Mia cara bellissima figlia, ti sto scrivendo una lettera. Esatto, una bella lettera all’antica, è un’arte che si è perduta, come fare le seghe!…Cazzo.
Ti devo fare una confessione: all’inizio, non m’eri piaciuta molto, eri soltanto un fagottello molesto. Avevi un buon odore, quasi sempre, ma sembrava che non avessi molto interesse per me; cosa che, capisci, trovavo vagamente oltraggiosa. Eravate solo tu e tua madre contro il resto del mondo. È buffo come certe cose non cambino mai, così andavo avanti a farmi i fatti miei comportandomi da scemo, senza capire veramente quanto ti cambi diventare genitore. E non ricordo il momento preciso in cui tutto è cambiato. So solo che è successo. Un attimo prima ero impenetrabile, niente poteva toccarmi. E poi di colpo il mio cuore, non so come, mi batteva fuori dal petto, esposto agli elementi. Volerti bene è stata l’esperienza più profonda, intensa e dolorosa della mia vita. È stato quasi troppo da sopportare. Come padre, ho fatto silenziosamente voto di proteggerti dal mondo, senza rendermi conto che ero io quello che avrebbe finito col farti più male. Se guardo al futuro mi si spezza il cuore. Soprattutto perché sono quasi sicuro che tu non parlerai di me con orgoglio. Come potresti? Tuo padre è un bambino nel corpo di un uomo a cui importa di tutto e di niente allo stesso tempo. Nobile nel pensiero, debole nell’azione. Qualcosa deve cambiare, a qualcosa deve rinunciare. Si sta facendo buio. Troppo buio poter vedere.