Il Censis ha presentato ieri i risultati del 44° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2010, come avviene ogni anno al suo interno è contenuto il capitolo dedicato a «Comunicazione e Media».
Rispetto ad altre edizioni mi pare che sia stata dedicata maggior attenzione ad altri fenomeni della società italiana e dunque vi sia maggior superficialità rispetto agli anni precedenti per quanto riguarda quest’area.
Avendo ripreso e pubblicato ieri alcuni estratti relativamente al minutaggio dei partiti politici all’interno dei tg nazionali, sulla propensione a pagare per contenuti dell’informazione online e sull’utilizzo del pc da parte dei nativi digitali, i cui dati sono autoesplicativi e non necessitano, a mio avviso, di particolari commenti, ho deciso di concentrare la mia attenzione sul rapporto tra lettori dei quotidiani su carta e quelli on line.
La questione di fondo, la domanda che chi si interessa a media e comunicazione si pone, è fondamentalmente sempre una: il digitale supererà davvero il cartaceo sia per numero di lettori che a livello di ritorni?
La tabella 9 del capitolo su quest’argomento mostra i lettori della stampa ed i visitatori internet nel giorno medio suddivisi per quelle che sono le testate nazionali di maggior importanza.
Non vi è dubbio che ci sia sovrapposizione tra le due categorie e che una quota dei lettori online sia anche presente all’interno dei lettori su carta.
Per alcuni quotidiani, specificatamente “Repubblica” ed “Il Sole24Ore”, i lettori on line pesano quasi un quinto del totale.
I visitatori internet dei quotidiani on line complessivamente calano nel secondo trimestre di quest’anno passando dal 14,5% al 13,9%, una flessione del 2,2%.
I lettori su carta al contrario aumentano dell’ 1,8% passando da 17,8 milioni a 18,1.
Questo, nella mia personale interpretazione avviene poichè, seppur la penetrazione di internet sia in crescita nel nostro paese [anche se a tassi inferiori alle attese], da un lato le nuove iniziative hanno rubato quota agli esistenti e, dall’altro, portali e social network hanno catalizzato l’attenzione e tempo degli internauti.
E’ il sintomo, uno dei tanti, dell’ insostenibilità di un ecosistema dell’informazione inquinato.
Sono numeri che rimandano a data da destinarsi la digitalizzazione dei quotidiani italiani e le relative ipotesi di redditività di quest’area che è ben lontana dal divenire primaria.