Saint-Maximin-la-Sainte-Baume. Uno scioglilingua da leggere, niente più che un casello autostradale lungo l’A8. Poi, passando in autostrada, scorgi una cattedrale gotica, immensa, che sovrasta nettamente il piccolo borgo che le sorge ai piedi. Un monumento del genere in un paesello così piccolo può spiegarsi solo con una storia molto importante. Una storia che si mescola alla leggenda, alle origini della cristianità, perché si racconta che nella sua cripta sia sepolta nientepopodimenoché Maria Maddalena.
Saint-Maximin-La-Sainte-Baume. La chiesa si erge maestosa al di sopra dell’abitato
Maria Maddalena è una delle figure più controverse del Cristianesimo delle origini. Lungi da me parlarne qui, né mi interessa disquisire su chi ella sia stata realmente per Gesù: le speculazioni fantastoricoreligiose non mi interessano sinceramente (solo di pochi giorni fa la notizia di un ennesimo antico documento…), sono fini a se stesse e non aggiungono nulla alla storia che voglio raccontare qui, che è una storia di fede e di culto antichissimo e potente. Un culto che risale ai primi tempi del Cristianesimo e che è molto radicato in Provenza: si racconta infatti che Maria Maddalena, dopo essere giunta in questa regione si sia ritirata in eremitaggio in una grotta della zona, la Sainte Baume (Baume vuol dire grotta). Qui resta in preghiera per 30 anni, dopodiché, sentendo sopraggiungere il momento della morte, ormai anziana, si ricongiunge con San Massimino, insieme al quale era partita dalla Palestina ed era sbarcata sulla costa provenzale 30 anni prima, e che ora è vescovo di Aix-en-Provence. La Maddalena muore poco dopo nel luogo sul quale sorgerà la cripta che ne ospiterà le spoglie mortali. Massimino (il Saint Maximin che dà il nome al paese) farà voto di essere seppellito accanto a lei.
L’ingresso alla cripta nella quale sono accolte le spoglie mortali di Maria Maddalena
Ecco che abbiamo allora un luogo di culto costruito proprio nel I secolo d.C., epoca nella quale vivono i due santi. È l’attuale cripta della chiesa, che oggi ha l’aspetto di una stretta camera sotterranea coperta da una volta a botte con un altare sul fondo e dei sarcofagi di IV secolo d.C. ai lati. Sul luogo della sepoltura fu costruito dapprima un luogo di culto, poi un battistero, sotto la responsabilità di un gruppo di monaci. Ma nell’VIII secolo le invasioni saracene obbligano a traslare i corpi dei santi, e in particolare quello della Maddalena, onde evitare che cadano in mano agli Infedeli. Bisogna attendere il XIII secolo perché il re Carlo D’Angiò, molto devoto alla santa, faccia intraprendere le ricerche delle reliquie. E le trova, il re: il 9 dicembre del 1279, proprio nella cripta in cui sono tuttora ospitate.
Cripta e spoglie della Maddalena a parte, la chiesa in sé è un capolavoro dell’architettura gotica. Innanzitutto domina il territorio circostante per km e km, dato che si trova nel centro di una valle circondata da montagne. Un gotico elegante, che osa arditi slanci nei pilastri compositi, cui si addossano colonnine che diventano le nervature delle volte a crociera del tetto, nelle ampie vetrate dell’abside, che illuminano l’interno con la luce naturale del giorno che batte contro i raggi dorati di quel tripudio di angeli accanto alla colomba dello Spirito Santo (che però non è gotica, ma barocca, e mi ricorda tantissimo un’analoga soluzione nell’altare maggiore di San Pietro in Vaticano). Intorno all’altare, un ciclo pittorico racconta la vita di Maria Maddalena.
Ma ben altra opera pittorica è degna di nota nella chiesa: è la pala d’altare esposta nella Cappella del Corpus Domini, in cima alla navata sinistra. Si tratta di un’opera notevole, costituita da 16 medaglioni quadrati che si dispongono attorno ad un grande quadro centrale, opera del pittore Antoine Ronzen, un Veneziano di origini fiamminghe che, date le influenze artistiche cui è soggetto per nascita, per eredità e per aria che respira, non può che creare un’opera eccezionale: 3 anni per realizzarla, dal 1517 al 1520, per rappresentare le storie della Passione di Cristo. Osservando i vari quadretti che compongono l’insieme, non possono sfuggire almeno 3 episodi rappresentati in 3 scenari decisamente noti e dipinti con un’esattezza notevole: il Colosseo, piazza San Marco a Venezia e il Palazzo dei Papi di Avignone. Un capolavoro, senza se e senza ma.
Le Retable du Crucifix, il Polittico della Crocifissione nella Chiesa di Santa Maria della Maddalena a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume
Dall’esterno, la cattedrale colpisce per la sua maestosa solidità: si staglia nella piazza antistante, che sembra piccola pur non essendola. Da lì si diparte il piccolo centro storico: viuzze perpendicolari le une alle altre che si inseguono e sulle quali oggi si aprono negozietti e caffè. Nonostante ciò non sembra particolarmente votata al turismo, Saint-Maximin-la-Sainte-Baume: e infatti ci sono ben pochi visitatori della cattedrale in giro. Ma va bene così: una piccola perla preziosa, per gli amanti del bello che amano discostarsi dai consueti percorsi turistici.
PS: arrivati alla fine di questo post, così serioso, ve lo devo dire: sono voluta venire a visitare la tomba della Maddalena dopo aver visto un servizio di Voyager! Al quale, a mia parziale discolpa, do a Giacobbo solo il merito di avermi fatto conoscere un luogo nuovo di questa Provenza che amo e che dico sempre di conoscere, ma della quale mi sfugge sempre qualcosa. Oggi posso dire di aver colmato almeno una lacuna… ma laddove Voyager vede misteri, per me non c’è niente di più chiaro! Vi mostro qui un estratto, gentilmente offerto da Youtube, non per altro, ma perché così possiate vedere la bellezza e la suggestione che regala questo luogo, a prescindere da misteri e altre cose care a Giacobbo…