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Lettere al serial killer: canne e salmoni

Creato il 21 luglio 2013 da Paolo Franchini

Adescabile Greg,

sono Mattiko Agloo da Tok, Alaska.

Al mio socio di pesca, Katzo Migloo, è saltata la mattana al naso. Non lo sopporto più, con quegli occhi grigiastri e anemici, con tutte quelle vene violacee sul naso a patata del Vermont.

Da qualche settimana, quando si va a salmoni, Katzo tiene la canna con un tremito, ricarica l’amo con la mano a ventaglio e continua a rivolgersi al fiume in piena, emettendo un becero “Uhegheuhe”.

E i salmoni inarcano i poderosi dorsi, emettono un pernacchio nella corrente e la risalgono, ridendosela.

Katzo non ha più il magnifico sangue freddo di una volta.

Prima Katzo ficcava il salmone nella cassetta che tiene sotto il sedere. Adesso, con licenza parlando, ficca il salmone nel sedere. E capita che il sedere non sia sempre il suo.

Non è il modo, Katzo.

Stiamo diventando la barzelletta di tutta l’Alaska e gli orsi ci sfiorano emettendo un becero “Uhegheuhe”.

Orsi, brutta razza.

Come i pappagalli.

Attendo un tuo consiglio,

Mattiko Agloo

 

Caro Mattiko pescatore,

una volta ho eliminato un tizio che si faceva chiamare Millesardine. Scamiciato, scalzo, barba lunga e fiato fetente, se la tirava sgranando gli occhi arrugginiti dalla salsedine. Lo feci fuori a colpi di tonno, nel porticciolo di San Josè dell’Onde. Ricordi di gioventù.

Venendo a Katzo, mi risulta simpatico.

Gli lascerei ancora un paio di possibilità. Al terzo “Uhegheuhe, entra in azione. Prendi un grosso vasetto di miele e ficcaglielo nel posto dove gli è venuta la mania di riporre i salmoni. Poi chiama un orso, a caso. Ma non sarà un bel caso, per Katzo.

Carezzami le scaglie del pesce grosso,

Greg

 

Questa rubrica è ideata e curata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.


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