Anche la casella di posta di questo blog ha una sezione chiamata SPAM (ma và?…); ogni tanto mi capita di controllarla, casomai Mr. Google abbia declassato a «spazzatura» una mail importante.
Oggi, in mezzo allo spam vero e proprio, trovo una mail inattesa: arriva da una fanciulla italiana il cui nome mi è totalmente sconosciuto.
La fanciulla si propone come insegnante di basso.
Ah.
Essendo la curiosità donna, volo subito a vedere da dove arriva questa ignota bassgirl.
Il suo è un curriculum di tutto rispetto, fitto di collaborazioni; un po’ troppo votata all’hard rock per i miei gusti, ma in musica – proprio come in amore – è il cuore a dettare soggetto e genere (preciso, a scanso di equivoci: troppo hard rock per il repertorio suonato, non per quello ascoltato. Già sapete che ascolto volentieri tutto quanto è degno di essere chiamato «musica»).
Ma il curriculum, come si dice, è un semplice pezzo di carta: di un musicista penso sia più interessante sapere se ha scritto brani suoi, se ha personalità nell’interpretare pezzi d’altri; mi piace guardare come muove le mani, scrutare l’espressione del viso quando suona, osservare come si muove sul palco.
Fortunatamente foto e video non mancano mai su internet, neppure in questo caso: dopo un rapido sguardo, ahimé, capisco che io e questa signorina non potremmo mai andare d’accordo.
Dovessimo incontrarci, litigheremmo subito per la cinghia. Sissignori, la cinghia, quell’accessorio che serve per tenersi legato addosso il basso; e se legato addosso dev’essere, che sia davvero addosso: il basso portato ad altezza vita/inguine è un’eresia, come era solito dire più di vent’anni fa il mio primo Maestro.
Lei, dal canto uso, cercherebbe di allungarmela, sostenendo che «più basso» fa pendant con lo strumento ed è più rock.
Cercherei di strapparle dalle mani il plettro, attrezzo che proprio non riesco a digerire: eccheccaspita, siamo bassisti, mica chitarristi. Abbiamo una mano destra con cinque-dita-cinque, possiamo farci tutto quello che vogliamo: perché usare un plettro, perché?
Mi lancerei poi in argomentazioni varie sul fatto che il rock/hard rock è una goduria da ascoltare ma (a mio parere) un po’ noioso da suonare.
Infine… uhm… faccio difficoltà ad ammetterlo, ma ci sono alcuni particolari fisici di questa fanciulla che mi disturbano. E non sto parlando dei piercing (che peraltro io non farei mai) al sopracciglio e al naso: mi riferisco alle fattezze del viso, ai lunghi capelli più o meno castani (meno i miei, più i suoi), a piccoli altri particolari… in breve: io e quella che si è proposta come «insegnante di basso» ci somigliamo più di quel che vorrei.
E la cosa non mi piace.