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Lettere al serial killer: i proverbi secondo Greg e Art

Creato il 23 febbraio 2014 da Paolo Franchini

Nella loro quotidiana confidenziale frequentazione, fecondati dal chiaroscuro più scuro che chiaro della confortevole cella, Greg e Art trovano il modo di coniare qualche proverbio, riqualificandolo nell’alveo di due vite: una da primino del noir, l’altra da secondino del grey.

E a volte, la noiosa ripetitività della incalzante corrispondenza, lascia spazio alla creatività della cultura tradizionale delle classi subalterne.

Dietro le sbarre, fiorisce la rivalutazione romantica della saggezza assassina.

Quella dei proverbio è un Arte, o forse ancor più un Art.

Massima dopo massima, Greg e il suo volontario complice riscoprono il mito, quando i villani erano più furbi dei re e le donne volavano sulle scope.

“Morto Abele, Caino arrossisce. Ma intanto Abele è morto”.

“Anche al diavolo si accende a volte una candela. E se vuoi fargli uno scherzetto, un candelotto”.

“Fare un buco nell’acqua è più difficile che fare un buco nel cranio”.

“L’adulatore ha il miele in bocca. Finito il miele, infilaci l’arnia”.

“D’agosto, moglie mia non ti conosco. Dopo un buon trattamento con il vetriolo”.

“Fai agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.

“Ambasciator non porta pene, se hai lavorato bene col rasoio”.

“L’amore è cieco. Soprattutto quando le hai cavato precauzionalmente gli occhi”.

“L’appetito vien trucidando”.

“Impala l’Art e mettilo da part” (autoironica).

“Meglio un asino vivo che un dottore morto. Nel dubbio, ammazza anche l’asino”.

“Uomo avvisato, è mezzo salvato. Allora, al massimo, mezzo avvisato”.

“Il barbiere impara a radere sul mento dei pazzi. Incidendo a sprazzi”.

“A lume spento è pari ogni bellezza. Provalo nella bara”.

“O mangia questa finestra, o salta dalla minestra”.

“Essere in una botte di ferro. Morta per le botte”.

“Cadere dalla padella alla brace, col killer verace”.

“Campa cavallo, se a Greg aggrada”.


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