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Lettere al serial killer: prima e doping

Creato il 17 novembre 2013 da Paolo Franchini

Lettere al serial killer: prima e dopingMolestante Greg,

già a dodici anni il mio corpo di bambina iniziò a trasformarsi vertiginosamente.

Il mio allenatore, Archie Flessione, continuava a propinarmi compresse, di proteine e vitamine, a sentir lui. Quando stabilii il nuovo record della Florida , nei 100 metri farfalla, Archie si gettò in piscina, strizzandomi le chiappe per la gioia.

E forse anche per altro.

Nell’arco di un anno, presi dieci chili di peso, undici chili se ci ripenso. Ne avevo fin sopra i capelli delle sfibranti sedute di stimolazione elettrica dei muscoli. E delle sfilze di iniezioni.

Archie Flessione mi stava ingozzando di procaina e cortisone. Un allevatore di oche all’ingrasso, più che un allenatore gradasso. Poi, un esame antidoping sparò fuori una sventagliata di steroidi, procurandomi una squalifica, più o meno lunga come i tuoi tot ergastoli.

Gridava, ah se gridava, quando l’ho annegato nel liquame della porcilaia di zio Hall. Gridava, il bastardo, pensando di meritare di crepare dentro la magnificenza di una piscina.

“Con le vittorie nel nuoto, la tua vita sarà molto più facile”.

Jenna

 

Sfarfallata Jenna,

con Delma, eravamo bambini, ma già sapevamo di sport. E ci si toccava nei pratoni, raccontandocela con toni di eroica impresa.

Poi a lei venne la brutta idea di spegnermi la fiaccola, mentre ci figuravamo le Olimpiadi.

C’è comunque un senso, se decidiamo di sopprimere le nostre più care amiche, fin dall’adolescenza. Quel giorno, dopo averla tempestata di calci mortali , mi restò un problema. A chi cavolo potevo consegnare la fiaccola, per continuare la corsa?

Greg

 

Questa rubrica è ideata e curata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.


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