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Lettera al segretario del PD in ottava rima

Creato il 01 marzo 2013 da Atride

traduzione in ottava rima di un post di @asinomorto, ché quando le cose si scrivono giuste vengono già piene di endecasillabi spontanei, fateci caso.

(mi riesce meglio mettere in rima i pensieri altrui che in ordine i miei…)

 

Io, del Pd, io, sono un elettore
Perciò n’ho viste tante e n’ho ingoiate
Ho votato alle Primarie con fervore
Sottoscrivendo anch’io le lenzuolate
Per dire sì: sono un ammiratore
(che poi chissà che cosa intendevate)
per dire cosa abbiam mandato giù.
E quindi posso, parlo, e ‘un taccio più.

Perché in questi anni, dur come caucciù,
bicamerali e inciuci, ne ho accettati
compromessi, distinguo e suppergiù
ed alleanze a pseudomoderati
gran ritirate, cambi di menù
Perfino gli altri umani bombardati
La realpolìtik, gli sputtanamenti,
Al centro a destra o in giù gli spostamenti.

Ed ho accettato tutti ‘sti accidenti
perchè credo alla giustizia sociale,
Alla Costituzione, ai Resistenti,
Alla responsabilità totale
della società civile, agli argomenti,
ai conflitti sanati in modo solidale,
ai Diritti Civili, all’equità,
all’Articolo 1 e agli altri, in parità.

Alla trasparente contendibilità
le regole di una democrazia che vive
E al sol dell’avvenire, ma sì, và!
alle magnifiche sorti e progressive!
Tutte questo nel PD c’è stato e sta
E tutte le altre sponde ne son prive
Per questo lo votai: per gli attributi,
fatti non fummo per viver come bruti.

E certo che sono spocchioso! acuti!
E radicale scìcche da salotto,
intellettual del menga (see, saluti),
La mia morale è un metro e novantotto!
Ma meglio io che certi altri venduti
il cialtrone, l’immorale ed il corrotto
piccola arcaica borghesia umbertina
Che tutti i fasci tiene giù in cantina.

Meglio essere così che in naftalina
tener omo-xeno-misoginia
Meglio così che vittima o pedina
Di slogan populismi, e così via,
accecato dalla Sua parlantina,
della tecno-visione in bulimia,
della facile semplificazione
Preferisco così, per convinzione.

E proprio per questa mia situazione,
che ora basta, troppe ne ho mangiate
avevo figli, impegni, una riunione,
Son stato un po’ lontano quest’estate
Ma è finita anche questa stagione
Colpa a nessuno, spero mi scusiate
Ma ora basta, fuor dell’imbarazzo
Saliamo a bordo e ci restiamo, cazzo.

Bersani mio, che non sei più un ragazzo,
democraticamente eletto segretario
E’ lungo tre milioni il tuo codazzo
Io non ti lascio triste e solitario
Hai ancora la mia stima, ti fai il mazzo,
Sei nonostante tutto un tipo serio
Hai sempre la mia stima e il mio rispetto
Ma niente strategiette da furbetto.

Ora voglio un programma in un mesetto
Che di sinistra abbia i controcazzi
che sia davvero sopra ogni sospetto
con pochi punti chiari e no intrallazzi
Che sia la ripartenza, lo scudetto
Che sia la redenzione dal Tafazzi
E poi si cerca i voti in parlamento
E grazie a chi ci scrisse il Documento

E se Grillo o anche altrui fa sbarramento
Si prenda il peso delle conseguenze
Muoia Sansone e i Filistei, anche cento
Siam mica qui a fare le sguerguenze!
Facciam vedere a tutti in parlamento
Che cosa siam, quali nostre eccellenze
La nostra non è spocchia, s’ha a spiegare
ma speme insoddisfatta di volare.

E poi congresso: tutto è da cambiare
Testa, cuore, anima e interiora.
Giusto un amico dica cose amare
Dovete uscire, è giunta questa ora.
Ne avete avute tante da affrontare
Colpe voi no.. voi sì, anche, alla buon’ora!
vi riconosco il pregio: aver creato
Un posto vero, vivo, ed abitato.

Ci sono teste, idee, è già avviato
Renzi e Civati, due esempi di futuro,
Tempo che è tempo venga coniugato
Scelga il congresso, il PD è già maturo
Facile, forse sì, ho semplificato
Ma non son mica io un politbùro
Io piango, e prego, e giungo le mani
Viva l’Italia, vivano gli italiani!


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