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Lettera aperta a Domenico Scilipoti

Creato il 20 dicembre 2010 da Samuelesiani

Lettera aperta a Domenico ScilipotiGentile Domenico Scilipoti,
Le scrivo a distanza di qualche giorno dal voto e mi scuso se mi rivolgo solo a lei e non agli altri suoi colleghi che hanno, con lei, accordato la fiducia al Governo Berlusconi; ma il suo caso mi ha particolarmente colpito.

Quando ho sentito il suo intervento a In Onda su La7, qualche giorno prima del voto di fiducia, sentendo come parlava di se stesso in terza persona, argomentando in modo incomprensibile sulla responsabilità, sul bene del paese, etc. e non facendo invece altro che sollevare fumo negli occhi, io non ridevo come i due conduttori in studio, Telese e Costamagna.

Non ridevo, perché provavo una sconfinata, indicibile, pena per il nostro paese.

Ed ho pensato a chi veramente ha lottato per il bene del nostro paese, a quelle donne e quegli uomini che hanno combattuto il fascismo, a rischio della vita; ho pensato a quelle donne e quegli uomini che hanno scioperato per garantire  a voi, i loro figli, un futuro migliore. Un futuro da persone libere! 

E poi ho volto il capo a lei:  alle sue parole fumose, al suo sorriso felice, allo striscione in sua difesa portato da un gruppo di immigrati da lei stesso pagati...

Scilipoti, sono certo che il paese dimenticherà presto il suo nome, la sua coerenza e la sua dignità.
Sappia, perlomeno, che quelli come lei sono già stati giudicati dalla Storia. Perché la Storia è piena di persone asservite al potente di turno per interessi personali o per semplice paura. O per motivi che nulla hanno a che vedere con quello che si chiama "il bene comune" o "responsabilità nazionale".

Scilipoti, io le auguro davvero per il futuro di poter avere la consapevolezza di quanto è galvanizzante alzarsi la mattina e avere il coraggio di mostrarsi al mondo senza essere spernacchiato; di quanto sia straordinario avere un conto in banca che sfiora ogni mese lo zero, eppure avere la dignità di poter camminare a testa alta senza dire grazie al alcuno, senza bisogno di vivere mai, un solo giorno della propria vita, al di sopra delle proprie possibilità. 

Io le auguro, davvero, di sentirsi un giorno "onorevole" (degno di onore e di rispetto), un qualcosa che erroneamente viene attaccato al bavero di chi, come lei, entra in Parlamento solo perché scelto da un miope capobastone.


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