Roberto Bolaño ci lasciava dieci anni fa a causa di una insufficienza epatica in una clinica di Barcellona. Aveva solo 50 anni ed una fama lungi dal venire. Dieci anni dopo Bolaño è diventato un caso letterario, oggetto di studio e di culto, l’ultimo serio riferimento della letteratura latinoamericana. A parlare di Bolaño, in questo articolo, è Roberto Correa Torres, poeta nicaraguense radicato in Messico autore dei volumi ¨Ahora que ha llovido¨ (premiato nel 2009 nel Certamen de Publicación del Centro Nicaragüense de Escritores) e ¨Miscelánea erótica¨. Consulente letterario, è collaboratore di riviste letterarie tra cui ¨Momento¨, ¨El Hilo Azul¨ e ¨Nuevo Amanecer¨, oltre a ¨Carátula¨, da cui è tratto questo articolo e di cui è coordinatore della sezione di critica letteraria.
Dopo aver letto ¨I detective selvaggi¨ –quasi al principio di questo nuovo secolo- il mio desiderio di conoscere un poco di più dell’opera di Roberto Bolaño, il suo autore, è andato aumentando perché c’era un qualcosa nelle parole del cileno ¨insostenibile¨ che mi ha fatto rivedere lo schema di lettore di romanzi. È certo che dalle sue invenzioni, dalle sue esplorazioni nel territorio messicano durante i viaggi inevitabili, gli amori sfortunati, la ribellione vento in poppa, materia di esperienza, si ricavava la seduzione. Una maniera di trattare le relazioni che erigeva infelicità, contraddizioni, ma allo stesso tempo melassa che si scioglieva nell’attesa della penosa dolcezza che era la sua occhiata sulle persone.
L’esercizio di scoprire le vertenti intenzionali dei romanzieri include quasi sempre un percorso tortuoso, e allo stesso tempo intrigante, l’idea di conoscere cosa avrebbe voluto esprimere, che posizione prendono gli avvenimenti nel loro vincolo con il mezzo, con gli altri, forse anche con sè stesso, rivelano lati in sè inquietanti; troviamo molto di questo in Bolaño, si percorrono mappe umane di tanti personaggi quanti ce ne siano bisogno, che il lettore ridimensiona l’essere umano in questa epoca che ci è toccata, perché la condotta, qualsiasi sia, ritrae quei ritratti tipici dai visi che si affacciano con un determinato aspetto, la mappa elaborata delle esperienze sofferte nelle circostanze attuali, sebbene piagate dagli stessi sentimenti, similari passioni e dolori.
Dopo Cortázar in molti pensavamo alla difficoltà del sorgere di narratori che contassero con la veemenza ed estraneità che comporta l’introdursi negli anfratti dell’anima. Nulla è scritto, dicono, e quanta ragione li assiste, vista l’apparizione di artisti geniali da cui si sprigionano le sviscerate vie delle persone che, in qualche maniera, permettono l’identificazione e, di conseguenza, il riconoscimento proprio.
Bolaño, nella sua scrittura, ci ha restituito la vitalità di queste caratteristiche; nella sua indagine percorre con inconsueta freschezza i versanti specifici di un settore umano sopraffatto dalle tempeste dell’attualità, l’immediatezza degli affari che gli concernono, l’effimera importanza di certe cose, la premura di percorrere la vita, la velocità, il rumore, la mancanza di impegno e di opportunità, il disincanto che brilla come oro mortale e che conduce all’abisso. In termini generici il suo sguardo, esuberanza di nostalgia per ciò che è andato e che non si è mai avuto, è sicuramente più che sentito, una sfilza di espressioni originate alla riva di un fiume che non cessa di scorrere, trascinando con la sua corrente i relitti e perfino le piccole gocce di felicità costruite dopo tanto lavoro. Quando in ¨Puttane assassine¨ dedica la sua vena creativa per affacciarsi all’interiorità dei protagonisti angosciati, la riflessione nel lettore entra senza tanta difficoltà, l’analisi in quei paesaggi lascia nello spirito ritagli di compassioni, persino di pietà, la vita di quegli esseri non sembra poi così lontana, recuperiamo a momenti, i tratti di umanità che improvvisamente perdiamo a causa di tante distrazioni.
Roberto Bolaño ci ha lasciati dieci anni fa e la scoperta in alcuni e la riscoperta in altri, della sua letteratura, ha aperto finestre dalle quali l’osservazione del suo universo letterario si amplia, dando spazio alla sicura opinione di Susan Sontag, quando lesse le sue storie: ¨un fiume meraviglioso di sensibilità, una meditazione brillante, una fantasia accattivante, Notturno cileno è una vera opera, di una rarità notevole: un romanzo contemporaneo destinato ad occupare un posto permanente nella letteratura mondiale¨. Non ci rimane che aggiungere che questa opinione di una scrittrice della taglia di Sontag, è stato uno degli argomenti fondamentali che gli ha aperto il cammino per essere tradotto in inglese ed essere presentato ai lettori di questa lingua: Amulet (Amuleto); By night in Chile (Nocturno de Chile); Distant Star (Estrella distante), The Insufferable Gaucho (El gaucho insufrible); Last Evening on Earth (La última tarde en la tierra); Monsieur Pain; Nazi Literature in the Americas (Literatura nazi en las Américas); The Return (El Retorno); The Savage Detectives (Los detectives salvajes) y 2666, tra gli altri.
La storia editoriale che si scrive in questi anni non lascia spazio al dubbio, Roberto Bolaño è morto da un decennio ed ha pubblicato, a partire dalla sua sparizione fisica, più libri di quanti la maggioranza degli scrittori riesce a pubblicare durante una vita; più in là di un best sellers, si è tramutato in un long sellers, facendosi un nome all’altezza di Gabriel García Márquez ed Octavio Paz, chissà tra i creatori in lingua spagnola con maggior riconoscimento negli Stati Uniti e in lingua inglese.
Credo che per nessuno sia un segreto il suo soggiorno in Messico, dove giunse nel mitico ’68, a quindici anni- e dell’influenza che esercitò su di lui la nostra geografía, tanto territoriale come umana, nei suoi libri e soprattutto in ¨I detective selvaggi¨ e nel postumo ed inconcluso 2666. Qui in Messico ha pubblicato il suo primo libro ¨Reinventar el amor¨ (inedita in Italia, ndt), nel non poi così lontano 1976, quando Bolaño compiva 23 anni e quando ¨militava¨ nel gruppo dei poeti contestatari autodenominatisi infrarealisti. Esiste quindi nel nostro paese un lascito di pubblicazioni in riviste e periodici – Punto de Partida, della Unam; Plural; Cambio; El Día- che ci raccontano in certa misura gli aspetti della sua personalità. Roberto saluta il Messico nel gennaio 1977 per lanciarsi in Spagna in una ricerca un poco nostalgica ed amorosa di sua madre Victoria Ávalos e di sua sorella María Salomé.
Si deduce così che nel forgiare il suo stile, le forme di espressione inscritte nei suoi racconti e nei suoi romanzi ricevono una spinta fino al grande salto verso una maggiore proiezione, come dice Montserrat Madariaga, autrice di ¨Bolaño Infra, 1975-1977. Los años que inspiraron Los detectives salvajes¨: ¨La fase che Bolaño visse in Messico fu cruciale per la sua formazione di scrittore¨. E voglio essere chiaro in questo, se lo scrittore cileno non avesse calpestato territorio messicano, sono sicuro che sarebbe emerso lo stesso, il talento era latente, l’alone della magia della creazione era di sua proprietà, solo che al Messico toccò il privilegio di accoglierlo durante una tappa, che forse fu la opera nera di un’opera che a dieci anni dalla sua morte continua in un’esposizione nuda davanti ai lettori e quello che è più significativo: sta offrendo aspetti attrattivi a studiosi ed accademici, a critici, che stanno scrivendo una bibliografia saggistica dove le interpretazioni di modi di dire alla Bolaño, manifestano vitalità.
Non voglio eludere il fatto della passione poetica di Roberto Bolaño. Prima di entrare nei corridori della narrativa, coltivò la scrittura poetica e non so perché questa espressione non è stata consegnata al grosso del pubblico. Il fondamento della sua prosa ed un tanto dell’estetica della sua maniera di raccontare possiede molto del supporto del genere poetico.
Come sia, la lettura della sua opera è in attesa di molte persone, e sarebbe di singolare importanza che le sue storie fossero conosciute per una quantità più numerosa, in modo di delucidare la gerarchia di una letteratura, quella di Bolaño, che come vediamo si sta erigendo come classica, in una modernità che, poco a poco, perde l’esercizio delle letture di gran fattura.
Roberto Bolaño è più vivo che mai, aspettando nei suoi libri di trovarsi con voi