Il tempo di leggere, in questo periodo, non è molto, ma trovo sempre un mio spazio per farmi fare compagnia da un buon libro.
Ho letto in questi giorni due autori che sono stati una rivelazione come scrittori, li conosciamo come attori di succeso ma non come scrittori: Anna Marchesini e Carlo Verdone.
Di Anna Marchesini ho letto “Il terrazzino dei gerani timidi” e “Di mercoledì” e di Carlo Verdone ho letto il suo unico romanzo, credo, “La casa sopra i portici”.
Romanzi completamenti differenti tra loro ma molto belli.
“Il terrazzino dei gerani timidi” è il mondo visto con gli occhi di una ragazzina ma è sorprendente l’uso della parola, la profondità dello sguardo e lo stile perfetto della Marchesini. Perfezione che si ripresenta nel romanzo “Di mercoledì”, e pur non amando molto la storia, ho sentito molto miei i temi trattati: smarrimento, attimi perduti, rimpianti.
Di Verdone non posso che compiacermi per questo suo tenero e sorprendente esordio come scrittore. Uno stile molto piatto per la verità ma una storia delicata, autentica, nostalgica è quella che si snoda tra le pagine del suo romanzo “La casa sopra i portici.In genere nei romanzi si ama l’ “universalità” della trama: qualcosa valida per tutti. Ecco perché romanzi “particolari” come quelli di Proust risuonano noiosi. Non a tutti interessa il fluire dei ricordi. Così la Marchesini risponde a questo requisito universale, con temi nei quali tutti possiamo rispecchiarci. Ma il flusso di ricordi di Verdone, nella sua particolarità, sorprende e, cosa bella, intenerisce, ma, soprattutto, fa venire voglia “di casa”.