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Lettere di Addio

Creato il 24 gennaio 2014 da Fugadeitalenti

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Massimiliano e Flavia sono due giovani italiani che hanno creduto nel loro Paese. Massimiliano ha aperto la propria attività di restauratore di mobili antichi. Flavia ha scelto di impegnarsi nel mondo dell’insegnamento.

Entrambi hanno scritto -quasi in contemporanea- a “La Fuga dei Talenti”, per dire il loro addio alla Penisola. Ancora una volta, troppi sogni traditi, troppe promesse non mantenute. E l’Italia buona, quella di chi si impegna e si sacrifica tutti giorni, continua a fare le valigie.

Aumenta così -percentualmente- la componente parassitaria. Quell’Italia “maledetta”, mediocre e incapace, che minaccia di far affondare tutta la barca. Dopo aver obbligato all’espatrio gli italiani migliori.

Due lettere da leggere.

La lettera di Massimiliano:

“Ho 42 anni e da cinque faccio il restauratore di mobili antichi.

E’ iniziato tutto nel 2008, quando presi una decisione drastica: lasciai il posto fisso da impiegato e mi dedicai totalmente al restauro, passione che avevo da tanti anni e che ho sempre amato.

Aprii una partita iva e iniziai a lavorare, facendomi conoscere e cercando sempre di distinguermi per la qualità del lavoro. Nel restauro di un mobile antico c’è cultura, non si può restaurare senza conoscere cosa si restaura, il restauro va fatto con coscienza, parliamo di mobili costruiti in tempi molto lontani con tecniche e materiali  distinguibili da un secolo all’altro, tecniche che vanno rispettate e nel caso riprodotte se si vuole fare un buon lavoro. Vi posso garantire che tutto questo non accade quasi mai!!!

A metà 2013 ho dovuto chiudere la partita iva. Troppi costi di gestione e il redditometro mi hanno tagliato le gambe. Il mio sogno è sempre stato la ‘bottega’, un piccolo negozio/laboratorio dove poter vendere e restaurare mobili e oggetti antichi, ma come realizzarlo qui in Italia dopo l’esperienza appena fatta?

Non ho 20 anni, ma sono comunque determinato a lottare per non perdere tutto quello che ho imparato in tanti anni di studio e di lavoro. L’estero non mi spaventa, anzi, sinceramente non credo più in questo Paese, quindi sono stimolato dalla possibilità di altre esperienze”.

E-MAIL: [email protected]

La lettera di Flavia:

Sono Flavia, giovane italiana under 40. Da 10 anni sono insegnante precaria nella scuola pubblica secondaria di I e II grado e parallelamente ho collaborato/collaboro con enti pubblici, musei, case editrici e associazioni culturali. Dal 2013, però, sono bloccata dalla burocrazia: italiana? No, ancor peggio da quella trentina (la “magnifica” Provincia Autonoma di Trento).   Sono nata a Trento nel 1976 e risiedo a Trento da allora. Nutrendo una grande passione per le discipline artistiche ho frequentato dapprima il Liceo Artistico a Verona (in quanto tale indirizzo di studi non era allora presente nel panorama formativo provinciale trentino), quindi l’Accademia di Belle Arti di Venezia (anche in questo caso per l’assenza nel panorama formativo provinciale trentino di un percorso formativo accademico), Corso di Pittura di Primo Livello (titolo conseguito nel 2003). Nel triennio scolastico 2004-2007 ho iniziato a lavorare come supplente nelle scuole in Trentino. Ritenendo tuttavia indispensabile per un insegnamento di qualità ottenere l’abilitazione all’insegnamento, ovvero raggiungere competenze didattico-pedagogiche a quelle prettamente tecniche, ho deciso di frequentare il Corso Biennale Abilitante di Secondo Livello ad Indirizzo Didattico (COBASLID). Anche in questo caso per l’assenza di un corso di studi abilitante all’insegnamento in discipline artistiche in Trentino mi sono trasferita nuovamente a Venezia. Dopo l’esame di ammissione, gli esami, il tirocinio, nel 2007 ho sostenuto con esito positivo l’Esame di Stato. Nello stesso anno 2007 non potendo presentare la richiesta d’inserimento nelle Graduatorie Provinciali per titoli in Trentino (quell’anno le graduatorie erano chiuse, a differenza del resto d’Italia) ho presentato domanda nelle Graduatorie Provinciali di Venezia. La scelta di Venezia è stata dettata dalla volontà di proseguire ancora gli studi contemporaneamente all’insegnamento. Infatti dal 2008 al 2011 ho frequentato il Corso di Pittura di Secondo Livello (titolo conseguito nel 2011). Terminati gli studi nel 2011, non essendo possibile chiedere il trasferimento da Venezia a Trento, in quanto docente precaria (e non di ruolo), ho accettato tuttavia le condizioni imposte dalla normativa provinciale trentina che prevedeva per tutti i docenti precari (anche se già abilitati) l’obbligo di abbandonare la precedente posizione nelle Graduatorie per titoli di altra provincia (pena l’esclusione) consentendo solo l’iscrizione in Trentino in II fascia delle Graduatorie d’Istituto in attesa dell’imminente apertura delle Graduatorie Provinciali per titoli prevista per il 2013 (le graduatorie d’istituto sono per i docenti non abilitati e/o per gli abilitati in attesa di passare a breve nelle graduatorie per titoli). Nonostante tutto, ho atteso pazientemente il 2013. Arrivato il 2013, la Giunta provinciale modifica improvvisamente il sistema di reclutamento dei docenti in Trentino con l’approvazione della Legge Finanziaria Provinciale 2013, approvata il 27 dicembre 2012, e afferma che: le Graduatorie Provinciali per titoli “hanno durata indeterminata e non sono più integrate e aggiornate, fatto salvo quanto disposto dai commi 2 quater e 2 quinquies.” La Legge Finanziaria Provinciale 2013 appare così clamorosamente discriminante! La decisione del legislatore è del tutto inaspettata, imprevedibile, eccentrica! Irrazionale, arbitraria! Ad esempio: perché tra le varie eccezioni la legge non ha previsto una deroga anche per i docenti abilitati iscritti in II fascia delle Graduatorie d’Istituto e in attesa dal 2011 dell’apertura delle Graduatorie Provinciali per titoli prevista per il 2013? La modifica al regolamento scolastico trentino del 2013 mette in evidenza l’effettiva “dimenticanza” da parte del legislatore di una minoranza di docenti abilitati condannata così in eterno nel limbo. Tradisce il legittimo affidamento del cittadino, del lavoratore nella sicurezza giuridica. Nega di fatto il diritto di lavoro a parità di formazione, esperienza e titoli.   Non avevo alternative, se non lasciare subito l’Italia presa dallo sconforto e dalla disperazione, nel mese di giugno 2013 ho presentato ricorso al TAR di Trento. In occasione della prima udienza di fase cautelare, il giudice ha ritenuto che “… nemmeno sembrano emergere esigenze cautelari intese ad evitare un imminente pregiudizio grave e irreparabile… ” (a luglio stavo ancora lavorando ma era evidente l’imminente stato di disoccupazione, da 10 anni – da sempre – i miei contratti di lavoro sono a tempo determinato – naturalmente sempre in qualità di docente nella scuola pubblica – e si alternano a licenziamenti senza giusta causa con periodi di disoccupazione in corrispondenza dell’inizio dell’anno scolastico) ma ha ritenuto “… indispensabile un adeguato approfondimento… ” rinviando la decisione. Ora attendo il giudizio della causa nel merito (l’udienza è fissata a fine mese).   L’unico mio pensiero di slancio verso il futuro? Espatriare all’estero il prima possibile! Ma come posso lasciare l’Italia senza maledire il mio passato?

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