Nirvana di Roberto Totaro
Beta-reader è il nome moderno e modaiolo della figura che un tempo veniva definita lettore-cavia (termine se non sbaglio coniato da Primo Levi), ovvero la persona alla quale gli scrittori affidano le proprie creature per una valutazione preliminare e spassionata.
Oggi intendo fare qualche considerazione a questo proposito sulla base delle mie esperienze. Saranno quindi tutte riflessioni personali ma mi auguro utili a chi leggerà.
Quando rivolgersi a dei lettori beta?
Fino a questo momento ho avuto due occasioni per confrontarmi dei lettori beta.
La prima è stata l'anno scorso, quando avevo appena finito di scrivere un romanzo, e avevo bisogno di capire cosa “non funzionasse”. Avevo infatti la fastidiosa sensazione che nonostante tutto l'impegno che avevo messo nella revisione, non avessi ancora centrato l'obiettivo che mi ero prefissa raccontando quella storia. In tale circostanza tre diversi lettori beta mi hanno dato il loro parere, confermandomi che c'era qualcosa che non andava, soprattutto nel finale. Ognuno di loro ha individuato problemi differenti. Non contenta, ho consultato anche un editor, che mi ha fornito un quarto, diverso parere. Ho dovuto far passare un anno per lasciar sedimentare tutto, e solo in questi giorni sono tornata a lavorarci, tenendo conto di quanto mi è stato detto. L'esperienza mi è servita in particolare a capire che la trama non metteva abbastanza a fuoco la premessa né evidenziava il filo conduttore che avevo in mente.
Quindi, direi che una buona motivazione per rivolgersi a dei lettori che leggano in anticipo un romanzo è quello di far testare la storia.
La seconda esperienza è stata più approfondita. Quando a luglio scorso ho finito Bagliori nel buio, l'ho affidato a cinque persone. In questo caso non avevo tanto bisogno di un test sulla storia (mi sentivo abbastanza sicura della trama e dei personaggi), quanto di scovare incongruenze, errori, refusi e di avere consigli su possibili miglioramenti. Questa, dunque, può essere una seconda buona motivazione per chiedere il supporto di amici lettori: far analizzare il testo.
In che fase del lavoro affidare il testo ai lettori beta?
Io sono del parere che sia meglio presentare un testo il più possibile definitivo, almeno dal nostro punto di vista. Al di là di una mia fissazione, credo che oggettivamente sia più produttivo fare un editing accurato preliminare (nei limiti delle nostre possibilità), piuttosto che delegare questo ingrato compito a chi ci fa il favore di leggere una nostra creatura. Per lavoro mi è capitato di revisionare articoli scritti malissimo perché l'autore non aveva neppure voglia di rileggerli, quindi mi sembra davvero una mancanza di rispetto fare altrettanto.
Dall'ultima esperienza, inoltre, ho imparato un'altra cosa, che spero di mettere a frutto alla prossima occasione: non dare in contemporanea a tutti lo stesso testo. Per ottimizzare i risultati, penso sia proficuo far seguire un lettore beta all'altro, dopo aver fatto le modifiche che ci vengono chieste man mano. Questo evita di trovarsi – come è capitato a me – alle prese con una tale mole di suggerimenti da non sapere dove mettere le mani, oppure con segnalazioni doppie. Inoltre, penso che così si velocizzino anche le operazioni, sia per chi legge che per chi scrive.
So che molti usano i lettori beta anche in altre fasi della scrittura, ma personalmente ho bisogno di muovermi liberamente quando scrivo e mi sentirei troppo vincolata nel chiedere continuamente pareri.
Quanti devono essere?
In tutto per Bagliori nel buio ho avuto cinque lettori beta. Devo ammettere di essere stata fortunata perché non mi sono mancati i volontari che gentilmente mi hanno offerto il loro aiuto. Volendo avrei anche potuto allargare la cerchia, però onestamente gestire già cinque persone è stato impegnativo, uno più e mi sarei messa le mani nei capelli!
In ogni caso, non saprei qual è il numero ideale di lettori cavie, ma mi sento abbastanza sicura nel dire che uno solo è poco, sia perché è utile avere una gamma vasta di opinioni, sia perché per esperienza ho visto che non tutti notano le stesse cose, gli stessi errori. Pensate che su cinque persone, ognuno ha individuato refusi diversi: quei dannati si annidano, quindi ben vengano tanti occhi pronti a scovarli.
Anche la varietà di persone ha un suo peso. Nel mio caso specifico, mi è stato utile avere lettori-scrittori e semplici lettori; interessati al genere e non; con conoscenze esoteriche e non; e persone di età diverse.
Come regolarsi con le modifiche?
Come accennavo prima, quando mi sono arrivate le opinioni di cinque persone quasi in contemporanea, sono andata un po' in crisi. C'era una tale mole di modifiche e suggerimenti anche in contrasto tra loro che in un primo momento ho avuto un po' difficoltà a raccapezzarmi. L'esperienza però mi ha insegnato parecchio in proposito:
- Che si tratti di semplici suggerimenti o critiche, le osservazioni vanno fatte sempre riposare. A meno che non siano correzioni oggettive (refusi o errori), è meglio aspettare qualche giorno prima di precipitarsi a fare cambiamenti. Questa pausa di riflessione permette di capire se ciò che ci è stato detto va a intercettare un dubbio che già avevamo o se ci lascia indifferenti, perché sicuri delle nostre scelte. In linea generale, ho notato che se qualcosa mi rimane come un tarlo a lungo, vuol dire che non ero poi così sicura... In caso contrario, lascio tutto com'è.
- Se pure così ci rimane il dubbio sulla validità di un consiglio, non ci resta che chiedere a un altro dei lettori beta cosa ne pensa della questione: mettere a confronto le opinioni è sempre d'aiuto.
- Importante è anche filtrare i pareri o le critiche troppo soggettivi: qualcosa che non piace a un singolo non è necessariamente sbagliato.
- Non sempre chi legge sa dirti esattamente cos'è che non va, ma può notare che c'è qualcosa di stonato, magari nella trama o in un personaggio. Anche in questo caso è importante prenderne nota. Poi starà a noi andare più a fondo al problema e individuare una soluzione.
La fase posteriore ai lettori beta è stata più lunga di quanto credessi: avevo previsto una-due settimane di correzioni e invece ho impiegato un mese e mezzo, con un testo che in linea di massima non necessitava di grandi cambiamenti. Quindi, va messo in conto un bel po' di tempo, sia per il lavoro in sé che per valutare quali suggerimenti accogliere e quali ignorare.
Una volta fatto tutto questo lavoro, ero esausta. E avevo una tale nausea del romanzo, che ho chiesto a mio marito di ridargli lui (per la terza volta!) una letta finale, per verificare se nel fare le modifiche non avessi aggiunto altri refusi... Per fortuna che ha avuto la pazienza di farlo!
Nel complesso, insomma, è stata un'esperienza più che positiva. Un aiuto simile è senz'altro prezioso per chi scrive.