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Letteratura Araba a Torino: Testimonianze e Riflessioni a Carattere Mediterraneo

Creato il 28 maggio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Valentina Di Bennardo 28 maggio 2013Letteratura Araba a Torino: Testimonianze e Riflessioni a Carattere Mediterraneo

Quando si pensa al mondo arabo molti concetti, idee e immagini balzano alla mente: le guerre e le rivoluzioni, le donne velate, i dittatori vecchi e nuovi, una lingua scritta “diversamente” dalla nostra, il couscous e i falafel, le moschee, gli sbarchi a Pantelleria. All’italiano medio viene in mente l’altro, ovvero, il vicino di casa nel quartiere mediterraneo. In un’Italia tesa tra l’emigrazione passata e quella presente, contrastata sul piano dell’immigrazione e dell’integrazione, in un Paese che non ha smesso di fare i conti col proprio passato da emigrato e il proprio presente a “doppio mandato” – in un vortice costituito da cervelli in fuga, una seconda generazione di immigrati e nuovi arrivi – si aprono nuovi scenari letterari e culturali in cui dover intendere l’identità propria e quella dell’altro, ovvero, la nostra complessa identità. Il tutto condito con una generosa manciata di creatività. Lingua Madre è l’area del Salone Internazionale del Libro di Torino dove si assiste allo scambio tra espressioni artistiche lontane nello spazio e nel tempo e all’incrocio tra lingue e culture, esperienze che aiutano a tracciare il difficile scenario internazionale dando vita a ibridazioni affascinanti e creative. Ed è proprio in quest’arena che domenica 19 maggio 2013, il penultimo giorno della manifestazione, sono stati presenti eminenti intellettuali – tra giornalisti e scrittori – che hanno parlato della complessa realtà araba e dell’eloquente e significativa esperienza culturale che oggigiorno ne consegue. Già nei precedenti giorni del Salone erano stati presenti altri illustri intellettuali arabi quali Masal Pas Bagdadi – scrittrice e psicoterapeuta di origine siriana – e Mohammed Al Achaari – già ministro della cultura in Marocco, poeta e romanziere, vincitore dell’Arabic Booker Prize.

Letteratura Araba a Torino: Testimonianze e Riflessioni a Carattere Mediterraneo

Il primo appuntamento domenicale ha gettato luce sul ruolo delle donne durante la famosa primavera araba attraverso le testimonianze di Leena Ben Mhenni (la Tunisian Girl il cui blog è stato un vero e proprio diario della rivolta dei gelsomini), Jamila Hassoune (autrice del libro La libraia di Marrakech, edito da Mesogea) e Joumana Haddad (scrittrice libanese, attivista per i diritti delle donne, di cui Mondadori ha recentemente pubblicato il volume Superman è arabo), un coro esperienziale diretto dalla giornalista Karima Moual de Il Sole 24 Ore. L’incontro si è aperto con la proiezione del filmato Fermenti di Libertà – A due anni da quella primavera realizzato dal Premio per la Cultura Mediterranea – Fondazione Carical che ha curato l’intero appuntamento, introdotto dal presidente Mario Bozzo. Sono state raccontate le esperienze in Tunisia, in Marocco e, infine, in Libano ma di certo in tutt’e tre casi il ruolo femminile nel fermento che ha animato l’area araba è stato evidenziato: le donne hanno organizzato manifestazioni, scioperi e sit-in chiedendo maggiore libertà, democrazia ed eguaglianza fra tutte le parti sociali. Ma i nuovi governi, nati all’indomani delle rivolte, sono stati duri nei confronti delle donne che, così, continuano incessantemente a salvaguardare, da una parte, i propri diritti già acquisiti e dall’altra a sollecitare maggiori garanzie democratiche attraverso anche incentivazioni culturali ed educazionali.

Letteratura Araba a Torino: Testimonianze e Riflessioni a Carattere Mediterraneo

È stato interessante captare l’ardore di queste intellettuali coinvolte nella loro battaglia che ha una forte valenza culturale testimoniata dal valore delle opere che hanno prodotto, tradotte anche in italiano. Lo stesso fervore che è stato espresso da Khaled Fouad Allam (sociologo algerino naturalizzato italiano) che ha tracciato nel secondo appuntamento un’analisi dei giovani all’interno delle medesime rivolte. Dai territori arabi all’Italia: il bel paese visto e raccontato dallo scrittore algerino Amara Lakhous che, su intervista del giornalista Carmine Abate, ha presentato il suo ultimo libro Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario (Edizioni E/O). In Italia dal 1995, lo scrittore si definisce come “un albero che cammina” dal momento che mette le radici in tutti i numerosi posti in cui si trova alla ricerca di storie da raccontare che trovano nelle piazze e nelle vie italiane il loro set naturale. Questa scrittura è assai interessante dal momento che fotografa l’Italia e il suo rapporto con il fenomeno dell’immigrazione: si tratta di un punto di vista “altro” che permette di cogliere molti spunti di riflessione. Appare ben chiaro che noi italiani non abbiamo ancora fatto i conti né con le esperienze passate di emigrazione né con le presenti esperienze di immigrazione. Il romanzo è un giallo divertito, ricco di espedienti creativi, esemplare dell’attuale letteratura di immigrazione.

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Sempre dall’Algeria, intervistato dallo stesso Amara Lakhous, Hamid Grine fa il suo debutto nello scenario della letteratura araba contemporanea nella traduzione in lingua italiana con Camus nel narghilè (Edizioni E/O). Giornalista sportivo, lo scrittore racconta la vita disorientata di un insegnante di letteratura di Algeri che scopre di essere il figlio di Albert Camus. Il protagonista avvierà delle indagini per scoprire la verità che lo condurrà al suo vero genitore. Una storia originale e piena di ironia, incorniciata tra le bellezze di Algeri – città di cui si conosce ben poco. Questo romanzo ripropone la tematica tanto dibattuta del rapporto tra algerini e francesi, colonizzati e colonizzatori proiettando, però, il punto di vista nella contemporaneità verso uno scenario in continua evoluzione, un mondo che sta cambiando troppo velocemente. Leena Ben Mhenni, Joumana Haddad, Jamila Hassoune, Khaled Fouad Allam, Amara Lakhous e Hamid Grine, gli intellettuali protagonisti di questa serie di incontri, sono di certo portatori di nuovi valori mediterranei, ma soprattutto sono testimoni di primavere che invero ancora tardano a venire e di risvegli di un popolo che in realtà è stato sempre all’erta. Ma, allo stesso tempo, inducono il nostro Paese a riflettere sul suo ruolo e sulla sua odierna posizione nel contesto mediterraneo.

 

Fotografie di Valentina Di Bennardo

 

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