
La scuola americana di thriller ha offerto ed offre ai suoi milioni di lettori grandi maestri. Uno di questi è senz’altro Brian Freeman, che ho letto nella gradevole e stimolante traduzione di Alfredo Colitto. “La ragazza di pietra” è un romanzo che alimenta la tensione narrativa pagina dopo pagina. Freeman riesce a comunicare al lettore l’adrenalina per seguire la storia da vicino, immergersi in essa e diventarne parte. Il personaggio di Jonathan Stride, detective, nel romanzo è impegnato una serie di misteriosi omicidi in qualche modo legati al personaggio inquietante di una prostituta ragazzina. Tra le pagine è un rincorrersi fitto di passato e presente, in cui il destino rimescola le carte più e più volte, tra ricordi amari e colpe inconfessate che nascondono terribili violenze e atti di disumana giustizia. Moderno, attualissimo, il tema narrante è avvolto in una trama fitta ed articolata, come è giusto che sia. Nelle complicanze narrative si integrano scene noir di pura violenza, ad altri fotogrammi in cui a prendere il sopravvento (ma non troppo) sono i sentimenti, con un fil rouge di sensualità che è dosata come una sapiente spezia esotica in tutte le sfumature (grigie e no).Le pagine volano e la traduzione di Colitto rende molto allo stile shortcut, spezzettato, a volte nevrotico, in cui i passaggi tra un’azione e l’altra sono rapidi e scorrono e si succedono l'un l'altro come set cinematografici, con la narrazione che avanza inesorabilmente, senza lasciare troppo al lettore da riflettere. Da leggere per gli amanti del genere.By Michele Barbera
