Una piccola editrice cattolica,"Effatà Cantalupa" di Torino, ci sta proponendo di questi tempi un libro, che tutti dovremmo avere la curiosità di leggere.
Si tratta di poco più di cento pagine e racconta la vita del famoso Steve Jobs, l'amato e odiato padre dell'Apple, la società simbolo dell'era digitale,nata a Palo Alto in California e divenuta, nel giro di pochissimo tempo, capace di sorpassare giganti del calibro di Microsoft e Google.
Cosa molto curiosa è che a scriverlo è stato un prete.
Un prete torinese, appunto. Diego Goso.
Ma don Diego-occorre subito precisare- è uno di quei sacerdoti, oltre che scrittore e giornalista, che recita il breviario sull'iPad e dice il rosario con l'iPhone.
Pertanto nessuna meraviglia se don Goso ci propone in "Il Vangelo secondo Steve Jobs", a modello appunto Jobs, uomo dal carattere difficile ma amante del lavoro e, sopratutto, abile nella comunicazione, che è stata il vero punto di forza di tutta la sua parabola esistenziale, consentendogli di rivoluzionare a 360 gradi l'informatica e la telefonia mobile.
La cosa più importante messa in atto da Jobs e alla quale siamo richiamati nel libro é tuttavia il consumo di notizie odierno e la lettura.
E questo perché nel mondo d'oggi, a livello di comunicazione e di ricezione del flusso informativo, tanto in entrata che in uscita, non è più consentito a nessuno né improvvisazione, né recita di luoghi comuni. occorre preparazione e serietà.
Specie poi se si hanno, comunque, delle responsabilità di gruppo.
E Steve Jobs-ci ricorda don Diego Goso- ci insegna che è possibile fare , mettendo da parte superficialità e cialtroneria, ogni giorno della propria vita un piccolo capolavoro, se ci impegnamo a sviluppare adeguatamente la nostra intelligenza e creatività, servendoci anche dei mezzi che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione.
E questo vale tanto per i Paesi sviluppati ma , sopratutto, per quelli in via di Sviluppo.
L'Africa, ad esempio.Ma anche quegli Stati dove la censura impera e condiziona la libera espressione della gente comune. Ed è,infatti, in questa direzione che bisogna progettare per gettare le fondamenta del futuro sviluppo autenticamente democratico del mondo conosciuto.
L'importante é non cadere ,a tutte le età , a nord e a sud del mondo, nell'analfabetismo informatico.
In proposito, sempre a Torino, in occasione dei 25 anni del Salone del Libro, che si terrà dal 10 al 14 maggio 2012 nei padiglioni del Lingotto, il titolo dell'edizione dell'anno, che sta per sopraggiungere è :"Vivere in rete".
Questo significherà avvicinarsi certamente e con entusiasmo alle ultimissime tecnologie digitali, ma anche saper riflettere sulle mutazioni del tessuto umano e sociale indotte dalle stesse nella nostra quotidianità.
Un "tema" che definirei decisamente serio, proprio pensando alle condivisioni su Facebook, a Twitter e ai non pochi blog disseminati nella Rete.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)