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Lettere dal Laos 5: Pakse

Creato il 22 febbraio 2012 da Enricobo2

Prima o poi arriva l'ora di partire. Lasci a fatica l'amaca dove ti sei goduto l'ultima alba sul fiume e seguendo ritmi consueti, una piccola barca ti porta alla corriera per Pakse, la porta del sud del Laos. Se ormai ti sei adattato al paese, non starai a irritarti se il bus è pieno come un uovo e dotato di sedie da aggiungere nel corridoio, l'importante è andare. Ogni mezzo di trasporto diventa luogo di incontri, dove scambiarsi informazioni, dritte, consigli di viaggio appena esperimentati. Questi mondi sono pieni di gente particolare, con le loro storie, ognuna delle quali avrebbe voglia di essere raccontata. Così trovi due sorelle francesi che si sono prese un anno sabbatico e girano tutto l'oriente, quasi nascoste sotto due enormi zaini; gruppi di ragazzi americani in canotta e Converse che sembrano appena usciti da American pie; ultrasessantenni dalla pensione ridotta che vengono a svernare sei mesi nel sud-est asiatico, vagando da una guest-house all'altra e che ormai conoscono tutti i trucchi per campare con pochi euro al giorno godendosi la vita secondo i ritmi di questi paesi. 
Magari se ne tornano a casa con la valigia piena di scatolette di Viagra cambogiano da 2 dollari, da spacciare poi in Padania grazie a qualche amico barista e si pagano il biglietto per l'anno successivo. Storie curiose che ascolti qua e là, nei localini lungo il fiume. Pakse è una città tranquilla con le strade sgombre di auto, dove puoi camminare senza ansie, godendoti la mattina con calma, dopo aver fatto colazione con uno zuppone di noodles alla cinese o una baguette calda e frittata di cipolle e pomodori, residuo lasciato dai francesi, goderti i templi illuminati dal sole forte del mattino, fino a quando la fatica non ti impone di sederti di nuovo in uno dei tantissimi locali colmi di frutta invitante per un frullato delizioso. Questo è uno dei piaceri più appaganti che ti offre questo paese. 
Mille frullati diversi, con una frutta magnifica, ricca, profumata e matura, così esotica da non farti riconoscere la maggior parte della merce esposta, se non sei un abitué dell'oriente. Così manghi, papaye, ananas e banane la fanno da padrone assieme ai mangustini, ai dragon fruits, ai rambutan, durian e jackfruit, puzzolenti ma più dolci del miele e ancora leetchee, mandarini, arance, nashi e occhi di drago e tanti altri per noi senza nome, ma che non sarà vano esperimentare. La guest house alla confluenza del Sedon con il Mekong è un po' malandata, sicuramente ha visto tempi migliori, con le sue poltroncine slabbrate e i tavoli un po' sbilenchi, ma starsene la sera sotto il pergolato a guardare il sole che cala nel fiume non ha prezzo e una Beer Lao gelata aiuta non  poco a godere il momento. La sera viene così naturalmente mandandoti a mangiare qualcosa nei ristorantini del centro, magari costolette di maiale grigliate e poi a nanna presto secondo i ritmi naturali del cielo, che domani bisognerà faticare.



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