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Lettere al serial killer: l’albatro assassino

Creato il 28 luglio 2013 da Paolo Franchini

Nota importante: questa rubrica si prende qualche settimana di ferie, più che altro perché anche Greg – a furia di stare al fresco – ha bisogno di qualche giorno al caldo… Per le sue ossa che scricchiolano e non solo. Andrà a riposarsi ai Tropici, ma quattro guardie armate fino ai denti lo terranno d’occhio giorno e notte, non abbiate paura. L’appuntamento è per settembre, quindi… Sempre che Greg non riesca a tagliare la corda. E la gola ai quattro secondini, ovviamente.

Bestiale Greg,

ti ritengo l’unica persona degna di informazioni dettagliate sul mio BoubleJeff, l’albatro urlatore assassino che adottai, sette anni fa, nell’Antartide, dove vendevo binocoli per osservare le migrazioni verticali.

Che poi non rendevano l’immagine, risultando il più delle migrazioni orizzontali.

Quando lo misi nel palmo della mia mano, BoubleJeff volle esprimermi riconoscenza, deponendo una cagatina che era forse l’anima di un marinaio morto. Poi si addormentò.

Oggi il mio albatro ha un’apertura alare di 4 metri e i cristalli di casa sono andati a farsi fottere. Come i vicini, del resto. Con il suo becco forte, dall’estremità uncinata, il mio aliante di mare afferra le sue prede con una mirabile tecnica. Lui ama cacciare di notte e grazie alle sue narici tubolari sviluppate localizza il cibo a distanza, pedinandone l’odore.

Ad oggi, BoubleJeff si è pappato Budby la guardia notturna, Bristol l’ubriacone della mezzanotte, July la prostituta delle ore piccole (e delle marchette grandi) e Drogo, il sonnambulo della porta accanto. Ma da otto settimane mi è caduto in depressione, giacché gli manca un’amica.

Gli andrebbe bene di tutto, della famiglia dei Procellaridi. Un’ossifraga, una puffina, una sguaiata petrella.

E’ vittima di incubi raggelanti, dove il suo elegante volo planato si squaglia sui rostri di una cavolo di rompighiaccio. Un albatro depresso è una vera maledizione, Greg.

Che fare?

Judd Humhumble

Straordinario Judd,

potresti spiegare a BoubleJeff, che mi sembra un volatile svelto di comprendonio, come funziona la ricetta dell’albatro alla California. E’ un piatto gustoso ma non troppo facile a digerirsi, soprattutto per gli albatri.

Burro, farina bianca, cipolla, noce moscata e chiodi di garofano. Un mezzo bicchiere di panna, alla fine della cottura, sgrassa il sugo residuo. Sono certo che il tuo aliante di mare troverà, di botto, il buon umore.

E soprattutto le motivazioni.

Se poi userà di mala voglia il suo becco ad uncino, rammentagli che se gli iceberg più giganteschi si staccano dall’Antartide, le sberle più grandiose, come fossero milioni di metri cubi di ghiaccio, si staccano dalle braccia del vecchio Judd, quando è incazzato.

Greg

P.S.: Conoscevo, nel ventre più remoto dell’Oklahoma, una puffina niente male. E se gli recisi i tendini, fu solo per un ingenuo gioco di intrattenimento. Era dei Porcellaridi, la birichina.

Questa rubrica è ideata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.

 


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