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Lettera dall’Argentina

Creato il 29 dicembre 2010 da Fugadeitalenti

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Carlos, “italiano di prima generazione”, come ama definirsi lui, che ci scrive da Cordoba, Argentina. Carlos apre un altro fronte di collaborazione: quello tra giovani talenti italiani, e giovani talenti “figli di” italiani. Leggetela con attenzione. Buone Feste!

CARO SERGIO,

Sto studiando per il test CILS e ho visto l’intervista di “Gran Sportello Italia” (su RAI INTERNAZIONALE). Sono italiano di prima generazione (i miei genitori sono italiani ed emigrati del dopoguerra).

“La fuga dei talenti” credo che sia una problematica interessantissima ed una grande sfida per un giornalista: richiede diversi sguardi, per poter dar conto della sua complessità (aspetti sociologici, economici, politici, ecc.). Anche bisognerebbe considerare il punto di vista dell’italiano all’estero, che vorrebbe entrare in patria (avendo una o due cittadinanze), e la madre Italia che non tende i ponti, taglia i budgets e se ne frega, perché considera gli 80 millioni di italiani della “seconda Italia”, come cittadini di seconda.

Io vivo a Córdoba, Argentina. Dieci mesi fa cercavo qualche aiuto per lavorare per il Governo o qualche ditta italiana e ho ricevuto una risposta di GIORGIO NAPOLITANO, nella quale mi scriveva che “…mi permetto di consigliarLe di prendere in considerazione eventuali offerte d’impiego in ambito italiano ed europeo…”

L’ Italia non è in Europa? Cercavo lavoro in ARGENTINA, in ITALIA o in EUROPA? In ARGENTINA! Che visione ha futuro ha il governo, lo Stato e la Nazione italiani per la fuga dei talenti? L’Italia è una nazione che invecchia, perché ha un tasso di nascite ultra bassom e la gioventù della madre Italia se ne va per avere un’opportunità. E quelli che sono all’ estero, tra i cui mi conto, non possono nemmeno pensare a una vita in Italia… anche avendo tre lauree e parlando tre lingue.

SERGIO, credo che tu stia a lavorare a uno dei problema decisivi. L’Italia dovrà pensare e mettere in atto politiche per avere un capitale umano all’altezza delle necessità di un mondo dove l’economia diviene sfida per sopravivere. Cioè, la differenza competitiva la fa la mano d’ opera, le idee innovative ed il coraggio.

Per chiudere, ti faccio un invito a guardare anche nella direzione “italiani all’estero (altre Italie) —› Madre Italia, e a lavorare insieme per tracciare vincoli. Tra le due Italie potremmo diventare una potenza: ma ciò richiede apertura mentale, flusso di educazione, capitale e operazioni.

Ho scritto ad altri programmi della RAI e solo ho ricevuto risposte di cortesia, il che rafforza la mia convinzione, che la radice di questa “non comunicazione” è culturale, e centrata in un falso potere peninsulare, che guarda solo all’”oggi”.

Spero che questo sia l’inizio di un rapporto: vorrei sommarmi in questa “crociata”, e da qui potrei aiutarti per fare qualche ricerca su qualche argomento relazionato con “i talenti dispersi”

Un saluto cordiale,

CARLOS

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