Magazine Pari Opportunità

Lettere a Primo Levi: Le stelle mandano a dire

Da Leragazze

Caro Primo,

tra una settimana esatta è Natale. Tempo di "tu scendi dalle stelle..." ma siamo sicuri che dal cosmo arrivino solo messaggi rassicuranti? Come modo un poʼ diverso di prepararsi a queste giornate piene di comete e sfondi stellati di cartone, estraggo ampi stralci - oddìo il linguaggio giornalistico di default - delle tue Notizie dalle stelle.

Ora il cielo che pende sopra il nostro capo non è più domestico. Si fa sempre più intricato, imprevisto, violento e strano; il suo mistero cresce invece di ridursi, ogni scoperta, ogni risposta alle vecchie domande, fa nascere miriadi di domande nuove. Copernico e Galileo avevano sbalzato lʼumanità dal centro del creato: non era stato che un trasloco, da cui pure molti si erano sentiti destituiti e umiliati. Oggi ci accorgiamo di ben altro: che la fantasia dellʼartefice dellʼuniverso non ha i nostri confini, anzi non ha confini, e sconfinato diventa anche il nostro stupore. Non solo non siamo il centro del cosmo, ma ne siamo estranei: siamo una singolarità. È strano lʼuniverso per noi, noi siamo strani nellʼuniverso. Generazioni di amanti e di poeti avevano guardato alle stelle con confidenza, come a visi famigliari: erano simboli amici, rassicuranti, dispensatori di destini, immancabili nella poesia popolare ed in quella sublime; con la parola "stelle" Dante aveva terminato le tre cantiche del suo poema. Le stelle dʼoggi, visibili ed invisibili, hanno mutato natura. Sono fornaci atomiche. Non ci trasmettono messaggi di pace né di poesia, bensì altri messaggi, ponderosi ed inquietanti, decifrabili da pochi iniziati, controversi, alieni. [...] Non è ancora nato, e forse non nascerà mai, il poeta-scienziato capace di estrarre armonia da questo oscuro groviglio, di renderlo compatibile, confrontabile, assimilabile alla nostra cultura tradizionale ed allʼesperienza dei nostri poveri cinque sensi fatti per guidarci entro gli orizzonti terrestri. Queste notizie dal cielo sono una sfida alla nostra ragione.

È una sfida da accettare. La nostra nobiltà di fuscelli pensanti ce lo impone: forse il cielo non farà più parte del nostro patrimonio poetico, ma sarà, anzi è già, nutrimento vitale per il pensiero. È possibile che il nostro cervello sia un unicum nellʼuniverso: non lo sappiamo, né probabilmente lo sapremo mai, ma sappiamo già fin dʼora che è un oggetto più complesso, più difficile a descriversi, che una stella o un pianeta. Non neghiamogli lʼalimento, non cediamo al panico dell'ignoto.

Il fatto che tu infine abbia ceduto rende ancora più significative le tue parole. È segno che la sfida era reale, non un passatempo per intellettualoidi. E ora che, forse, chissà, sei "tornato" platonicamente alle stelle, mandaci qualche buon influsso, dʼacòrdi? Auguri a tutti... lassù e quaggiù.

Tuo d


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :