Cara ministra Fornero, sono un giovane precario e anche io sono molto preoccupato. Ma non mi dia per questo del terrorista. Sono preoccupato perchè vedo una strana messa in scena, ovverosia vedo schierati, accanto a lei, la grande massa degli imprenditori e i loro giornali. Sono gli stessi che fino ad oggi ci hanno fatto lavorare con contratti ballerini, magari rinnovati di tre mesi in tre mesi, senza diritti e tutele. Ora (ravveduti?!) sostengono, accanto a lei, che abolendo il famoso articolo 18, quello dei licenziamenti facilitati, la vita per noi cambierebbe.
Contro le loro idee e contro di lei vedo invece i sindacati che dovrebbero essere i nostri principali difensori. Non solo la tremenda Camusso, ma anche il mite Bonanni e l'angelico Angeletti. Come è possibile? Un dubbio mi assale: forse gli imprenditori imbrogliano le carte. E infatti Alberto Bombassei, il probabile successore di Emma Marcegaglia, su "Il Foglio" spiega che va bene abolire l'articolo 18, "ma senza costose tutele". Cioè senza darci degni stipendi, ferie e malattie pagate, eccetera.
Ecco perchè sono assai preoccupato. Leggo poi che Carlo Dell'Aringa, noto studioso, spiega su "Europa" che "Il messaggio che passa secondo cui chi è a favore dei giovani è contrario all'articolo 18 e viceversa, è profondamente sbagliato". Lo dice uno studioso che era candidato a prendere il suo posto, cara Fornero, bocciato, dicono le male lingue, dalla Cgil mentre la Cisl aveva bocciato un altro candidato Bruno Manghi che pure viene dalla famiglia Cisl.
Cara ministra, da tutti questi discorsi io non vedo un chiaro avvenire per me e per i miei compagni. Del resto lei non ha mai sostenuto che avverrà un miracolo. Ovverosia che l'instaurazione del famoso "contratto unico" caro a Pietro Ichino, farà scomparire gli attuali oltre 40 contratti che affliggono la nostra condizione. Quella sì sarebbe una bella rivoluzione. Pensi un po' da un giorno all'altro gli atipici con falsi progetti, false partite Iva, falsi stage, si ritrovano lavoratori in pianta stabile! Un esercito di precari, nelle officine, nei centri commerciali, nelle redazioni dei giornali, negli studi di avvocati e architetti, che si ritrovano con ferie garantite, la tredicesima, nonchè con l'assistenza di banche erogatrici di mutui. Insomma un futuro stabile e assicurato. E con salario minimo garantito se per caso restano senza lavoro perchè la loro officina, (o la loro redazione) chiude.
Ma lei questo non lo dice, non dice come e quando. Lei parla di articolo 18. Così io rischio di continuare come prima e magari di vedere mio padre licenziato per semplici e falsi "motivi economici".
Cara ministra, per usare una terminologia cara alla pubblicistica contemporanea, sono io a considerarmi un "pezzo da museo". Mi liberi davvero, se può, senza falsi e inutili scambi. Non voglio tutto e subito. Almeno mi faccia intravvedere un cammino, un orizzonte.
Un precario infelice (lettera inventata ma assai verosimile)