di Matteo Zola
Cosa accadrebbe se in Italia i cittadini fossero chiamati alle urne per decidere dello scioglimento delle Camere e, quindi, di “mandare a casa” l’attuale governo? Mistero. Sappiamo che in Lettonia ad analoga richiesta il 95% della popolazione ha votato per lo scioglimento. Motivo? La corruzione politica sulle sponde del Baltico è fenomeno che nulla ha da invidiare alla nostra tangentopoli mediterranea ma dalle parti di Riga hanno un presidente della Repubblica che si chiama Valdis Zatlers e che ha dedicato tutto il suo mandato all’eradicamento della corruzione favorendo indagini a danno di ben quaranta parlamentari. Che non l’hanno presa bene. Quando è toccato a Ainars Slezers, leader del Partito per una Buona Lettonia (che nomi hanno questi partiti postmoderni!), il parlamento lettone si è schierato contro la revoca dell’immunità: quindi niente indagini.
Zatlers, che non ha i poteri per sciogliere il Parlamento, si è allora rivolto ai cittadini con un referendum nel quale i lettoni hanno detto che un parlamento di corrotti proprio non lo vogliono, quindi si sciolga la Camera e si vada ad elezioni anticipate. Per questa manovra Zatlers si è giocato la rinomina a presidente della Repubblica, avvenuta nelle scorse settimane ad opera del Parlamento che gli ha preferito il banchiere ex-comunista (che ossimoro!) Andirs Benzirs. Dopo il voto referendario, però, nuove elezioni sembrano vicine e la Lettonia – preda delle crisi economica e di ferree misure di austerity – saprà scegliere candidati dalle mani pulite. Posto che ce ne siano. In caso contrario la spaccatura tra cittadini e classe politica non sarà facilmente sanabile.
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