Ve l'aspettavate?
Beh, anch'io. Dopo aver cianciato a lungo sui libri letti, iniziati, abbandonati, finiti ecc. ecc. era inevitabile che arrivassi a parlarne seriamente. Il che comporta un lavoro nemmeno troppo leggero per riflettere sui libri letti, sul motivo del loro gradimento – per me, ovviamente – o della loro insufficienza e sui motivi per i quali altri lettori possono o meno essere d'accordo con me. Sulla loro apparenza: il formato, il prezzo, il carattere scelto, la traduzione; e sulla loro sostanza: la trama, l'intreccio, i personaggi, la chiusa e l'incipit, l'organizzazione del testo, le descrizioni e così via. Ovviamente non sono mai all'altezza della mia presunzione, ma comunque ci provo.
Quest'estate, la settima nella top ten delle estati più calde degli ultimi tre secoli, nell'elenco delle letture ho infilato due romanzi "curiosi", nel senso che gli autori sono mainstreamer (esisterà? Mah...) di lunga data ma che hanno scelto temi tipicamente fantascientifici. In entrambi i casi due buoni libri che presenterò in questo e nel prossimo post.
«Il Cerchio» – 392 pagine, traduzione di Vincenzo Mantovani, € 20,00 – è stato scritto da Dave Eggers, bostoniano nato nel 1970. Un libro uscito nel 2013, che si svolge in un futuro indefinito ma molto prossimo, accolto in maniera ineguale dai lettori, basta dare un'occhiata su Anobii. Piccola premessa: Eggers è stato autore, tra l'altro, de «L'opera struggente di un formidabile genio», di «Conoscerete la nostra velocità» e di «Zeitoun», è stato fondatore di McSweeny's nonché editor. Con tutto ciò devo ammettere che per me questo è il suo primo libro e, visto l'esito, non è detto che non legga i precedenti.
La vicenda è relativamente semplice. Mae, semplice impiegata in un'anonima azienda, riesce a farsi assumere – anche grazie all'aiuto di Annie, un'amica del college – presso Il Cerchio, una company dai tratti che ricordano insieme Facebook, Google, Twitter, Microsoft e... Scientology. Il suo lavoro all'inizio è relativamente facile: rispondere per alcune ore al giorno a tutti coloro che scrivono al Cerchio per motivi banali come protestare per una qualsiasi malfunzione di un oggetto acquistato. Intanto la nostra Mae viene introdotta al mondo del Cerchio, ai suoi superiori – amichevoli e freddamente gentili come psichiatri durante una visita –, e ai proprietari del Cerchio, una bizzarra Trimurti di individui molto diversi l'uno dall'altro. Ottiene un successivo livello di competenza e i suoi genitori, con il padre gravemente ammalato, vengono inseriti nel programma assicurativo del Cerchio, legandola così ancora maggiormente alla società. Mae partecipa alla vita sociale dei Circler, al loro FB interno, invia messaggi (zing!) regala i suoi like (smile) e amministra le proprie disapprovazioni (frown). Uno stupido errore – aver utilizzato un kayak all'insaputa della proprietaria – la porta davanti ai suoi superiori. Mae ha paura per se stessa, per i genitori, per la vita che conduce nel campus aziendale e sceglie di diventare la cavia di una tecnologia ancora sperimentale, divenendo assolutamente «trasparente», ovvero scegliendo di indossare sempre una videocamera in grado di riprendere costantemente la sua vita. Gli slogan del Cerchio – I SEGRETI SONO BUGIE, CONDIVIDERE È AVER CURA, LA PRIVACY È UN FURTO – diventano la parte centrale della sua vita, litiga con i genitori e con Annie e finisce gradualmente per scomparire come individuo che reagisce unicamente agli stimoli provenienti dal Cerchio, divenendo un frammento del mondo progettato dall'azienda. Finale in sordina ma assolutamente coerente con il suo personaggio.
Un buon libro, dicevo. Ovviamente partigiano nei comportamenti e nelle scelte dei suoi personaggi, necessariamente creati e condotti a rendere sempre più allegramente inquietanti e dolcemente soffocanti le scelte del Cerchio, a cominciare dalla vicenda della senatrice US che ha a suo tempo denunciato la società per violazione della legge sulla concorrenza ed è finita a doversi difendere da accuse private altamente infamanti... La somiglianza con le pratiche e la dottrina di Scientology è comunque allarmante, esattamente come l'aver accostato la beota apparente felicità di Facebook e la sua sottile malìa, quella che induce a controllare N volte al giorno quanti like ha ottenuto la vostra fotografia o la vostra ultima fatica artistica, alla stretta soffocante di un potere simpaticamente familiare. Più o meno come essere governati da un venditore di pentole televisivo [*]. Necessariamente simile a colonne della distopia come 1984, Il tallone di ferro, Blocchi, Noi, L'altra parte, Il mondo nuovo e altri, la particolarità de Il Cerchio è quella di non creare un regime imposto da un potere statale ma di essere il risultato dell'azione di un'impresa privata, approvato dalla maggioranza della popolazione. La privatizzazione della politica diviene realtà e tutto ciò che si muove e accade nel mondo sembra essere destinato a essere ingoiato, masticato e restituito in forma infantile e caricaturale dal Cerchio sotto forma di «evento», giudicabile con uno smile o con un frown. Esistono i pedofili? Nessun problema, il Cerchio può brevettare un cercapersone sotto forma di un chip sottopelle che basterà inserire a un bambino per sapere sempre dove si trova... Votano in pochi? Sarà sufficiente ricordare gentilmente ai cittadini che il tal giorno si terranno le elezioni e, al limite, minacciare di tagliarli fuori dal social network de Il Cerchio... I politici sono poco affidabili? Si dovranno dotare di una videocamera che mostri a tutti la loro vita in qualsiasi circostanza, sia privata che pubblica. Tutte migliorie apparentemente ragionevoli, accettabili, innocue ma che hanno come minimo comun denominatore la distruzione della vita privata.
«I segreti sono bugie», afferma con granitica convinzione il Cerchio e a ripeterlo ci sono milioni e milioni di suoi sostenitori, uniti nel clima allegramente agghiacciante creatosi on line. Esiste un Grande Fratello, qualcuno che ottiene un tornaconto dal clima di oppressione creato dalla maggioranza assoluta dei cittadini? Non facile rispondere, la sensazione è quella di un'impossibile autocrazia collettiva, dove tutti si dannano l'anima per ottenere uno smile in più del vicino.
Si tratta di una rappresentazione fedele dei social network? Difficile negarlo, ammettiamolo. A chi non è successo di passare almeno un quarto d'ora a chiedersi «perché la rete mi ignora?». Questo senza contare la possibilità di inserire un frown, ovvero una forma di condanna. Anche se poi si è guariti da questa «malattia dei nostri tempi» un minimo di diffidenza nei confronti della rete è inevitabile.
«Una condanna per internet» ha scritto qualcuno on line. Non è facile affermarlo, anche ammettendo che Mae, la protagonista, è un elemento attentamente scelto in quanto a disarmante stupidità. Diciamo che Il Cerchio si limita a sottolineare i rischi possibili di un'organizzazione in grado di monopolizzare la rete e i social network. Parafrasando un noto semiotico – o, per alcuni, un suntuoso trombone –, un mondo dominato dalla rete, ben lungi dall'essere la «democrazia definitiva», sarebbe un mondo votato a una tragica idiozia. A voi la scelta.
In ogni caso un libro che meriterebbe quantomeno una prolungata riflessione.
Ultimo elemento, nato dall'accenno di discussione nato su FB in merito al libro, è la domanda: «Ma questo libro e di fantascienza o no?» La risposta temo che non possa che essere negativa. È pur vero che si parla di una società leggermente spostata nel futuro, ma, come ne I viaggi di Gulliver, la nostra società è perfettamente rispecchiata nel romanzo, senza la presenza di alcun «novum». Ma mi rendo conto che si tratta di una conclusione tendenziosa e opinabile quindi sono disponibilissimo a considerare altre possibilità. Resta il dato di fatto che i maggiori romanzi distopici non vengono considerati di fantascienza se non in maniera molto obliqua o decisamente minore.
E qui mi fermo. Presto seguirà la recensione a Il libro delle cose nuove e strane di Michel Faber.
Dave Eggers