Amici, scrittori e giornalisti di ogni parte del mondo, e specialmente voi che vi trovate in Cina e in Russia, vorrei mettervi al corrente del fatto che il mio popolo si trova a fronteggiare un genocidio.Mi sentivo in dovere di condividere con voi queste parole, affinché anche voi possiate condividere o per lo meno a sforzarsi di capire quello che sta avvenendo in Siria. Mi sembra che le parole di Khaled siano fin troppo chiare, quindi non aggiungerò altro a quanto già scritto da lui.
Da una settimana a questa parte le forze del regime siriano hanno intensificato i loro attacchi alle città insorte, e in particolare Homs, Zabadani, Rastan, la provincia di Damasco, Madaya, Wadi Barada, Figeh, Idlib e i paesini del Monte Zawiya. Durante questa settimana, e fino ad ora, mentre vi scrivo queste righe, sono caduti più di mille martiri, tra cui molti bambini, e centinaia di case sono crollate addosso ai loro abitanti.
La cecità di cui soffre il resto del mondo ha incoraggiato il regime a cercare di far piazza pulita della rivoluzione pacifica in Siria con una brutalità senza eguali. L’appoggio di Russia, Cina e Iran, e il silenzio del resto del mondo nei confronti dei crimini perpetrati alla luce del sole, hanno consentito al regime di decimare il mio popolo durante gli ultimi undici mesi, ma in quest’ultima settimana, dal 2 febbraio a oggi, i segni della carneficina si sono fatti più evidenti.
Quella delle centinaia di migliaia di siriani scesi per le strade delle loro città e dei loro paesi la notte del massacro di Khalidiyya, tra venerdì e sabato scorsi, con le mani alzate in preghiera, in lacrime, è una scena che spezza il cuore e richiama l’attenzione del mondo sulla tragedia umanitaria siriana. È altresì un’esternazione chiara, senza veli, del nostro sentirci orfani, abbandonati dal mondo, mentre i politici si limitano a vane parole e sanzioni economiche che non fermano gli assassini né trattengono i carri armati imbrattati di sangue.
Il mio popolo, che ha affrontato la morte a torso nudo, armato di soli canti, in questo preciso momento si trova a fronteggiare una campagna di genocidio: le nostre città ribelli sono soggette a uno stato d’assedio senza precedenti nella storia delle rivoluzioni, un assedio che impedisce al personale medico di prestare soccorso ai feriti, mentre gli ospedali da campo vengono bombardati a sangue freddo e distrutti. Non è consentito l’ingresso alle organizzazioni umanitarie, le comunicazioni telefoniche sono interrotte, cibo e medicine sono bloccati, al punto che il contrabbando di una sacca di sangue o una compressa di paracetamolo nelle zone sotto assedio è considerato un reato punibile con la detenzione nelle carceri per prigionieri politici, teatri di torture i cui dettagli, se mai un giorno doveste venirne a conoscenza, vi impressionerebbero.
Nel corso della sua storia moderna, il mondo non ha mai visto un coraggio e un valore come quelli mostrati dai rivoluzionari siriani nelle nostre città e nei nostri paesi. Così come non ha mai assistito prima d’ora a una connivenza e un silenzio simili, che ormai possono essere considerati alla stregua di complicità nello sterminio della mia gente.
Il mio popolo è un popolo di pace, di caffè e musica che mi auguro un giorno possiate gustare anche voi, e di rose di cui spero possiate sentire il profumo, affinché sappiate che il cuore del mondo è oggi vittima di un genocidio e che il modo intero è complice nello spargimento del nostro sangue.
Non riesco a spiegare nulla di più in questi momenti cruciali, ma spero di avervi esortati a mostrare la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più opportuni. So che la scrittura è impotente e nuda di fronte al frastuono dei cannoni, dei carri armati e dei missili russi che bombardano città e civili inermi, ma non mi va che anche il vostro silenzio sia complice dello sterminio del mio popolo.
Quando riusciremo ad avere un sistema d'informazione che funziona a dovere? Non dico di prendere le parole dello scrittore per vere senza ragionarsi su, ma sono dell'idea che un'informazione chiara e semplice e che svolge il proprio lavoro (quello per l'appunto di informare) senza influenze politiche ed economiche ci faciliterebbe la cosa.
Khaled Khalifa è nato ad Aleppo nel 1964. È romanziere, poeta e sceneggiatore per la TV e il cinema. Nel 2008 il suo romanzo Elogio dell’odio, in Italia edito da Bompiani, è entrato a far parte della rosa dei finalisti dell’International Prize for Arabic Fiction, il più importante riconoscimento letterario nel mondo arabo. Il romanzo, censurato in patria, è stato tradotto in molte lingue.
E.