Ho letto con attenzione ed interesse i diversi capitoli di “Press Obituary” pubblicati a partire da settembre sul blog di Beppe Grillo firmati da Gianroberto Casaleggio. Al di là del messaggio politico — aspetto nel quale non voglio entrare, limitandomi solo alla sfera professionale della questione — alcune considerazioni.
In ordine cronologico di pubblicazione degli articoli:
- Press obituary/1 Pubblicità - Si tratta di dati molto spesso vecchi. Ad esempio il grafico sulla pubblicità è stato pubblicato oltre due anni fa; non a caso il trend che viene mostrato si ferma al 2010, esistono dati più attuali sul fenomeno . Sempre in quell’articolo si fa riferimento ai finanziamenti pubblici scrivendo che “fa riferimento al mercato americano dove i giornali non sono finanziati dallo Stato con contributi diretti e indiretti”. Si tratta di un’affermazione che non corrisponde al vero come [di]mostra la tabella del Reuters Institute for the Study of Journalism.
- Press obituary/2 Estinzione — Viene mostrata una mappa della presunta estinzione degli stessi. Anche in questo caso i dati sono vecchi e risalgono ad oltre cinque anni fa. Non a caso la mappa prevede l’estinzione dei quotidiani USA nel 2017 [tra meno di tre anni] cosa che comunque la si veda mi appare, perlomeno, non realistica.
- Press obituary/3 Iceberg Italia - Nel terzo articolo viene fatto un elenco dell’estinzione dei giornali che parte addirittura dal 2015 contrariamente alle previsioni effettuate nell’articolo precedente. Il caso vuole, diciamo, che di 4 testate citate come prossime all’estinzione effettivamente una è prossima alla chiusura. Che questo avvenga per volontà politica, a prescindere da conti dei giornali, è un aspetto che credo sia importante tenere in considerazione. Inoltre nella lista vengono inseriti quotidiani che non ricevono contributi pubblici [come si desume dal link da voi stessi inserito] e che francamente indicare come prossimi all’estinzione in tali tempi mi pare davvero azzardato.
- Press obituary/4 Pure Player 2013 - Nel quarto articolo, sui pure players, pur ringraziando per l’attenzione dedicata a DataMediaHub, fatico a capirne il senso [in qs caso anche dal punto di vista politico]. Infatti si tratta di testate che non godono, come noto, di alcun sostegno pubblico e la cui comparsa dovrebbe essere salutata con piacere da chi, come parrebbe essere il suo caso, guarda al nuovo, alla Rete, come medium di sviluppo.
- Press obituary/5 I gruppi editoriali - Nel quinto articolo, su crollo in borsa principali editori, si cita il rapporto FIEG come fonte dei dati. Ho riguardato con attenzione il pre citato rapporto senza trovare dati sull’andamento borsistico dei titoli degli editori. Credo, inoltre, che considerare l’andamento borsistico come indicatore sia abbastanza fuorviante poiché soggetto a fattori di speculazioni [e di giochi di cordate interne/esterne agli editori]. Ad esempio il 19 novembre tutti i titoli del comparto hanno avuto un’impennata “anomala”.
- Press obituary/6 Robotic journalism - Nel sesto, ed ultimo articolo, si parla di robotic journalism indicandolo come causa della fine dei giornali. Mi pare che si faccia una certa confusione tra giornali e giornalisti. Infatti, ammesso e non concesso che sia davvero così, il problema sarebbe per i giornalisti non per i giornali che anzi, eventualmente, ne beneficerebbero con un drastico abbattimento dei costi.
Gli auguri mortali vengono da lontano, già Jean Baudrillard nel suo “Requiem for the Media” del 1972 si scagliava contro il sistema massmediatico unilaterale e verticale. Nel 2005 faceva seguito Bruce Sterling, uno degli autori più influenti del cyberpunk, con “Dead Media Manifesto”: una guida per i paleontologi dei media che ne prevedeva il collasso.
La tecnologia che cambierà il giornalismo si chiama contenuto, apertura, trasparenza e condivisione.
Vedo che in tutti gli articoli pubblicati si parla di uno studio su press obituary di prossima pubblicazione. Credo che di cose che non vanno bene nel mondo dei giornali ce ne siano davvero parecchie, se volesse il contributo di DataMediaHub per lo studio saremmo disponibili, purchè si parli davvero dei difetti dell’informazione in termini di struttura di costi, di processo d’informazione e di gestione e, possibilmente, si indichino delle possibili soluzioni come, tra i tanti proviamo a fare, anche, da questi spazi.