Sul Libro:
Dopo un lungo periodo di guerre e di carestie, la pace è finalmente tornata nei Regni delle Terre Centrali. Dopo la sconfitta del loro Re, i demoni e i sanguemisto si sono ritirati nelle Wastelands, sotto la guida della loro Regina e dei figli del loro defunto Re. Gli Umani e gli Elfi vivono tranquilli, cercando di ricostruire quanto perduto, ignari che la minaccia più grande che abbia mai gravato su di loro, un male ben diverso da quello che hanno sempre conosciuto, attende pazientemente il momento opportuno per fare la sua mossa. Cinque ragazzi, divisi dalla razza, ma uniti dal destino, si vedranno costretti ad affrontare un’ardua impresa. Per cercare di riuscire a compiere la loro missione, dovranno capire ed accettare il significato dell’amicizia, del dolore, e del sacrificio, ma sarà sufficiente?…
La mia opinione:
Persone normali che si trovano coinvolte in fatti straordinari? No, nulla di ciò. Come in ogni buon epic fantasy, e l’influenza della tadizione del genere si percepisce forte per tutto il libro, in “La chiamata del destino” di persone comuni ve ne sono ben poche, ma di eroi (embrionali o meno) ve ne sono in quantità. Quello che però differenzia la narrazione di Lari da tante altre è la sua scelta di rendere imparzialmente la fallacità di tutti i suoi personaggi: i saggi non sono così saggi, i coraggiosi perdono fiducia, i demoni non sono così disonorevoli come piacerebbe pensare ai più e il destino viene catalizzato, o meglio incarnato, nel più improbabile dei protagonisti. Una manifesta contradditorietà che disegna lo scenario di un mondo fatto di acuti contrasti dove la fede si spegne in puro egotismo, dove la maggior parte delle figure femminili si sacrifica per un bene superiore, dove i pregiudizi (contro i demoni, contro l’anormalità in generale) si sprecano sottolineando il carattere crepuscolare che attraversa tutta la storia. Un sorta di disincanto che impregna anche il finale, coraggioso nella sua originalità priva di compromessi. Piuttosto ardito anche l’utilizzo, per via interposta e come una sorta di deus ex machina oscuro, dei visitatori (alieni assolutamente non pacifici) messi a contrasto/confronto con gli dei. Molti spunti tutti interessanti che però stipati in questo primo volume di trilogia lo rendono un pò caotico. Probabilmente un sommario avrebbe facilitato la lettura. “La chiamata del destino” resta comunque, piccole imprecisioni a parte, un esordio più che promettente capace di generare una forza di attrazione tale da tenere il lettore avvinto alla storia fino alla fine.
E ora l’intervista con l’autore:
Ciao Simone, benvenuto su Pane e Paradossi-Letto e Bloggato. Che ne dici di iniziare raccontandoci qualcosa di te, cosa ami fare, come ti sei avvicinato alla scrittura e qual è il suo ruolo nella tua vita?
Ciao Barbara, è un piacere essere qua con voi. Ho 34 anni e sono di Grosseto, amo da sempre il cinema e la letteratura fantasy. Fino a qualche tempo fa ero un divoratore di manga e fumetti vari, poi con il passare degli anni ho quasi smesso. Sono anche un grande appassionato di giochi di ruolo, tra tutti Dungeons & Dragons. Ho iniziato a scrivere come semplice passatempo, poi ho cominciato a prenderci gusto, e mi sono cimentato con maggiore impegno e assiduità nella scrittura. Attualmente, considerando che non lavoro da alcuni mesi, è diventato il mio impiego a tempo pieno (come si può notare dalla quantità di titoli che ho pubblicato in poco tempo).
Come nasce “La Nemesi dei Mondi – La Chiamata del Destino”? Qual è stato l’input, la situazione o il personaggio che ha dato il via alla creazione del romanzo e all’idea della saga fantasy che ne deriverà?
Ho cominciato a scrivere la Nemesi quasi per gioco, con l’intento di mettere su carta i personaggi e le avventure vissute da me e dai miei amici durante le nostre sessioni di gioco di ruolo. Poi, la perdita di un caro amico, che da sempre faceva parte del nostro gruppo, mi ha portato a infondere maggiori energie e dedizione per produrre un romanzo meritevole, così da poterlo dedicare a lui. Una volta finita la stesura, mi sono reso conto che avrei voluto continuare a narrare le avventure di personaggi a cui ero molto legato, e ho deciso di farne una trilogia.
“La Nemesi dei Mondi – La Chiamata del Destino “ vanta molte delle caratteristiche del fantasy classico. Da dove nasce la tua passione per questo tipo di letteratura? Cosa pensi del genere fantasy nel contesto editoriale italiano?
“Quello che vedo alzando gli occhi dal monitor.”
Il mio genere preferito è sempre stato il fantasy classico (epic o high fantasy che dir si voglia), anche se ultimamente ho sviluppato una certa passione per l’urban fantasy. Ho iniziato, come in molti avranno fatto, leggendo delle pietre miliari quali Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, però non mi sono fossilizzato a queste letture (seppure una enorme locandina di LOTR troneggi sopra al mio PC, accanto a una spada piuttosto famosa…). Rispetto al fantasy italiano, devo dire che negli ultimi mesi ho letto veramente molti titoli, diversi dei quali li reputo estremamente meritevoli, tutti romanzi scritti da autori italiani autopubblicati.
Com’è stato scrivere questo libro? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?
E’ stata un’esperienza molto intensa, a tratti entusiasmante, altre volte decisamente triste. In un paio di occasioni, ammetto che mi è scesa una lacrima mentre scrivevo. Gli aspetti più importanti che ho cercato di sottolineare, sono i valori dell’amicizia, della capacità di accettare persone apparentemente molto diverse, del senso del dovere e del sacrificio. Sono tematiche che spesso vengono affrontate nel fantasy classico, ma spero di averle rese in molto particolare e personale. I sentimenti dei personaggi della Nemesi si evincono non solo dalle loro parole, ma anche dai loro silenzi e, soprattutto, dalle loro azioni.
Per presentare “La Nemesi dei Mondi – La Chiamata del Destino” ai lettori hai scelto la via dell’autopubblicazione attraverso Amazon. Ci vuoi raccontare i motivi di questa tua decisione? È stato tutto come ti aspettavi? Lo consiglieresti anche ad altri autori? Com’è il mondo dell’editoria visto con gli occhi di un giovane autore ?
Ho scelto l’autopubblicazione tramite Amazon in seguito ai consigli insistenti da parte di due buoni amici. Inizialmente ero piuttosto scettico, sia all’idea di autopubblicare, sia al formato ebook. Devo dire però che è un formato molto comodo, e lo dico sia come scrittore che come lettore.
In passato ho avuto una brutta esperienza con un EAP, e ho visto come un bel sogno può trasformarsi facilmente in un incubo a pagamento. Dopo questa esperienza, sono diventato un po’ diffidente verso alcune CE. Le grandi casi editrici hanno tempi di lettura veramente lunghi, mentre le piccole CE, con tutto il rispetto parlando, spesso non sono in grado di assicurare aspetti essenziali come la distribuzione. Con Amazon, sono riuscito a raggiungere molti lettori, offrendo un buon prodotto a basso prezzo, perché diciamoci la verità: in pochi sarebbero disposti a spendere 15-20 euro per il libro di un esordiente sconosciuto, ma 2-3 euro per un ebook, si possono anche rischiare… Nei primi mesi è andata piuttosto bene. La concorrenza è molta e agguerrita, e non sempre leale. Però resto dell’idea che sia un buon banco di prova per un esordiente, un metodo per avere i primi pareri del pubblico. Inoltre non è da escludere la possibilità di essere notati da un editore degno di tale nome, e di venire pubblicati.
Quali sono, secondo te, i principi fondamentali sui quali non scendere mai a compromessi quando si scrive?
Alcuni colleghi sostengono che devi scrivere pensando a cosa può piacere al lettore, e non a cosa piace a te. Io invece sono dell’idea che uno scrittore debba amare e apprezzare lui per primo ciò che scrive, altrimenti non sarà in grado di renderlo godibile per il lettore. Credo che sia una cosa indispensabile scrivere di ciò che ci piace e di ciò che più conosciamo e ci è affine.
Da dove parte la tua storia di lettore? Quali generi letterari ti affascinano? I primi tre libri della tua biblioteca ideale?
“La mia libreria virtuale”.
La mia storia di lettore parte con “La storia fantastica” e “Lo Hobbit”, per poi approdate ai “Libro Game” e via dicendo… La mia biblioteca ideale? Quella “fisica” sarebbe così composta: “Il Signore degli Anelli”, uno a scelta dei volumi delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di Martin, e al terzo posto… lo terrei libero perché c’è sempre qualcosa di meritevole in attesa dietro al prossimo scaffale. Mentre per quella “virtuale” direi sicuramente “La Guerra dei Grandi Tumuli”, “Forgotten Times, la redenzione dei dannati” e “2017 AD” (l’ultimo dei tre è uno dei pochi romanzi non fantasy che ho veramente apprezzato).
Hai delle tecniche narrative, dei trucchi, dei riti o luoghi che ti conciliano meglio il processo creativo a cui non riesci a rinunciare quando scrivi? Insomma, come ti rapporti alla “famigerata” pagina bianca?
“La mia comoda postazione di scrittura”
(Parto facendo una serie di scongiuri assortiti fuori onda) Per il momento devo dire che le idee non mi mancano. La mia tecnica, se così la possiamo definire, consiste nel predisporre una sorta di intelaiatura di base per la storia che intendo scrivere, fissandone i passaggi fondamentali e il finale. Poi aggiungo delle battute che assolutamente voglio inserire nel corso dei dialoghi, e parto a scrivere. Spesso la notte, prima di addormentarmi, mi capita di alzarmi e scribacchiare appunti incomprensibili anche per me sul primo foglio che mi capita sottomano, oppure durante la giornata, di inserire un post-it virtuale sul mio intasatissimo desktop.
So che è già uscito il sequel della “Nemesi dei Mondi” e che si intitola “L’ombra della morte”. Ce ne vuoi parlare? Altri progetti di cui vuoi darci qualche anticipazione?
L’Ombra della Morte (Pagine:382, Prezzo: 2.99 euro per il formato ebook e 13.50 euro per quella in brossura) è uscito i primi di novembre, è un sequel piuttosto particolare, che potrebbe spiazzarvi inizialmente, dato che è ambientato venti anni dopo la fine della Nemesi, e che i personaggi principali sono del tutto nuovi (vedremo poi quali e quante interazioni si svilupperanno nel corso della storia con i personaggi del volume precedente). Sicuramente ha delle atmosfere più cupe rispetto alla Nemesi, e un elemento nuovo: il mistero. Il personaggio di Jerod Masters vi risulterà ambiguo e misterioso fino… beh non ve lo dico fino a che punto.
Il terzo episodio della trilogia, se tutto va bene, sarà pronto per metà maggio. Attualmente è in fase di editing. Non vi posso anticipare molto perché già il titolo potrebbe contenere delle velate anticipazioni. Vi posso dire però, che sarà un epilogo piuttosto interessante, dai risvolti imprevisti e dal finale sorprendente.
I primi di febbraio ho pubblicato il mio primo romanzo urban fantasy: “Nameless – La Notte dei Fuochi”. Un romanzo breve (Pagine: 180, prezzo: 0.99) dove l’umorismo, che si alterna talvolta a situazioni piuttosto crude, la fa da padrone. (a breve uscirà anche in lingua inglese).
Un altro romanzo che ho appena terminato (ebbene sì, mi do molto da fare ultimamente), è un progetto per una serie thriller/paranormal, attualmente in fase di lettura da alcuni fidati beta-tester.
E anche per questa settimana è tutto ^__^
Ringraziando ancora una volta tutti gli autori e gli editori che continuano a mandarci le loro opere e voi instancabili lettori che ci seguite fedelmente, auguro a tutti una Buona Lettura, vi lascio con il booktrailer de “La nemesi dei mondi – La Chiamata del Destino” e del suo seguito “L’ombra della morte” e, mi raccomando, non perdete il prossimo appuntamento con Letto e Bloggato!