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Mi chiamo Angelo, e non ci conosciamo. Non personalmente, quantomeno. Non sono un tuo fan, non sono un tuo seguace, non sono un tuo lettore, né tantomeno un tuo spettatore. Il “target” di riferimento del tuo operato e del tuo raggio d’azione, in tutta onestà, non mi riguarda per sopraggiunti limiti di età, in quanto ho passato i 15 anni da un bel pezzo.
E pur tuttavia so chi sei, cosa fai e cosa proponi.
D’altronde il web è piccolo, le voci girano e i fatti rimangono fatti.
E le voci e i fatti che riguardano la tua persona, il tuo operato, il tuo raggio d’azione, non sono mai positive.
“E allora?” potresti giustamente pensare, leggendo queste prime righe (e, sempre giustamente, accartocciare virtualmente questa lettera, chiudendo la finestra internet).
E allora ascolta, se hai cinque minuti di tempo.
Meglio: leggi.
Perché oggi voglio parlarti di te, anche se non ci conosciamo. Nonostante le voci di cui sopra. Nonostante (e so che a te piacciono molto le citazioni) qualcuno una volta abbia detto: “Se non potete parlare bene di una persona, non parlatene”.
Te l’ho detto: non ti seguo.
Ma ieri mi hanno mostrato uno status che tu hai scritto su facebook. E quando l’ho letto, sono rimasto agghiacciato. Non tanto per la banalità del tutto, e nemmeno per aver accostato fatti, date ed eventi totalmente diversi.
Quello che mi ha inquietato è stata la contingenza: era il caso scrivere una cosa del genere, come se fosse la più normale del mondo, proprio nel giorno della Memoria? Non sarebbe stato meglio soprassedere, o quantomeno eliminare il riferimento a questa ricorrenza, che all’interno di quel costrutto frasale perde di significato, si svaluta e si svuota del tutto?
La domanda che mi sono fatto è: Perché?
Perché un personaggio con una potenza mediatica come la tua, che sa benissimo che verrà letto da decine di migliaia di persone, in una delle giornate celebrative più importanti a livello mondiale, scrive uno status del genere?
Non sono riuscito a darmi una risposta sensata. E quando ci provo, come vedrai più avanti, mi trovo di fronte a un vero e proprio cortocircuito che – se vorrai - spero mi aiuterai a risolvere.
Tuttavia la cosa che mi ha maggiormente spaventato, ancor più dello status, è stata la sua viralità. Mezzo migliaio di condivisioni, 16.000 e più “mi piace”. Sono numeri terrorizzanti, sui quali è impossibile non soffermarsi.
Perché se è vero che molti di quelli che hanno condiviso il tuo status l’hanno fatto unicamente per scopo dimostrativo (Un internauta si domandava: “Perché costui respira la mia stessa aria? Perché?”), molti l’hanno fatto convinti dalle tue parole. E così il 27 Gennaio, “Giorno della Memoria”, è stato ridotto a un mero countdown per il prossimo capodanno e il futuro San Valentino, a un giorno qualsiasi (o a un giorno “speciale”, che accostato a qualsiasi diventa a sua volta qualsiasi), al “solito” martedì.
Ti confesso, Francesco, che io di numeri del genere, numeri dietro al quale ci sono persone che scientemente condividono un siffatto status ho davvero molta paura: perché sono la dimostrazione lampante che giornate come quella del 27 gennaio stanno diventando (o sono già diventate?) totalmente inutili.
Potremmo dire anche che questa è la prova evidente del fatto che il Sistema ha fallito, quando invece è la prova provata che il Sistema continua a rigenerarsi correndo sempre gli stessi identici binari.
Personaggi privi di cultura, spessore, logica sono stati innestati nei gangli più importanti della Politica, della Società, delle Istituzioni. La Storia perde di valore in funzione di un Eterno Presente, la Memoria non viene più esercitata.
Anche l’Intrattenimento italiano ha subito la stessa sorte.
Basta accendere la tv; basta fare un salto su YouTube; basta accedere al primo Social Network a caso.
Personaggi inutili, futili, privi di identità e (molto spesso) privi di un pensiero logico hanno militarizzato tutto.
E mi dispiace dirlo: anche tu sei uno di loro.
Ma non guardarmi male: capisco benissimo che in tempi di crisi il lavoro è lavoro, e che in molti (forse tutti?) sarebbero disposti a veder svilire la propria persona e la propria dignità per campare senza pensieri.
Trasformandosi, a seconda della convenienza, in utili idioti o filosofi 2.0
Eppure ti domando: quanto “ti costa” essere “Francesco Sole”? Quanto ti costa essere quello che viene additato da tutti come “personaggio creato a tavolino”, quello raccomandato, quello che non ha né arte né parte, quello miracolato dal potente manager, quello che mente sui giornali dicendo che gli hanno bruciato la macchina perché tutti lo odiano (quando invece è stata una tragica fatalità), quello che “scrive” libri con frasi famose non sue, quello dei post-it idioti, quello che sotto ad ogni singolo status si ritrova almeno un migliaio di ingiurie, parolacce, scurrilità di ogni sorta?
Ne vale la pena? Non ti pesa? Non ti dà fastidio dover interpretare una parte che ti pone sulla bocca di tutti, ma per i motivi sbagliati?
E quanto è cosciente questo tuo interpretare “Francesco Sole”?
Quanto c’è di tuo, quanto “ci sei tu”, quando scrivi un post-it, quando pubblichi uno status, quando registri e pubblichi un video?
Mi piacerebbe saperlo.
Perché se non ti rendi conto dello scrivere status come quello di ieri, e tu sei solo “il mezzo” attraverso cui opera uno staff di persone che mira a determinate fette di mercato, è “solo” (virgolette d’obbligo) grave.
Ma se lo fai scientemente, in maniera consapevole, appoggiando e sostenendo questo modus operandi, ben conscio di essere latore di messaggi vuoti (e sfasati) è pure peggio.
Ed è quello che mi manda in cortocircuito, perché è la dimostrazione evidente che la nostra Società fa ormai parte di un Sistema che viene definito “malato”, ma che in realtà non è mai stato “Sano” come in questo periodo. “Sano” perché funziona alla grande, perché c’è qualcuno che è sempre disposto a prestarsi per le più squallide delle azioni.
Volendo semplificare al massimo, non vedo differenza tra un tuo status come quello sulla Giornata della Memoria, un’esternazione di Razzi e Scilipoti, o uno scoop di Barbara D’Urso. Né nel contenuto, né nel messaggio che si vuole inviare.
So che non mi risponderai, Francesco. Immagino ti scriveranno in migliaia ogni giorno. E oggi, a quelle migliaia di persone, ho voluto aggiungermi anche io. Ma nel caso dovessi leggere questa lettera, nel caso dovessi “virtualmente” sfogliarla, sarebbe bello, se per una volta, fossi sincero.
Prima che con me (e con le migliaia di persone che ti seguono), con te stesso.
Nella speranza che questa non sia una giornata come tante altre,
Ti Saluto.
Angelo “sommobuta” Cavallaro
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