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Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

Da Enricobo2

Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

Il sim di Wat Xieng Thong

Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

Monaci

Luang Prabang, piccola città magica. Difficile da definire e da descrivere. Anche qui nessuna cosa davvero eclatante od unica, eppure uno dei luoghi più fascinosi del sudest asiatico. Un posto unico e senza tempo dove ti puoi inebriare dei profumi del frangipane mescolato a quello del caffè fresco. Non sai perché, ma di qui non vorresti partire mai. Una ragazza che viaggia da sola, con un enorme zaino nero, mi dice, " Volevo stare un paio di giorni, è una settimana che sono qui e non ho voglia di andarmene". Nel verde chiaro degli alberi, mille macchie di colore, le bouganvillee delle case coloniali bianche, i fiori arancio degli alberi che crescono nei cento templi a fare a gara con le tuniche abbacinanti dei monaci. L'oro dei frontoni, mescolati ai verdi e ai gialli o al rosso vivo delle pareti. I lunghi muriccioli bianchi bordati di oro e di specchietti colorati a cornice di ogni tempio scandiscono gli spazi con un ordine mentale che pervade tutto. L'assenza di traffico, i lungofiume cosparsi di piccoli locali straboccanti di frutti che ammiccano, l'acqua del Mekong che dall'alto sembra addirittura azzurra, così calma, così lenta nel suo andare a sud. Entri nel Wat Xieng Thong, il grande monastero sulla punta della penisola e sei subito avvolto dalla bellezza. 

Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

Standing Buddha

Nei vasti spazi si alternano piccoli stupa colorati, grandi statue dorate e padiglioni aperti dove i monaci paiono statue arancio di cera. Il sim maestoso lascia cadere quasi fino a terra il suo tetto spiovente, con eleganza gentile. Subito dietro le tre piccole cappelle dalle pareti rosate, uniche e stupefacenti, cosparse di teneri mosaici naif di frammenti di specchietti multicolori. Le statue poi, diverse dalle altre consuete dell'Asia del sud, hanno forme sinuose, sottili ed eleganti con movimenti delle mani lunghissime ed inusuali. L'oro profuso nel padiglione del carro funebre reale ti abbacina, colpito dal sole che nasce al mattino, si colora di rosa carico invece, quando scende dietro i monti lontani, la sera. I colpi ritmati che provengono dalla torre del tamburo, ti fanno rimanere ad osservare la vita che si muove attorno a te con una tensione ipnotica. Rimarresti per ore a guardare i fedeli che fanno le offerte alle statue, le donne che ossessivamente scrollano il barattolo di bacchettine, fino a farne saltare fuori una, quella dove è scritta la fortuna, quelli che si raccolgono attorno ai monaci aspettando una benedizione o la piccola processione di parenti che accompagnano un monaco bambino alla sua prima entrata nella comunità del monastero. 

Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

La cappella rosa.

Il ritmo della preghiera scandisce il tempo fino a sera. Allora devi solo scegliere dove goderti l tramonto,  se sulla lingua che si protende al congiungimento del Nam Khan con l'ingordo ed esclusivo Mekong, con il colore dell'acqua che passa dal cremisi al viola scuro della notte, oppure salire al Phu Si, la collina del parco al centro della città, fino a raggiungere il grande stupa That Chomsi, così magico visto dal basso quando fluttua nella foschia, così straordinario per la vista che offre della città ai suoi piedi, mentre il sole scende dietro i monti frastagliati di rosso. Puoi allora gettarti nell'immenso night market, altra orgia di mille colori che dipingono i tessuti che produce questa terra di tessitori, distratto solo dalle processioni notturne dei templi vicini che ruotano lente al lume di mille candele. Rimarresti ancora ore in qualche piccolo locale con la veranda sulla strada a goderti un frullato di papaya o di mint-lime. 

Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

Consacrazione di un monaco bambino.

 Non hai proprio voglia di tornare alla Nammavong Guest House tranquilla lungo il fiume. La famigliola vietnamita che la gestisce, aspetta i suoi ospiti con affettazione. Quasi nessuno parla una parola di inglese, tranne il figlio minore che però non vede l'ora di andare a giocare a petanque e mostra orgoglioso le bocce nuove. Ma tutti si fanno in quattro per accudirti, il padre corre a comprare frutta per la colazione, la mamma riempie il tavolino del cortile di free bananas, tutto il resto della famiglia elargisce sorrisi prima di portarti un thé e quando rientri tardi la sera, li trovi tutti addormentati per terra nella reception, togli le scarpe in silenzio e sali adagio le scale di legno, cercando di non farle scricchiolare, fino alla tua camera per assorbire nel sonno tutto quanto hai assaporato nella giornata.

Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

Tramonto dal Phu Si.


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