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Lettera aperta ai giovani "umanisti"

Creato il 03 novembre 2012 da Natale Zappalà

Carissimi, da ogni dove hanno offeso, offendono e offenderanno la vostra formazione. Diranno che non ci sarà posto per filologi, storici, filosofi, “umanisti” incapaci di incidere sul mercato del lavoro, mentalmente inadeguati per trasformarsi in vuoti involucri capaci solo di fungere da verricello entro cui passa la catena di montaggio del progresso. Perché questo si aspettano da voi, da tutti i giovani. Vogliono plasmare un domani in cui voi sarete lieti di indossare la giacca del cartellone pubblicitario, di possedere lo smartphone prodotto dall'azienda di uno pseudo-santone arricchito, di eleggere il ciarlatano di turno al Parlamento, di assuefarvi alle ingerenze occulte delle multinazionali finanziarie. Mirano a promuovere un sistema scolastico e universitario intriso di un conformismo nozionistico che tradisce un'imperante ignoranza di fondo, utile per fare sentire infallibile e indisturbato chi comanda, chi prende le decisioni fagocitando il vostro presente e gettando gli avanzi sul vostro futuro. Stanno tentando di convincervi che è perennemente esistita una “formazione umanistica” distinta e separata da una sorella maggiore “scientifica”, come se Galilei non fosse stato anche uno dei più grandi scrittori d'ogni tempo, come se Heisenberg, lo smascheratore di ogni dogmatismo esistenziale, non fosse stato un brillante filosofo. Stanno tentando di legittimare una scissione del Sapere che la Natura invero ignora. Il Sapere non dipende dalla settorializzazione, ma dall'atteggiamento dell'Uomo verso i misteri della Natura che lo circonda. Un atteggiamento che si risolve nel Dubbio, il presupposto di quel divenire antico che i Greci chiamavano philosophia di cui la cultura cosiddetta “umanistica” è, purtroppo, oggi l'unica erede. Il dubbio consente a chi è ne è padrone di scorgere ragioni che altri non sono in grado di vedere. Non temete, sono loro ad avere paura quando vi trattano da falliti, da alienati, da choosy. Paura di voi. Hanno paura di un popolo capace di pensare e agire criticamente, forte del dubbio cognitivo che in realtà resta l'unica certezza di chi si ribella al giogo degli assiomi imposti dalla sovrastruttura. Si tratta di un timore ben radicato nel tempo: Tocqueville nella prima metà dell'Ottocento caldeggiava l'istituzione di scuole superiori rigidamente improntate alla tecnocrazia per scongiurare l'insorgere di una nuova generazione di rivoluzionari, come quella imbevuta delle letture di Rousseau e Voltaire – a loro volta straripanti di classici greco-romani – che qualche decennio prima aveva ghigliottinato l'oscurantismo sociale di nobili e monarchi sulle macerie della Bastiglia. Il senso di molte delle ultime riforme scolastiche e universitarie è il medesimo. Il comune denominatore è far smettere di dubitare, e quindi di pensare. Non badate a loro. Non sentitevi esclusi dal mondo che vi aspetta. Io vi dico che invece sarete in grado di far tutto. Anche di prendere a calci in culo, sofisticamente e non, chi oggi cerca di ingannarvi. La conoscenza del greco e la conseguente riflessione etimologica su ogni termine che udirete vi renderà in grado di confutare le supercazzole dei politicanti. La Letteratura sarà per voi una palestra dialettica attraverso cui dar sfogo ai pensieri traducibili in parole. Certi filosofi – Nietzsche e non Agostino d'Ippona per intenderci – vi insegneranno a guardarvi da quei falsi profeti che, demonizzando le vostre passioni, tenteranno di mettervi in fila al Grande Fratello (quello orwelliano in cui tutto è controllato, monitorato dall'alto) del peccato. La Storia vi mostrerà la caducità di tutto ciò che si finge perfetto, ma che in realtà è umanamente perfettibile. Fatevi una risata quando vi diranno che una formazione “umanistica” non vi farà sopravvivere nel mondo del lavoro; e se così sarà, rammentate che la sintonia con la Natura è basata sulla condivisione e non sulla ricchezza. Ridicolizzateli quando vi racconteranno di Giacomo Leopardi divenuto gobbo per lo studio matto e disperatissimo: il grande Recanatese soffriva, povero lui, di una tubercolosi ossea che lo avrebbe portato lentamente alla tomba anche se fosse stato ignorante come il Trota. E affrontate pure ogni colloquio. Sarete ottimi impiegati, medici solerti, docenti degni di tale nome; persino generali di brigata, imbianchini o commercianti. Conquisterete il cuore dell'amato/a perché i grandi uomini si sarebbero attaccati al gladius senza una donna intelligente al proprio fianco, così come è altrettanto vero che una bella donna sposerebbe un manager o un calciatore, ma si innamorerà solo di chi sa farla sognare. D'Annunzio non somigliava né a Briatore né a Cristiano Ronaldo, eppure faceva impazzire una moltitudine di donzelle con la sola forza di una parola ispirata ai sospiri dei classici. Siate sereni, dunque. Sarete interpreti di una Conoscenza inquieta e indomabile, priva di bandiere o etichette, l'unica in grado di fornirvi le chiavi di volta della Vita. Ma dovrete esserne consapevoli e lottare per imporre la vostra dignità sul destino che stanno tentando di cucirvi addosso. Anche perché spesso chi svilisce la cultura “umanistica” è egli stesso un “umanista” che utilizza le proprie competenze per dominare sugli altri, creando modelli di riferimento mendaci o auctoritates da non contraddire, convinto che sbarrare la strada di quel Sapere tradito basterà a non scalzarlo mai dal suo trono di soverchiante ipocrisia.
Natale Zappalà

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