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Lettera di un artista

Creato il 04 maggio 2010 da Musicamore @AAtzori

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Pubblico qui di seguito la lettera di un collega che vuole chiarire le tante inesattezze che in questi giorni stanno circolando via media a danno di noi dipendenti dei Teatri lirici Nazionali, in occasione del decreto Bondi.

Sono un lavoratore dipendente della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari assunto a tempo indeterminato in qualità di artista del coro.
Il mio reddito annuale è di circa 40000 euro lordi
(con 26 anni di anzianità e un carico familiare composto da coniuge e due figli).
Il signor Nicola Porro, giornalista de “Il Giornale”, nella puntata della trasmissione Annozero del 29 aprile scorso ha affermato che i lavoratori della categoria di cui faccio parte hanno un contratto che prevede 16 ore di lavoro alla settimana ed una retribuzione di 70000 euro lordi all’anno.
Diverse testate giornalistiche hanno sostenuto tali affermazioni che provengono da informazioni quantomeno errate e superficiali.
Nicola Porro, e chi la pensa come lui, ha dimostrato di essere un perfetto ignorante riguardo il tipo di attività lavorativa da me svolta, perché altrimenti saprebbe:
-che le mie ore di lavoro sono molto più di 16 alla settimana
-che io lavoro anche la domenica,
-che posso essere chiamato a prestare la mia opera dalle 9 del mattino fino alle 01,
-che i miei orari di lavoro vengono stabiliti settimanalmente e perciò io posso organizzare la mia vita privata solo da un sabato a quello successivo,
-che questi orari anche una volta comunicati possono essere variati dal Teatro fino alle ore 13 del giorno precedente,
-che per i miei imprevisti posso godere di tre giorni di permesso all’anno che il Teatro può anche non concedermi a differenza di molte altre categorie di lavoratori che possono utilizzare i giorni di ferie,
-che devo studiare a mie spese e al di fuori del mio orario di lavoro per mantenere in perfetta efficienza il mio strumento e la tecnica necessaria al suo utilizzo,
-che non si può valutare una attività artistica in base ad un mero calcolo di ore di lavoro ma la si valuta in termini di qualità artistica del prodotto,
-che solo chi ha competenza musicale e artistica può stabilire quante ore sono necessarie alla preparazione di uno spettacolo in modo da garantire la qualità suddetta,
-che il mestiere di giornalista che normalmente non si occupa di musica e teatro non prevede tale competenza.
E’ altrettanto chiaro che i giornalisti come Porro non sanno che i costi del personale stabile di un Teatro sono formati dagli stipendi delle masse artistiche, tecniche, amministrative e soprattutto dalla retribuzione delle figure dirigenziali.

Se prendiamo ad esempio un sovrintendente, la cui retribuzione media oscilla attorno ai 250000 euro annui e che spesso è fra i principali responsabili degli sprechi che si vorrebbero eliminare (senza che però ne abbia una responsabilità penale) e in tale esempio consideriamo la retribuzione media annua del personale che ricopre incarichi non dirigenziali (coro, orchestra, tecnici, amministrativi) che è di circa 35000 euro annui,
sommando questi due redditi e dividendo per due si otterrà che il sovrintendente e, per esempio, un macchinista hanno un reddito di 142500 euro annui pro capite.
Provate a dirlo al macchinista…
Contro i teatri lirici sono partite da tempo due vergognose campagne: una del governo (Brunetta e Bondi in particolare) e una di certa stampa, costruite entrambe in maniera tale che, agli occhi dell’opinione pubblica pare che i responsabili del dissesto finanziario dei teatri lirici siano i dipendenti.
Si accusa che il 70% dei fondi siano assorbiti dagli stipendi ai dipendenti ma si dimentica che è facile fare ora questi calcoli, su un FUS di 340 milioni, perché quando nel 2001 il FUS era di oltre 500 milioni di euro (e comunque sempre molte centinaia di milioni al di sotto della media europea) gli stipendi incidevano per i 50%. Perché non continuare a giocare al massacro, tagliando ulteriormente i contributi fino ad accusare i dipendenti di “mangiarsi” il 100%?
Si dimentica di dire che i veri responsabili del dissesto finanziario sono coloro i quali hanno i ruoli di gestione economica e responsabilità legale all’interno dei teatri. Si dimentica di dire che le masse artistiche non hanno voce in capitolo sui loro compensi, sui cachet astronomici di certi direttori, di certi cantanti, di taluni registi, o sui costi di alcuni allestimenti che tali signori avvallano.

Il nostro è un Paese curioso: mentre la soluzione al problema debiti dei teatri italiani viene a risolversi a colpi di mannaia, il problema debiti delle società PRIVATE tipo quelle di calcio è stato risolto con un decreto cosiddetto “spalmadebiti” e per altre società continuano ad esserci aiuti di stato a fondo perduto.
Questo dà l’idea di quanto sta a cuore il diritto del cittadino alla cultura e se ci fossero ancora dei dubbi al riguardo basterebbe dare un’occhiata ai progetti di formazione culturale e musicale delle scuole europee di ogni ordine e grado e confrontarli con quelli delle scuole italiane per capire quanto, su questo versante, l’ignoranza di chi ci governa sia diretta conseguenza della dilagante ignoranza di cui soffre il nostro Paese da decenni. Il risultato è che la patria che per cinquecento anni è stata punto di riferimento della musica corale, strumentale ed operistica, è oggi vergognosamente e scandalosamente ridotta ad essere ormai fanalino di coda europeo.

Sentendo parlare certi giornalisti, Nicola Porro de “Il Giornale” è stato l’ultimo, e leggendo la bozza Bondi non si fa accenno alla qualità del nostro lavoro ma solo alla quantità, come se il livello artistico raggiunto in una produzione sia direttamente proporzionale al numero di ore lavorate.
Bene, proviamo per esempio ad applicare lo stesso criterio ai calciatori, dato che si allenano solo due ore al giorno. I calciatori (mezzo di produzione) li giudichiamo dalla prestazione in campo (il prodotto) o dalle ore di allenamento (utilizzo del mezzo di produzione) ? Posso criticare l’utilizzo del mezzo di produzione se riconosco che questo sia causa o dell’usura del mezzo di produzione o della scarsa qualità del prodotto! L’artista del coro o l’artista in genere è contemporaneamente mezzo di produzione e prodotto, se l’uso del mezzo è errato danneggia contemporaneamente il mezzo e il prodotto. Vorrei rammentarvi che stiamo parlando di esseri umani…
E dato che la coesione sociale sta andando a ramengo proviamo anche a rompere le scatole ai giornalisti: diciamo che il vostro lavoro è pagato solo in base agli articoli che scrivete senza considerare le ore dedicate alla ricerca, alle interviste, allo studio, agli appostamenti. Facciamo lo stesso ragionamento che viene applicato a noi: Nicola Porro, per citare il giornalista che pubblicamente afferma che abbiamo un contratto da 70000 euro annui e da 16 ore alla settimana, negli ultimi 10 giorni ha scritto 5 articoli, vale a dire mezzo articolo al giorno. Siccome penso di poter supporre che il suo reddito possa essere non inferiore a 70000 euro, verrebbe facile dire che 8 ore di lavoro al giorno (se le fa…) per scrivere mezzo articolo al giorno a fronte di una retribuzione  di 70000 euro annui (provenienti da soldi pubblici !), sia un costo esageratamente sproporzionato rispetto al prodotto ottenuto.

Sarebbe il caso, quindi, che un ministro si accorgesse della vostra poca produttività, del fatto che una minima parte della popolazione vi legge ma tanto il buon andamento di un giornale si misura dalla tiratura e allora basta produrne di più e distribuirlo gratis… magari sulle scale della metro… Ebbene, questo ragionamento sarebbe quanto di più stupido ed ignorante possa esserci, così come è stupido ed ignorante il ragionamento fatto sul mio lavoro. Se la qualità del lavoro si dovesse misurare in ore, allora si dovrebbe cessare immediatamente di criticare i responsabili delle lungaggini sulla Salerno – Reggio Calabria, i ritardi di Trenitalia, Alitalia, Tirrenia: loro riescono nell’impresa di triplicare, quintuplicare i tempi di lavoro, sono un’autentica risorsa per il Paese!

Ringrazio per la cortese attenzione e colgo l’occasione per porgere cordiali saluti

Alberto Loi – Cagliari

lettera è stata inviata a giornali, testate giornalistiche tv e programmi tv di approfondimento per un totale di oltre 20 invii, nonchè a Nicola Porro stesso


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