Leggo I Miserabili per strada.
Li porto con me su un ebook reader e li leggo tra una salita e una discesa dall'autobus, nell'attesa che qualcuno arrivi. Attraversano con me la strada, la città, verranno in viaggio. Come un qualsiasi altro libro, ma senza l'indifferenza tra l'uno e l'altro, si insediano in tutti gli angolio morti, fanno da collante in un periodo in cui tutto sembra centrifugo.
Ricorderò, di questi giorni, l'ansia per Cosette, i tormenti di Jean Valejan e un piede pestato per sbaglio per aver chiuso troppo tardi il mio reader. Ricorderò quella sbarra di scorrimento che va avanti troppo lenta e insieme la mia voracità, che invece divora tutto questo spazio vuoto tra un'azione e l'altra a cui attribuisco un senso.
Non pesano, così, I miserabili, per arrivare alla fine ci metterò qualche giorno in più di quelli necessari a completare un libro più breve, ma chissà quanto meno denso. Il volume si fa tempo e il tempo acquista significato.
La letteratura si inserisce negli interstizi della mia vita, si fa più effimera e leggera, anche quando con curiosità vado frugando, in libreria, a che punto sono arrivato, quanto spazio mi rimane ancora da esplorare e quanto mondo da leggere davanti a me.
Sembra non esserci più tempo per la letteratura, ci annego dentro.