Ammetto che la notizia non poteva cogliermi impreparato. Non doveva. Eppure lo ha fatto. Ti scrivo dopo mesi che l’ho saputo perché il mondo è piccolo e la gente sbraita senza discrezione e puoi tapparti le orecchie quanto vuoi, ma quello che non vuoi sapere lo saprai. E accade comunque. Ammetto che la mia ipotesi peggiore era che i nostri figli ipotetici, nati da compagnie diverse, avessero un giorno giocato assieme e si sarebbero potuti innamorare. E avere quello che non abbiamo avuto noi. Ammetto invece che avrei preferito rimanere solo piuttosto che vederti prendere cura di qualcuno che non avrebbe indicato me come padre e diventarne solamente un parente acquisito. Ammetto che pensavo fossimo un po’ come quelle onde che mi stanno proprio ora di fronte: per chissà quanto tempo stanno a chilometri e chilometri di distanza, poi si avvicinano, si incontrano, si scontrano, si uniscono, vanno fino a riva mano nella mano e si perdono nuovamente nello spazio infinito degli oceani per chissà quanto altro tempo. Ma sempre e comunque si incontrano, scontrano e riuniscono. Invece ti sposi. Pensa che smacco sapere da altre persone che non ha il mio nome ma ha lo stesso colore dei miei occhi. Forse mi sto appellando all’impossibile. Mi arrampico ad uno specchio senza corda di sicurezza, per poi cadere di schiena e rialzarmi a fatica come sempre. Dirai tanti sì davanti ad un interrogatorio. E un gallo canterà tre volte. Chissà che gusto avrà quella torta, che sapore quel brindisi e quelle labbra umide di spumante sigillate da una promessa, che si sfiorano e un po’ assaporano il retrogusto di storie passate. Tra cui la mia con te. Sarà un retrogusto amaro? Sarà dolce per averci messo un anello e non una pietra sopra? Non è poi così rilevante per chi come me osserva tutto questo senza volerne essere partecipe. Ti auguro il meglio fino al secondo primo di quel “sì”. Perché quel meglio credo ancora di essere io. Sono presuntuoso, mi spiace. E dopo quel secondo, la tua felicità non sarà più affar mio. Ma spero tu lo sia. Felice, non affar mio. Forse la cosa più grande che un giorno potrò imparare è amare e lasciare andare. Ma fino ad allora: congratulazioni.
Sono più di dodici righe, so che avrete pazienza :) Playlist aggiornata con un pezzo molto adatto ;) Buon ascolto!