Suo ministero potrebbe diffondere( e vendere ) nel mondo intero le nostre migliori produzioni liriche?

Se Lei è davvero un poeta e un artista, come i giornali hanno scritto, si faccia guidare dalla Sua sensibilità artistica e si erga, da vero artista, sui Suoi colleghi burocrati che continuano, a dispetto della realtà, a considerare l’Opera  Lirica, un ramo secco della Pubblica Amministrazione!

Ma come si può volere estirpare una vigna nei cui rami scorre la linfa  che ha fatto nascere    un movimento culturale tuttora vitale nel mondo intero e che vede l’Italia indiscussa caposcuola e fondatrice?  Ma ci dimentichiamo che Verdi ha rappresentato l’Unità d’Italia? Ma davvero vogliamo ridurre e non amplificare le note del BelCanto che risuonano nel mondo? Ma i Teatri Lirici gremiti di pubblico in Italia e nel mondo, li vedo solo io?

Sig. Ministro, io non sono né di destra né di sinistra. Io giudico i fatti e non le idee e le intenzioni. Non faccia l’errore che fecero certi intellettuali di qualche decennio fa, espellendo il Latino dalla scuola.

Lei rischia di fare lo stesso errore considerando l’Opera un ramo secco da tagliare. L’Opera è viva e vitale ed è una vigna che va curata perché può persino aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi di idee, dalla crisi di identità, dalla crisi di immagine e dalla crisi economica in cui ci stiamo impantanando di fronte ai nostri connazionali, all’Unione Europea e al mondo intero!

Sig, Ministro Lei è a capo del Ministero dei Beni Culturali e non di un ministero dei pesi  morti e dei rami secchi come forse qualche Suo consigliere (o collega ministro?) sembra credere!

Ma Lei metterebbe fuoco agli Uffizi di Firenze? Raderebbe al suolo i Fori Imperiali e il Colosseo?

Ebbene l’Opera Lirica è quando di più bello, di più italiano, di più artistico ci sia, e va salvaguardata insieme al nostro patrimonio artistico perché Essa è parte integrante del nostro immenso, insostituibile, inestinguibile patrimonio artistico.

Questo è il primo errore di impostazione (e strutturale, vorrei aggiungere per farmi capire meglio) di cui soffre il Suo Decreto ed io spero che in sede di conversione Ella possa apportarvi quelle radicali modifiche che lo rendano capace di rilanciare l’Opera Lirica in Italia e nel mondo. Noi siamo disponibili al confronto ed al dialogo nell’interesse superiore dell’Italia e di quanto c’è di meglio e da salvaguardare nel nostro Paese.

Su un altro piano, e vengo al secondo aspetto che mi ripromettevo di affrontare in questa mia lettera a perta, io sono un’artista del coro della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari (da più di un ventennio) e vorrei raccontarLe la mia giornata tipo, cominciando dalla preparazione di uno spettacolo e per concludere con la messa in scena, perché mi è parso che anche da questo di vista il Suo Decreto sia alquanto impreciso e lacunoso.

Qualcuno mi ha chiesto quanto tempo ci vuole per allestire un’opera. Beh, Signor Ministro questo  lei sicuramente lo saprà , ma voglio ricordarlo ugualmente:  diciamo qualche mese.

Qualche mese di sala (2 o 3 quando l’opera da memorizzare è in russo, tedesco, francese, di circa 200 pagine), lei saprà sicuramente che cosa è la sala ma non tutti lo sanno.

Il maestro del coro col pianista collaboratore,  guida e assembla gli artisti del coro nello studio dello spartito in tutte le sue parti.

Ne frattempo i professori d’orchestra studiano la parte strumentale.

Si passa poi alla regia (circa un mese  per 3 ore al giorno e spesso sempre in piedi) in cui il regista di turno allestisce  quella parte di pura gestualità e interpretazione del coro e dei solisti, che l’autore ha richiesto nella partitura.

La terza fase è l’Assieme: la parte registica, quella vocale, e quella orchestrale coordinati dal direttore d’orchestra.

Si va poi all’Antepiano, prova esclusiva del regista (assemblaggio del lavoro del costumista, dello scenografo,delle luci, dei macchinisti, degli attrezzisti e delle posizioni).

Vi è poi la prova Antigenerale (una recita completa in fase di rifinitura), e infine  la prova Generale aperta al pubblico di anziani, associazioni culturali, parenti, scuole ecc ;

Nasce così la

LA PRIMA

Tenendo conto che la vestizione, il trucco e la parrucca devono  essere pronti  per l’inizio dell’opera, le ore precedenti non rientrano nelle 5 ore giornaliere e non sono conteggiate ( con la vestizione e svestizione si arriva anche a 7-8 ore di filato).

Ma noi non ci lamentiamo perché il risultato, dopo tanta fatica, vogliamo che sia il migliore per il nostro pubblico che ci attende puntuale e sempre numeroso

A proposito: semmai non si ricordasse  la differenza fra corista e artista del coro, la invito a leggere le pagine del mio blog .

Alessandra Atzori, soprano

artista del coro del teatro lirico di Cagliari


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