Caro Koichi,
sono molto lieto di ricevere tue notizie, e di sapere che hai questa posizione nei Research Laboratories.
Sfortunatamente la tua lettera mi ha addolorato, perché sembri veramente triste. Sembra che l’influenza del tuo insegnante sia stata di darti un’idea falsa di quali siano i problemi di valore. I problemi di valore sono quelli che puoi concretamente risolvere o aiutare a risolvere, quelli a cui puoi concretamente dare un contributo. Nella scienza, un problema è importante se sta irrisolto davanti a noi, e vediamo un modo per fare qualche passo in avanti. Ti consiglierei di scegliere problemi più semplici, o come dici, più umili, finché ne trovi qualcuno che puoi risolvere facilmente, non importa se è banale. Otterrai il piacere del successo e di aiutare i tuoi compagni, anche solo per rispondere a una domanda che è venuta in mente un collega meno dotato di te. Non devi privarti di questi piaceri a causa dell’idea sbagliata che hai di cosa ha valore.
Mi hai conosciuto quando ero al picco della mia carriera e ti sembrava che fossi impegnato in problemi degni degli dei. Ma nello stesso periodo avevo un altro dottorando (Albert Gibbs), la tesi del quale era su come fanno i venti a creare le onde soffiando sull’acqua del mare. Lo accettai come studente perché venne da me con il problema che voleva risolvere. Con te ho fatto un errore, dandoti il problema invece di farti scegliere il tuo; e ti ho lasciato un’idea sbagliata di cosa è interessante, o piacevole, o importante da affrontare (vale a dire, quei problemi sui quali vedi che puoi fare qualcosa). Mi spiace, scusami. Spero che questa lettera la corregga un poco.
Ho lavorato su innumerevoli problemi che tu chiameresti umili, ma che mi sono piaciuti e mi hanno fatto sentire bene, perché qualche volta, in parte, sono riuscito a risolverli. Per esempio, esperimenti sul coefficiente d’attrito delle superfici altamente levigate, per cercare di imparare qualcosa su come funziona l’attrito (fallimento). O come le proprietà elastiche dei cristalli dipendono dalle forze fra gli atomi che li compongono, o come fare in modo che il metallo galvanizzato si attacchi a oggetti di plastica (come le manopole della radio). O come l’uranio diffonde i neutroni. O la riflessione delle onde elettromagnetiche sui vetri ricoperti di pellicola. Lo sviluppo delle onde d’urto nelle esplosioni. Il disegno di un contatore di neutroni. Perché alcuni elementi catturano gli elettroni dagli orbitali L, ma non dagli orbitali K. La teoria generale di come piegare la carta per costruire un certo tipo di gioco per bambini (detto flexagono). I livelli di energia nei nuclei leggeri. La teoria della turbolenza (ci ho speso numerosi anni senza successo). Più tutti i problemi “maggiori” della teoria quantistica.
Nessun problema è piccolo o banale se possiamo concretamente fare qualcosa per risolverlo.
Dici che sei uno sconosciuto. Non lo sei per tua moglie e per tuo figlio. Non lo resterai a lungo per i colleghi più vicini se puoi rispondere alle loro semplici domande quando vengono nel tuo ufficio. Non sei sconosciuto a me. Non restare sconosciuto a te stesso — è un modo di essere troppo triste. Scopri il tuo posto nel mondo e valuta te stesso equamente, non nei termini degli ingenui ideali della tua giovinezza, e neanche nei termini di quelli che erroneamente immagini siano gli ideali del tuo insegnante.
Buona fortuna e felicità.
Sinceramente,
Richard P. Feynman
Richard Feynman scrisse questa lettera nel 1966, un anno dopo avere vinto il premio Nobel per la Fisica. Koichi Mano, che era stato suo studente nove anni prima, lo aveva informato che stava studiando la “teoria della coerenza, con applicazioni alla propagazione delle onde elettromagnetiche nell’atmosfera turbolenta, un problema umile e terra-terra”. Per chi non avesse mai letto Feynman: dovrebbe iniziare, per esempio da Sta scherzando, Mr. Feynman!
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