Ora esco sennò Mario mi uccide.
Stiamo prendendo un sacco d’acqua. MA TANTA. Siamo passati però sotto un teatro che si chiama Teatro di Magia. Ti ho pensata.
Ho deciso che voglio farti arrivare un fiore: devo organizzare qualcosa con Fabiana.
Mi ci fai capire così poco di quello che fai che devo trovare alleati anche solo per farti arrivare un fiore.
C’è una parte del centro che si chiama città vecchia, ed è bellissima. È piena di localini sparsi in una miriade di vicoli che si intrecciano tanto da somigliare ad un piccolo labirinto.
La sai una cosa? Qui non usano l’ombrello. Diluvia e loro passeggiano e chiacchierano come se niente fosse. TUTTI. Tu immagina comitive di persone, chi seduto sul muretto, chi su una panchina, chi poggiato ad un palo o su un motorino, che parlano così, sotto il diluvio, come se stessero in spiaggia al mare.
La cosa più strana è che alle ragazze non si bagnano i capelli. Bah!
Sono tornato dalla doccia, tra l’altro cosi bollente da rimettermi al mondo, e ho trovato il Niño che ascolta Me Dicen Cuba.
Qui l’autunno è già parecchio avanti. Credo sia la mia stagione preferita. Poi il contrasto tra il freddo che fa e il caldo dei colori che invece dietro si porta mi resta proprio magnetico. Quanto è perfettamente strana la natura certe volte èh?
Eri proprio carina ieri. Conto le volte che vai a metterti il profumo, sai? È cosi buono!
I rumeni parlano strano e nei suoni la loro lingua somiglia all’italiano… Mi ha fatto pensare a te. Spesso non ti capisco.
Ieri ti stavi lamentando perché ti avevo smontato la cipolla e io avevo capito che mi avessi poi detto:
Adesso mi aiuti a sistemarla! Cosi io ho risposto:
Va bene, se mi spieghi come si fa ti aiuto… e tu hai risposto NO e te ne sei andata! È chiaro che qualcosa di quello che mi avevi detto prima mi è arrivato distorto. Mi fai sorridere. Mi piace.
Però ora mi metto a dormire che tra Barrio, chiacchierata con te, nascita di Lorenzo e viaggio oggi ho dormito praticamente nulla.
BUONANOTTE!
Mammamao sto gelando!
Camminiamo per la città e io non riesco neanche ad alzare la testa. Che vuoi vedere così…
Lo soffro tanto il freddo e sta volta non sono proprio venuto attrezzato. C’è un vento fortissimo; mi taglia il viso.
Le strade sono vuote. C’è un gran silenzio, ovunque. Se guardi bene riesci a vedere il vento che si arrotola e porta su le foglie. Quelle poche persone che si incontrano sono tutte vestite di scuro, gli uomini hanno il giacchetto di pelle, le donne portano una specie di pelliccia lunga. Le notti saranno anche occidentali ormai, ma i giorni sanno ancora di comunismo. Almeno cosi è oggi, cosi io vedo.
Mi fa sempre effetto il silenzio che si trova nelle città quando si va verso la Russia. Mi ricordo di una volta a Budapest dove, nonostante una festa per bambini in piazza, il rumore più forte restava quello dei tacchi di una ragazza che passava nella via di fianco o di una volta che, passeggiando per Bratislava, sono entrato in un cimitero convinto fosse un parco. Ecco, ci trovi il silenzio che da noi è solo dei cimiteri.
Una cosa che mi chiedo sempre è: ma cos’è che ha portato l’uomo a migrare da queste parti? Cioè, è chiaro che il clima qui ci è ostile, e ora le cose sono molto più semplici, ma migliaia di anni fa come diavolo facevano? E soprattutto, perché costringersi a sopportare? Boh!
Ma a noi che importa… Tu sei del sud e il sud è il mio posto preferito. Affar loro.
C’è una chiesa Russa qui, ho una gran voglia di vederla ma non riesco a trovarla. Provo a fermare qualcuno.
C’è una ragazza con le cuffiette che balla danza classica.
No vabbè, ci ha fermato un pazzo vecchio in scoppoletta con la sua Renault 5 del dopo guerra bloccata sulla via del Palazzo del Popolo e ci è toccato anche spingerlo. Che storie.
Nessuno la conosce ‘sta chiesa, incredibile. Se vaghiamo la troviamo, ne sono sicuro; è sempre cosi.
Trovata! Le facciate esterne sono in ristrutturazione. PORCODDUE. Vabbè, pace…
Dentro c’è un matrimonio ortodosso.
Che belli i vestiti da sposa! Uomini e donne, quando si stanno vicino, sono qualcosa di straordinario. Non somiglia alle nostre cerimonie. I tempi sono lenti, l’atmosfera è quieta, ma l’aria allegra. Gioia si, ma intima. Belli!
Probabilmente è perché sono vestito diverso, ma il ragazzo che gira il video mi è venuto a riprendere. Ora siamo pari. Loro mi hanno regalato una storia e io un viso straniero per il loro filmino di matrimonio.
Io la foto me l’ero immaginata strafica, proprio qui, sotto la chiesa Russa, tutta colorata… Ma niente macchinetta, niente colori e soprattutto chiesa in ristrutturazione. Quindi cosi, come finiscono sempre col succedermi le cose: per caso.
Non è colorata; è grigia, lenta e sola. Ma bella! Proprio come Bucarest.
“Aveva quella bellezza di cui solo i vinti sono capaci. E la limpidezza delle cose deboli. E la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto.”
Ho la faccia bruciata dal freddo, Qui non mi salva neanche la barba. Mario ha un’illuminazione: cioccolata calda!
Io non l’avevo mai fatta una cosa del genere… Scrivere ad una donna dei miei viaggi. È carino e l’idea mi fa sorridere, solo che malinconia. Mi tiene costantemente con la testa a te e non è il massimo per uno che sta a mezza Europa di distanza. Chissà che stai facendo…
In ‘sta sala da tè ci sono due fidanzati troppo carini. Hanno la teiera di fronte, lei un gomito su un libro, in una mano una penna e con l’altra tiene quella di lui. Discutono di un qualcosa che hanno sul PC, davanti una vetrata grande che si affaccia sulla via principale di Bucarest. Si guardano. Sorridono. Che splendore.
Hanno un quaderno e lei fa scrivere a lui qualcosa… I fogli sono color crema e la penna è blu! Buongustai.
Sto cercando una cartellina dove metterti i fogli e non la trovo. Non si trova niente in ‘sta cavolo di Romania. Fa un freddo porco. Sto congelando.
Mannaggia la miseria Federì sto congelando e questi non vendono cartelline!
Mah, come diavolo si dirà cartellina in rumeno?
Vabbè, ho trovato uno schifo quaderno. Mi farà meno figo ma almeno non si stropiccerà tutto.
Fumano nei ristoranti. CHE PUZZA!
Camminiamo moltissimo. Sono proprio stanco. Ma che gioia mi da passeggiare per il mondo.
Chissà che sarei stato se non mi fossi incontrato con i viaggi. A te piacciono? Ma si… sei troppo dinamica per non apprezzarli. ALWAYS MOVING! Come farai mai.
Le docce qui non servono per lavarsi, ma per rimettere in moto le funzioni vitali.
Finalmente letto. Sono al buio con solo l’abat-jour accesa, e ti scrivo. Ma quanto è romantico?!
Chissà che meraviglia è stato scrivere per i viaggiatori e i poeti di un tempo.
Me li immagino li, per il mondo, a scriver d’amore con l’inchiostro di china, su fogli di grana grossa, di quelli che li senti quando te li passi per le dita, illuminati da una lampada ad olio… Meraviglia.
Gli invidio sempre le stelle. Che uno può effettivamente dire siano le stesse, ma oggi con tutte queste luci chi riesce più a vederle.
Mi sono accorto ora che questo è l’ultimo foglio che ho. Anzi, ora che ho guardato bene mi sono reso conto che quello di prima era l’ultimo foglio, questo era quello che volevo tenere per scriverci il titolo. Mi sono fatto prendere la mano.
Quindi ti saluto. È stato particolare. Bello! Come sempre… Come tutto quello che mi capita con te.
Ci vediamo a Roma
TI ABBRACCIO
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