Iniziamo augurando a tutte le lettrici del blog buona festa della donna! Che ne dite di celebrarla godendovi un nuovo appuntamento con Letto e Bloggato? ^_^
Questa settimana parliamo di “La gatta che suonava il piano” (Pagine: 40, Prezzo ebook: 1,99 euro) raccolta di racconti di Nicola Nicodemo autopubblicato grazie alla Narcissus.
Sul Libro:
Tre racconti, una sola storia. 1944. I nazisti occupano Parigi. Edifici crollati, i corpi delle vittime campeggiano come vessilli nei luoghi degli scontri. Fame, disperazione e rassegnazione riempiono gli animi avviliti dei parigini. Ma c’è ancora speranza nei cuori di chi non si è mai arreso, di chi combatte, di chi ogni giorno ravviva la fiamma del ricordo e di una promessa. C’è bisogno di lotta nel cuore di Vincent, che ha perso tutto ma vuole difendere il futuro di sua figlia. C’è entusiasmo, voglia di vivere e di riconquistare la libertà, nei cuori di un gruppo di operai che non sanno nulla di guerra, di odio, di armi, ma scelgono di ribellarsi al nazismo e di riscrivere il finale ad una insulsa pagina di storia, per la loro città occupata.
La mia opinione:
Tre racconti che formano un insieme organico, simile ad un romanzo, proposti uno via l’altro in un crescendo di acuta consapevolezza. Un filo rosso di tensione ed emozione collega ogni fatto, ogni personaggio in un respiro che parla di dolore e di speranza. Un uomo ne diventa esempio e protagonista: specchio di un popolo, di una nazione, di un’umanità messa di fronte all’orrore a alle cupe ombre della guerra. Determinando con chiarezza la dimensione interiore dei personaggi,scolpendo figure universali quali padri, madri e figli, l’autore provoca un effetto onda che si riverbera di racconto in racconto addensandosi intorno a temi principali come la libertà (anche una gatta, ultimo ricordo di un figlio coraggioso, diviene pretesto per rifiutare di arrendersi e per sperare ancora), il sacrificio e l’amore per il prossimo. Raccontando una Parigi spenta di ogni sua luce, sfruttando una narrazione forte di un’ottima tessitura verbale, Nicodemo commuove e cattura e rammenta al lettore che i semi di quell’avvenire che stiamo vivendo sono stati gettati tempo fa e cresciuti anche grazie al sangue di tanti eroi comuni dimenticati o mai conosciuti. Un ottimo libro il cui messaggio non può rimanere inascoltato.
E ora l’intervista con l’autore:
Ciao Nicola, benvenuto su Pane e Paradossi-Letto e Bloggato. Che ne dici di iniziare raccontandoci qualcosa di te, cosa ami fare, come ti sei avvicinato alla scrittura e qual è il suo ruolo nella tua vita?
Grazie dell’invito, è un piacere per me. Chi sono? Uno studente liceale, prima di tutto. Quindi né uno scrittore, né uno che ha un’esperienza alle spalle tale da illudersi di poter insegnare qualcosa. Scrivere non è donare e diffondere conoscenza – questo compito lo lascio ad altri, ma apprendere. Si impara molto leggendo, come s’impara molto scrivendo. Io imparo a conoscere me stesso, è questo il ruolo della scrittura nella mia vita. E mi piace molto. Tra le altre cose, mi piace leggere, osservare, ascoltare, pensare e tutto ciò che si può fare combinando queste azioni. E la scrittura le coinvolge tutte. I tipi un po’ fighetti o i grandi autori dicono di aver cominciato a scrivere molto piccoli. Sarà per fare scena, ma io ci credo. Perché quando scrivere piace, può capitare che uno se ne accorga molto presto. Io desideravo da anni scrivere un romanzo, senza ottenere risultati. Due anni fa ho cominciato a scrivere sul mio blog e, con l’aiuto della rete, ho scritto i miei primi due romanzi e la raccolta di racconti di cui parleremo.
Come nasce “La gatta che suonava il piano”? Quale è stata la scintilla, l’input, che ha dato vita a questa tua raccolta di racconti?
Quando ho iniziato a scrivere il primo racconto, che dà il nome alla raccolta, non avevo idea che avrebbe potuto dar vita a una raccolta. Avevo letto alcuni racconti di Hemingway e me n’ero letteralmente innamorato. Così avevo provato a scrivere, di getto, senza alcun piano (cosa sbagliata), questo racconto. Una cosa spontanea, per provare. Ma poi mi sono fatto prendere dalla storia, e mi son detto che era il caso di continuare quella storia, con un secondo e un terzo racconto.
I 3 racconti che compongono “La gatta che suonava il piano” sono ambientati nella Francia occupata durante la seconda Guerra Mondiale. Ci vuoi raccontare delle ragioni che ti hanno spinto ad ambientare il libro in quella precisa epoca storica e di narrare, di conseguenza, la storia di Vincent e della resistenza partigiana?
Come ho detto, la storia è nata molto spontaneamente, senza una ragione premeditata. In realtà, quel particolare momento storico mi ha sempre affascinato molto. Occupazione nazista, Resistenza partigiana. La scelta dell’ambientazione è stata altrettanto naturale. I racconti di Hemingway era ambientato nella Spagna della guerra civile. Io ho scelto una locazione diversa, Parigi, scenario di altrettanta violenza, ma con un fascino particolare. Ho visitato la ville lumière qualche mese dopo averli scritti, e mi sono legato ancora di più ai miei racconti.
Questo è il tuo primo libro. Com’è stato scriverlo? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?
Quando uno scrittore comincia a scrivere un libro, sapendo che si tratta di un romanzo, vive la scrittura in modo diverso, perché richiede impegno maggiore e anche criteri di scrittura più complessi. Nella scrittura di un racconto – almeno personalmente – si è più liberi e più spontanei. Tuttavia, alla fine della scrittura, non si prova quella soddisfazione che può renderti un romanzo. Il momento che ricordo con piacere è stato rendersi conto che i tre racconti erano in realtà un’unica storia, e che potevano essere raccolti in un’antologia organica e coerente. Una bella sensazione. Nel libro ho cercato di valorizzare l’aspetto dell’umanità. Anche nel più violento evento storico, non bisogna dimenticare che i protagonisti sono umani, e quindi animati da emozioni e speranze. Mi sono concentrato più sul valore umano che su quello storico in questa ricostruzione del tutto personale.
Per pubblicare “La gatta che suonava il piano” hai optato per la formula del self-publishing in digitale. Ci vuoi parlare dei motivi di questa tua scelta e di come ti sei trovato? E’ stato tutto come ti aspettavi?
In questo caso, la scelta del self-publishing non ha seguito un rifiuto di un editore. Non ho sottoposto il manoscritto a nessuna casa editrice. Ho scelto sin da subito il self-publishing digitale, temendo che questa breve raccolta non si adattasse ai limiti e ai requisiti commerciali dell’editoria tradizionale. E, cosa importante per un esordiente, è costruire un rapporto diretto col lettore, cosa che il self-publishing permette. Mi sono trovato bene, sì. Ma non avevo grandi aspettative. Sapevo che sarebbe stato difficile e che, in questi casi, passaparola e visibilità sul web sono essenziali. Per cui c’è molto lavoro da fare e risultati modesti. Il fatto, però, che i lettori mi abbiano scritto, con complimenti e critiche costruttive, mi riempie di gioia.
Si fa un gran parlare della profonda crisi che sta attraversando il mondo dell’editoria: troppi che scrivono e pochi che leggono. Come vanno, secondo te, le cose? L’avvento di nuove piattaforme per il self-publishing, come ad es. Amazon, o la crescita dell’offerta di ebook (formato che anche tu hai deciso di utilizzare) credi stiano cambiando, e se si come, il panorama editoriale italiano?
Il progresso non può mai essere negativo, porta sempre dei miglioramenti. Anche nel caso della rivoluzione digitale del libro, bisogna coglierne gli aspetti positivi, che sono tanti. Anche per gli autori esordienti, che non trovando posto nell’editoria tradizionale – ormai assoggettata a logiche di mercato, può cercare la sua strada in altri modi. Molti hanno avuto grande successo attraverso i servizi di self-publishing. Da amante del libro di carta, posso solo augurarmi che libro e ebook abbiano una convivenza lunga e felice. Del resto, pensiamo al fatto che l’ebook è un vantaggio per il lettore che non ha la libreria vicino casa, e che quindi ora è stimolato a leggere di più, perché facilitato nell’accesso ai testi. Ma esiste davvero un lettore che non senta il bisogno di andare a comprare un libro di carta?
Da Manzoni in poi la massima “se prima non leggi, non metterti a scrivere” è diventata, più che un consiglio, un mantra. Quali sono gli autori e i libri che hanno in qualche modo influenzato il tuo lavoro e il tuo modo di rapportarti allo scrivere?
Non ho ancora trovato uno scrittore preferito. E pensare di avvicinare il mio stile a quello di un grande autore mi sembra un oltraggio. Diciamo che apprezzo molto il genere storico e la narrativa. Stimo moltissimo autori come Hemingway, Dostoevskij, Svevo, Stendhal. Un libro che mi ha insegnato e lasciato molto, è stato Verso casa, di Dermot Bolger, trovato per caso a due ero e mezzo in un mercatino dell’usato.
Hai delle tecniche narrative, dei trucchi, dei riti o luoghi che ti conciliano meglio il processo creativo a cui non riesci a rinunciare quando scrivi? Insomma, come ti rapporti alla “famigerata” pagina bianca?
Mi capita spesso di trovarmi di fronte alla pagina bianca. Ma se non si ha nulla da dire, meglio dedicarsi ad altro. Forzare la scrittura non serve. Bisogna partire dall’idea. A volte, però, pianificare è la chiave. Anche perché capita di avere molte idee confuse, che hanno solo bisogno di essere riordinate. Quindi pianificare la storia, nelle sue linee generali, cambia la prospettiva e aiuta a sbloccarsi. Altrimenti, meglio ascoltare della buona musica o leggere un libro, che magari arriva l’ispirazione.
Progetti per il futuro di cui ti va di darci qualche anticipazione?
Adesso sto partecipando con un nuovo romanzo al torneo IoScrittore. Vediamo come va qui. Mi ripeto spesso di non andare di fretta, perché tempo ne ho moltissimo. Ma il bisogno di cominciare a scrivere una nuova storia è un impulso cui è difficile resistere.
E anche per questa settimana è tutto ^__^
Ringraziando ancora una volta tutti gli autori e gli editori che continuano a mandarci le loro opere e voi instancabili lettori che ci seguite fedelmente, auguro a tutti una Buona Lettura e, mi raccomando, non perdete il prossimo appuntamento con Letto e Bloggato!