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Lettera aperta ai giornali di un abitante della Val di Susa

Creato il 07 luglio 2011 da Abattoir

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera datata 4 luglio 2011. Rappresenta una testimonianza importante, un punto di vista diverso da quello dei reportage giornalistici che ci propina la tv, e crediamo che a questo tipo di testimonianze debba essere dato spazio, con qualunque mezzo, perché non passi il messaggio unico, unilaterale, precotto e fazioso della nostra tv di Stato (o del nostro Stato di tv).

“Mi chiamo Silvano Xxxxx e sono un cittadino, abitante della Valle di Susa, luogo ormai noto, ahimè, più come sinonimo di Tav che come bel territorio alpino dove fare qualche passeggiata in relax.

Come cittadino, sono preoccupato.

Il giorno dopo la manifestazione No Tav del 3 luglio in Valle di Susa, sono preoccupato per la libertà degli italiani, costretti a ricevere un’informazione parziale, distorta e schierata. Gli italiani hanno visto in televisione scene di guerriglia con protagonisti due-trecento (forse) attivisti e centinaia di agenti. Gli italiani non hanno visto – o non è stato presentato loro nel modo corretto – il fiume delle decine di migliaia di persone che hanno sfilato pacificamente.

E agli italiani non sono state raccontate le ragioni che hanno portato migliaia e migliaia di famiglie sulle strade della Val di Susa per manifestare.

Sono preoccupato perché la rappresentazione che media e politici danno della realtà è scollata da quanto succede davvero. Partecipo ad una manifestazione No Tav, poi sento il servizio del TG di turno e non ritrovo nulla di quanto ho visto e sentito.

Sono preoccupato perché giornali, tv e politici ripetono il mantra che lega il movimento No Tav a black-block e anarco-insurrezionalisti, ricordando ogni giorno di più i proclami dei nazisti contro i “banditen” partigiani, volti soltanto a spaventare e fare dell’altro un nemico, una minaccia.

Sono preoccupato perché sul campo, sulla strada, nel corteo ho visto polizia e carabinieri incapaci di isolare i violenti.

Sono preoccupato per la sicurezza di noi cittadini perché ho visto gli agenti attaccare indiscriminatamente. Ho visto una trentina (quindi per la questura erano in 3) di attivisti cercare di forzare le barriere alla centrale idroelettrica, a fronte di migliaia e migliaia di donne, uomini, bambini che manifestavano tanto rumorosamente quanto pacificamente. E ho visto polizia e carabinieri colpire senza distinzione chiunque, con idranti e lacrimogeni sparati ad alzo zero. Ho visto lacrimogeni lanciati contro il presidio di pronto soccorso, sulle persone a oltre duecento metri dalla “zona calda”, dove c’erano famiglie con bambini. Ho visto la furia di forze dell’ordine in guerra contro i cittadini: decine e decine di lacrimogeni sparati sulla gente.

Sono preoccupato perché i miei figli sono ragazzi e si stanno formando, stanno maturando la loro idea di società, di legalità, di Stato. Ieri hanno respirato i gas irritanti dei rappresentanti della legge, loro che stavano ben lontani dagli scontri. Hanno visto la violenza vestita in divisa comportarsi come e peggio dei (pochi) violenti che stavano al di qua delle barricate erette a difesa del cosiddetto cantiere. Hanno sperimentato che non basta essere onesti e pacifici per non rischiare di essere colpiti e fatti oggetto di violenza da coloro che noi cittadini paghiamo per tutelare l’ordine e la legge.

Sono preoccupato perché ho visto poliziotti e carabinieri protetti da caschi, scudi, protezioni integrali del corpo, schierati dietro 3 barriere di ferro e cemento, sparare ad alzo zero lacrimogeni sulla gente.

Sono preoccupato perché poliziotti e carabinieri non solo non ne sono stati capaci, ma non si sono minimamente curati di isolare il gruppetto di violenti, sparando invece nel mucchio e innescando una tensione violenta fino a quel momento inesistente.

Sono preoccupato perché ho visto nei telegiornali immagini che ritraevano ragazzi tirare oggetti contro gli agenti, ma raccontavano solo il finale della scena: il resto, l’inizio (e io l’ho visto), era invece dato dal lancio folle di lacrimogeni, che poi i ragazzi avrebbero cercato di restituire al mittente.

Sono preoccupato perché ho sentito politici di quasi ogni parte politica condannare la violenza dei manifestanti, mentre se ne stavano seduti comodi in qualche poltrona; non sanno niente, non vedono niente, non ci sono mai e tranciano giudizi senza appello. Dovrebbero rappresentare i cittadini e non si accorgono neanche della loro esistenza. Domenica eravamo certamente almeno settantamila a manifestare pacificamente e risolutamente contro un’opera inutile e devastante: su questa folla, neanche una parola.

Sono preoccupato perché voi che avete le leve del potere concepite e vi occupate solo della violenza: vi accorgete di un centinaio di violenti a fronte di decine di migliaia di persone pacifiche e rispondete unicamente con la violenza di polizia e carabinieri, incapaci peraltro di gestire un ordine pubblico. Per voi non esiste altro. E quando commentate la giornata di domenica, parlate solo degli scontri, non fate riflessioni sul perché, sui contenuti, sulle ragioni delle donne e degli uomini (decine di migliaia!) che portavano la propria persona pacificamente a manifestare.

Come si fa a sentirsi rappresentati e tutelati da persone come voi?

Sono preoccupato perché ho imparato che le forze di polizia non distinguono e non proteggono: attaccano indiscriminatamente un’intera popolazione: forse per paura, forse per inadeguatezza, forse per qualche altro motivo peggiore… non lo so. Ma di certo li ho sentiti contro, li ho sentiti aggressori, li ho sentiti nemici nei miei confronti: io che non ho mai tirato una pietra o qualsivoglia altro oggetto.

Sono preoccupato perché alla fine degli scontri, alla centrale, ho visto poliziotti e carabinieri continuare a sparare decine di lacrimogeni sulla gente in fuga, li ho visti correre dietro i singoli rimasti isolati, li ho visti spaccare i resti delle tende e dei cartelli portati dalla manifestazione. Li ho visti lanciare ogni sorta di oggetto nel fiume, in spregio al territorio e di conseguenza alla gente che lo vive. Sono preoccupato perché ho visto atteggiamenti da esercito invasore, non da tutori dell’ordine.

E sono preoccupato perché questi atteggiamenti (che magari – chissà? – sono di singoli esagitati) non vengono mai stigmatizzati e perseguiti dalle gerarchie, tant’è vero che si ripresentano puntualmente. Questi non possono rappresentare lo Stato, il bene comune ed esserne tutori.

Sono preoccupato perché ho visto e sentito persone normali, tranquille, uscire esasperate e incattivite da quelle strade pregne di gas lacrimogeno: donne e uomini sfiduciati, amareggiati, traditi nel loro essere e sentirsi cittadini.

Così non si difende il bene pubblico, ma si violenta una società, creando lacerazioni e risentimento.

Sono preoccupato perché questa mia voce resterà con ogni probabilità inascoltata; e se fosse la voce di un singolo, sarebbe poca cosa. Ma invece resta inascoltata la voce di decine di migliaia di cittadini onesti, informati e pacifici.

Sono preoccupato perché il cantiere Tav si doveva fare solo “con il consenso” delle popolazioni interessate: in una valle di sessantamila abitanti, ieri avete avuto settantamila no. Cos’altro vi serve?

Sono preoccupato perché la scuola dei miei figli subisce tagli, il loro futuro è incerto e vedo avviare delle “grandi opere” da decine di miliardi di euro, con l’unica spiegazione che sono “strategiche”, senza uno straccio di dato ad avvalorare questa tesi.

Sono preoccupato perché se il mio stato, l’Italia, è disposto a militarizzare e attaccare un’intera popolazione per il “progresso”, allora abbiamo davanti anni bui, di paura e tensione.

Questo non è progresso.

E’ follia.

E’ antiStato.”

Silvano Xxxxxxx – Villar Focchiardo (TO), 4 Luglio 2011


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