Spesso la letteratura araba può spaventare chi non la conosce. Nomi difficili da pronunciare, titoli mal tradotti che volentieri (purtroppo) rimandano all’esotico, temi controversi e sensibili.
Se questi libri però li trovassimo in biblioteca, ci sembrerebbero più familiari? Il nostro occhio di lettori si abituerebbe a leggere nomi arabi e comincerebbe a considerare questi libri come dei libri “normali” (prendete questo aggettivo con le dovute cautele)?
La riflessione nasce dalla lettura dell’ intervento “Biblioteche pubbliche: la sfida multiculturale”, scritto dall’arabista e traduttrice Elisabetta Bartuli in occasione del 49° Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Biblioteche. Bartuli, ben 10 anni fa, sottolineava la necessità, per le biblioteche italiane, di fornirsi di testi di letteratura araba accanto ai testi in lingua originale rivolti alle comunità migranti.
Dieci anni dopo cosa è cambiato? In che stato versa la letteratura araba nelle biblioteche italiane ? Vi fornirò un paio di esempi l’uno diverso dall’altro, di cui uno personale e due che mi sono stati riferiti da lettori del blog.
Qualche tempo fa, per un anno intero, con l’Associazione Arabismo abbiamo organizzato le presentazioni di libri all’interno del BiblioCaffè Letterario di via Ostiense a Roma. Il BiblioCaffè è in sostanza una delle biblioteche del circuito delle biblioteche pubbliche romane che si trova all’interno del più famoso Caffè Letterario. Alla fine di ogni presentazione eravamo soliti donare il libro presentato (e firmato dall’autore) alle responsabili della biblioteca, che erano sempre non sono molto disponibili, ma anche curiose e attente verso questo mondo e verso la sua letteratura. Quella di “Arabismo al Caffè” è stata un’esperienza molto interessante dal punto di vista umano e professionale (anche se organizzare una presentazione ogni mese può essere stancante!) e mi piace pensare che i libri donati siano, da allora, passati tra le mani dei frequentatori del BiblioCaffè.
Meno positiva è stata l’esperienza di una lettrice di Bari, che mi ha detto quanto funzioni male il sistema bibliotecario della sua città, al punto da preferire di acquistare i libri online piuttosto che ordinarli in una delle biblioteche cittadine. Coraggioso è stato invece un lettore della provincia di Varese che ha chiesto al bibliotecario comunale di acquistare una serie di libri di letteratura araba e saggistica sull’argomento mondo arabo&co. L’esperimento ha funzionato e pare che abbia ottenuto un certo successo tra gli avventori della biblioteca.
Sono sicura che chiunque frequenti più o meno assiduamente le biblioteche italiane abbia una storia da raccontare. Quello che mi preme capire però è: quanta letteratura araba c’è nelle biblioteche che frequentate, cari lettori?
E qui mi rivolgo non solo agli “esperti” arabisti di cui parla Bartuli nel suo intervento, ma anche ai tanti lettori del blog che non sono specialisti del settore.
Fate un giro di perlustrazione nella vostra biblioteca di riferimento e spulciate con attenzione i libri sugli scaffali.
C’è la letteratura araba?
Da quali autori è rappresentata?
A che data risalgono i libri (ovvero: c’è solo Nagib Mahfouz o anche qualcosa di più recente)?
Se i libri ci sono, sono ben visibili?
Sotto quale etichetta sono stati catalogati?
In quale settore si trovano?
La biblioteca organizza eventi culturali per promuovere la lettura di questi testi?
Poi tornate a casa e chiedetevi se non sia il caso di intervenire più direttamente. Ad esempio, provando a compilare una lista di libri (narrativa/poesia, ma anche saggistica politica) che secondo voi il vostro bibliotecario dovrebbe acquistare. Provate a proporgli la vostra lista, motivandogli le vostre scelte. Qualche suggerimento di lettura lo trovate sul mio blog, ma naturalmente non solo: cercate anche qui e qui, ad esempio.
Naturalmente sono a disposizione per chiunque voglia un aiuto/suggerimento per la compilazione di una qualsivoglia lista di libri. Commenti a questo post sono più che benvenuti. Anche le email con cui mi comunicate il vostro successo con il bibliotecario/eventuale insuccesso (spero di no)/situazione in cui avete trovato la vostra biblioteca.
Insomma, rimbocchiamoci le maniche, mettiamoci in rete e proviamo a realizzare in parte quel “piccolo progetto” di cui Bartuli parla nel suo intervento.
Magari il prossimo nuovo “fan” della letteratura araba potrebbe dovere a voi (e al bibliotecario) la scoperta della sua nuova passione!
(Chiara Comito)