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Lettere al serial killer: pigiama di flanella

Creato il 03 marzo 2013 da Paolo Franchini

Palpabile Greg,

nel mio cottage di legno,nella boscaglia ad ovest di Hydesville, nello Stato di New York, la vita è diventata impossibile.

Questa notte mia moglie Ginette è scoppiata di paura dentro il suo pigiama di flanella rosa, non tanto per i soliti rumori dall’abbaino – colpi ritmati, mormorii tossicchianti e strascichii di trapassati – quanto per la sarabanda che è successa giù in tinello, dove, una volta scesi con una lama fredda della paura infilata nella schiena fino alle chiappe, abbiamo trovato l’impensabile: i mobili in posizione diversa, la porta del frigo sbarrata, con le polpette di Ginette appese, con delle cordine rosse, alle imposte , e il nostro cane Kit, con le mie pantofole scozzesi infilate alle zampe  posteriori, francobollato al soffitto. Cercava di abbaiare, il fedele Kit, ma dalla bocca gli uscivano solo bolle di sapone, contrariandolo non poco.

Caro Greg, mi ricordo di aver letto, mesi fa, in una tua bellissima intervista dal carcere, una considerazione incoraggiante : “Un buon killer vive di concretezze. Ogni elemento, in natura, è annientabile. Ma anche quando viene minacciata la stabilità del reale, e ci si avventura in territori diversi da quelli perlustrati dagli uomini, il buon killer trova la giusta via dell’azione. Ecco perchè la popolarità della mia Ghost Story è tracimata ovunque. Per un solo motivo: alla faccia dello spiritismo e delle architetture astratte, il fantasma di Donalda Woodroof l’ho ammazzato con una normalissima mazza da baseball, e lei, presumibilmente, è rimorta”.

Caro Greg,

indicami la strada per contrastare le intimazioni dall’Aldilà. Te lo chiedo soprattutto a nome del mio cane Kit, che ha sempre detestato le pantofole scozzesi.

Algar Lee

 

Terrorizzato Algar,

non vorrei che tutti questi fenomeni,sospesi fra le zaffate di zolfo del mondo dei morti e le zaffate dai pigiami di flanella del mondo dei vivi, ti obbligassero a mangiare polpette, prendendole con la forchetta dalle imposte di casa.

Questo non si fa.

Una notte delle prossime, quando il lampadario del tinello comincerà a roteare, come le palle della guardia Zorban quando le infilo le zecche della cella nella patta dei pantaloni, tu prendi coraggio a tutto cuore, vedi di respirare profondo tre volte, e scendi le scale impugnando una mazza, o un mattarello, o un solido randello, insomma quello che di meglio hai in casa. Di solito, il fantasma tende a lasciare una sorta di evanescente siero sul pavimento. Direi un filamento fosforescente, una specie di forfora miscelata ad acquerugiola.

Tu segui la scia, e colpisci forte, a mezza altezza.

Senza demordere, almeno una decina di volte. Sono certo che sentirai un ‘Pok’ secco, e poi subito un grande silenzio. Alcuni studiosi negano la possibilità di dominare il soprannaturale. Ma anche i corpi che sfuggono alla nostra sfera
cognitiva, sicuri della nostra non azione, una volta colpiti si accartocciano, sospirando e spirando.

Abbi fiducia, nel metodo scientifico della mazza, smarrito Algar. C’è una legge universale: a ogni colpo, risponde un tonfo.

Greg

 

Questa rubrica è ideata e curata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.


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