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“Leyla nel mezzo” di Sarah Garland, Lo Stampatello

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

leylacopE’ con emozione e partecipazione che ho letto la storia di Leyla, nella misurata ma intensa graphic novel “Leyla nel mezzo”, scritta e disegnata da Sarah Garland e pubblicata in Italia da Lo Stampatello, interessante casa editrice che sceglie spesso, nei suoi libri, di affrontare temi non semplici e lo fa con garbo, sensibilità e pertinenza.

L’argomento trattato, stavolta, è quanto mai attuale e ogni sensibilizzazione in tal senso è necessaria e ben accetta visto il continuo dilagare di pregiudizio, la scarsa capacità di accoglienza ed empatia, la profusione di luoghi comuni e il generico imbarbarimento a scapito di tutte quelle persone che, fuggendo realtà ostili, senza prospettive o addirittura pericolose, tentano di stabilirsi e ricostruirsi una vita in un paese straniero.

Le vicende di Leyla sono frutto di fantasia ma, come scrive la stessa autrice in una nota finale, hanno note di universalità.
Parlano delle vite di moltitudini di famiglie, partite da diversi punti del globo, scappate da situazioni disparate ma accomunate dalla stessa disperazione, che approdano in vari paesi, tutti solitamente più ricchi di quello di partenza.
Uomini e donne che sovente hanno sofferto più di quanto la maggior parte di quelli che li incontrano nella nuova terra abbia mai solo immaginato; gente impaurita, sradicata, quasi sempre lacerata e divisa da familiari e persone care.
Portatori di odissee che se solo ci si soffermasse a guardarli negli occhi si potrebbero intuire dal velo di stanchezza ma insieme dalla luce di forza e tenacia che li anima.

Noi di solito li troviamo qui, a metà del loro cammino, “nel mezzo” tra ciò che sono stati e ciò che potranno diventare. In bilico tra l’una e l’altra appartenenza, tra una vita che non è più e una che forse sarà.

La storia di Leyla racconta della fuga della bambina, insieme ai genitori, dal paese natio in guerra fino all’approdo in una nazione straniera, più sicura ma ignota.
Narra della quotidianità, come era prima quando la piccola andava serenamente a scuola nella sua città d’origine e, al pomeriggio, come tutti i ragazzini in ogni luogo del mondo, giocava con gli amici e godeva dell’affetto dei suoi familiari.
Fin quando l’inasprirsi di un conflitto iniziato in sordina, in principio senza troppe interferenze con il tran tran giornaliero, non la costringe a fuggire, tra tanti pericoli, per le strade prima e su un battello affollatissimo e insicuro poi.

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L’arrivo infine in un luogo sconosciuto, le domande, i documenti, una casa che rassomiglia più a una stanza spoglia che ad una dimora dignitosa, la ricerca del lavoro da parte del papà…E la scuola. La nuova scuola nella quale inserirsi, con i compagni e il maestro che parlano un lingua diversa e tante abitudini che non sono le sue.

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Leyla è intimidita ma fiduciosa, giustamente spaesata ma aperta e disponibile.
Con l’aiuto di Marian – insegnante e interprete incaricata di affiancarla nello studio e insegnarle la lingua – . di Margherita – una nuova amica felice di giocare con lei – e del maestro, accogliente e incoraggiante, la ragazzina andrà via via ritagliandosi il suo spazio e quando finalmente anche il papà troverà un’occupazione e anche la nonna potrà raggiungerli dalla terra natia, sentirà che la sua nuova vita è davvero pronta al decollo.

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Un racconto garbato, con un tocco di lievità che non è frutto di superficialità ma, al contrario, da rispetto ed attenzione, di uno sguardo che resta sempre gentile e, pur non edulcorando, allevia.
E’ Leyla che si racconta in prima persona e che emerge dalle pagine, con le sue speranze, le sue paure, i suoi piccoli e grandi crucci, in un resoconto che pur nella sue semplicità e , quasi, stringatezza, risulta profondamente emotivo ed accorato. E resta sempre centrato sulle priorità e i punti di vista dell’infanzia che più che parlare di dolore e difficoltà raccontano di emozioni, stati d’animo e conquiste.
Niente retorica, nulla fuor di tono, semplicemente una bambina sensibile ma allo stesso tempo pronta ad affrontare le difficoltà e le novità con animo e fiducia.

La vicende di Leyla volgono a buon fine ma ciò, pur rassicurando, nulla toglie al pathos e alla verosimiglianza.
I bambini lettori potranno apprendere storie e realtà da loro distanti e sconosciute, riflettervi secondo un registro delicato ma sincero, e allo stesso tempo ritrovare nella piccola protagonista moti simili ai loro, accortezze e timori che facilmente possono comprendere.
Sarà più facile in tal modo imparare l’accoglienza e l’empatia, come anche riconoscere la ricchezza portata da ogni diversa cultura.

La forma della graphic novel – per quanto non consueta essendo quasi nulle le nuvolette e serbando del genere solo le vignette con didascalia narrativa – rende la lettura agevole e piacevole e permette all’albo di essere fruito a diverse età, cogliendo del racconto aspetti e peculiarità diverse.

(età consigliata: dai 6 anni)

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