Magazine Italiani nel Mondo
30 dicembre 2010
La tempesta è ormai in corso d'opera, ma ho avuto giusto il tempo di entrare al caldo della mia casa ed ora non mi può dare fastidio. Sentirla, invece, è incantevole. Tra lo scoppiettare di lapilli incandescenti nel camino, mi ritrovo qui a scrivere quello che con ogni probabilità sarà l'ultimo intervento del 2010. Sarà un anno che mi mancherà davvero, dei cui souvenirs non mi stancherò mai. Alcuni di essi però risultano scheggiati. Erano forse troppi e avevo le mani piene per raccattarli tutti al volo, così ho dovuto chinarmi a raccogliere quelli caduti. Rovinati un pochino forse, ma non compromessi.
Attratto per un attimo dall'aroma fruttaceo che ne fuoriesce, mi fermo a guardare il bicchiere di cristallo sul tavolino. Il vino rosso al suo interno è ormai prossimo a finire, e posso vedere il segno delle mie labbra disegnate perfettamente sulla sommità del calice. È ormai un pezzo che è lì così, ma nonostante questo continua ad emettere profumo come se fosse appena stato versato. Tante cose non perdono il gusto neanche dopo un'eternità. Mantengono il suo fascino, come il buon vino del resto.
Forse prima ho esagerato, non è vero che il vino sia poi quasi finito. Il bicchiere è mezzo pieno. Anzi no, mezzo vuoto. Dove sta la differenza? Beh forse non ce n'è, ma definirlo mezzo pieno per me significa accontentarsi di quello che c'è all'interno. E prendere il vizio di accontentarsi è quanto di più sbagliato si possa fare. Il bicchiere mezzo vuoto va reso pieno di un'infinità di piccole cose, di gocce. Di quello mezzo pieno invece finiamo troppe volte per accontentarci.
L'orologio segna la una di notte, non è poi tanto tardi. Ma è giunto il tempo di prendermi un attimo da dedicare a me, per leggere quello che scrivo di fretta nella mia vita. La nostra vita è un grande libro, e come spesso accade quando scriviamo, alla fine dell'opera torniamo indietro per ricontrollare gli errori. Mentre rileggiamo il prodotto, ci accorgiamo di quante cose vorremmo cambiare. Perciò a volte è meglio lasciare tutto così, senza passarci un'altra volta. Gli scarabocchi fatti al momento e gli errori commessi, la renderanno unica.
Prima di lasciarvi, voglio agiungere un'ultima cosa. Poco fa mi è capitato di vedere una coppia camminare mano nella mano. Nell'immensa semplicità di questo gesto, credo venga contenuto quanto di più grande si possa immaginare. Quel grazioso intrecciarsi di mani e dita, è la porta d'accesso per quel mondo dei sogni di cui inizio a sentirne la mancanza. Ma son solo lettere che cadono nel buio.
Matteo.
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