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Lettere a Primo Levi: Leopardi contro Leopardi

Creato il 08 gennaio 2012 da Leragazze

Lettere a Primo Levi: Leopardi contro LeopardiCaro Primo,

se mi è sempre sembrata un poʼ insolita la tua predilezione per Alessandro Manzoni, altrettanto sorprendente è la poca attenzione che dedichi allʼopera di Giacomo Leopardi. O anzi, la poca attenzione che sembri dedicargli, perché il sospetto è che la sua nominale assenza corrisponda a una onnipervasiva presenza.

Paradosso nel paradosso, lʼunico saggio sul Recanatese contenuto nella tua raccolta Lʼaltrui mestiere serve per dargli contro! Tanto per cominciare, il saggio è ingannevole fin dal titolo: “Le più liete creature del mondo”, preso paro-paro dalle Operette morali; ma poi affili le armi per dimostrare scientificamente che gli uccelli NON sono affatto le più liete creature del mondo.

Sono pagine limpide e ferme, valide in ogni tempo, la cui forza viene dal confronto costante, ma inespresso, con la miseria della condizione umana, con la nostra essenziale mancanza di libertà simboleggiata dal nostro gravare sulla terra. Tuttavia ci si può porre la domanda di come Leopardi le avrebbe scritte se, invece di fondarsi sul Buffon [non Gigi, ndr], e di limitarsi agli uccelli di cui ascoltava il canto nelle lunghe sere del suo borgo, avesse letto ad esempio i libri di Konrad Lorenz ed avesse esteso la sua attenzione ad altre specie di uccelli.

Ad esempio, riguardo al loro canto…

… gli etologi ci spiegano che esso, specialmente se solitario e melodico (e quindi a noi più gradito), ha un significato ben preciso, di difesa territoriale e di ammonimento a possibili rivali o invasori.

[…] Con queste osservazioni riduttive non ho affatto cercato di dimostrare che lʼammirazione per gli uccelli non sia giustificata. Lo è pienamente, anche se si accettano le spiegazioni che gli scienziati (non senza polemiche fra loro) ci vanno fornendo: anzi, soprattutto se le si accettano; ma si sposta su virtù diverse e più sottili.

Torna in mente una delle tue ultime opere, lʼintervista immaginaria a un gabbiano. Uno di quei volatili marini moderni che dalle coste risalgono i fiumi e vengono a insediarsi nelle città, nutrendosi perlopiù di rifiuti. Il gabbiano di Chivasso, per lʼappunto; il quale afferma:

Rifiuti, sì. È poco dignitoso, ma redditizio. Finirà che anchʼio ruberò il mestiere alle cornacchie e mi abituerò a mangiare carogne, ossi male spolpati, o addirittura diventerò vegetariano. A questo mondo chi non si sa adattare soccombe […]

GIORNALISTA – Signore, lei mi pare troppo pessimista. […] Del resto, si consoli: anche fra noi uomini ci sono quelli che saprebbero volare e nuotare, ma che invece, per mala sorte o per poco coraggio, girano per gli immondezzai a raccogliere sudiciume. Bisognerà dare a loro, ed a voi, lʼoccasione di restaurare la loro dignità. La prego, non dimentichi il mare.

“Operette morali” erano quelle di Leopardi. “Operette morali” sono i tuoi racconti e saggi. Fiabe moderne, raccontini di fantascienza, dialoghi contro-socratici, ironici studi scientifici, biografie inventate, rielaborazioni di antiche leggende… il cui valore morale consiste esattamente nello sradicare la morale comune.

Tuo d



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