Lettera dal deserto

Creato il 08 maggio 2012 da Libereditor

L’aria della notte è limpida e un giovane Gesù cammina pensoso sulla sabbia del deserto. E’ inquieto e assorto, sente il fruscìo dei serpenti che si allontanano frusciando nel buio e i grilli che riempiono la notte col loro canto. Vede in lontananza le luci di Gerico e i i fuochi che Giovanni ha lasciato spegnere sull’altra riva del Giordano, ora che, per mezzo di lui, ha potuto mantenere la sua promessa al Signore.
I suoi pensieri vagano “al di là dell’uomo, prima di Abramo, verso quello stato che era senza forma e senza colore, senza anime, verso un mare in cui tutto riposa nel tutto”.
Gesù sente che il mondo è in attesa, come lo è sempre stato, anche quando ha pensato di essere libero da ogni dovere e ha provato di convincersi che una corda si fosse spezzata. “Anche allora ero solo uno dei tanti corpi nella circolazione sanguigna dell’impero. Ero il sogno di un’esistenza migliore, ero la curiosità ellenistica e il piacere della scoperta, ma libero non lo ero. Certo, credevo di esserlo mentre vagavo per il paese. I miei passi mi portavano a girare e a girare in tondo, nonostante non facessi che camminare verso il futuro. Di uomo in uomo, al di là delle facciate dei volti. Credevo di addentrarrni nei loro meandri, nei loro labirinti oscuri, ma era al mio volto che andavo incontro.”

Göran Tunström, considerato uno dei più grandi autori svedesi di sempre, scrive dell’adolescenza di Gesù e ne offre un quadro molto vivido e credibile. Stupiscono il respiro sublime, la bellezza ritmica, la naturalezza della scrittura che si posa su ogni sillaba e imbeve ogni parola.


Göran Tunström

Lettera dal deserto
(traduzione di Fulvio Ferrari)
Iperborea
2012


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