UNTSO
Nel novembre 1947, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta il piano di spartizione della Palestina, ma la proposta di creare uno Stato Arabo e uno Stato Ebraico è respinta dai palestinesi e dagli Stati arabi. Il 15 maggio 1948, nello stesso giorno in cui Israele dichiara la propria indipendenza, Egitto, Siria, Libano, Giordania e Iraq attaccano il nuovo Stato[i]. Con la Risoluzione n. 50 del 29 maggio 1948, il Consiglio di Sicurezza impone la cessazione delle ostilità in Palestina, affidando il controllo della tregua al Mediatore delle Nazioni Unite, assistito da un gruppo di osservatori militari[ii]. La United Nations Truce Supervision Organization (UNTSO) è la più vecchia operazione di peacekeeping istituita dalle Nazioni Unite. La missione garantisce, in primo luogo, il rispetto della tregua. Dopo l’Armistizio tra Israele, Libano, Siria, Giordania ed Egitto gli osservatori militari proseguono le attività supervisionando il rispetto degli accordi di pace e il controllo del cessate il fuoco nell’area del Canale di Suez e le alture del Golan, in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1967[iii]. Il contingente italiano partecipa alla missione sin dal 1958. Tra i Paesi occidentali e dell’Unione Europea, l’Italia è il primo Stato fornitore di personale militare e di polizia altamente qualificato che prende parte alle operazioni di mantenimento della pace[iv]. La missione, ancora in corso, è articolata su un comando con base a Gerusalemme e quattro differenti Out Stations:
- OGL (Gruppo Osservatori in Libano) a Naqoura (Libano);
- OGG-T (Gruppo Osservatori Golan) a Tiberiade (Israele);
- OGG-D (Gruppo Osservatori Golan) a Damasco (Siria);
- OGE (Gruppo Osservatori Egitto) a Ismalia (Egitto).
In seguito agli scontri tra Israele e Libano, gli osservatori UNTSO sono ritirati dalle quattro Patrol Bases e, in particolare, il personale italiano è spostato a Naqoura[v]. La presenza italiana alle missioni ONU è il fiore all’occhiello del Governo italiano.
UNIFIL e Multi-National Forces
- posizione di neutralità;
- protezione della popolazione civile e distribuzione di aiuti umanitari;
- riduzione dell’uso della forza e avvio dei negoziati per instaurare un dialogo tra le parti[xi].
A differenza di Francia e Stati Uniti, l’Italia riesce a mantenere una posizione politica equidistante dagli Stati coinvolti nel conflitto, un approccio che richiede grandi sforzi diplomatici per avvicinare, e non respingere, le componenti[xii]. La missione della Forza multinazionale si conclude nella notte del 23 ottobre 1983, quando due autocarri imbottiti di esplosivo uccidono 246 soldati americani e 58 francesi. Nessun militare italiano rimane vittima dell’attentato firmato Hezbollah[xiii]. Prosegue invece l’UNIFIL. Le ostilità fra truppe israeliane e milizie sciite filo-siriane di Hezbollah non si placano. Pur avendo avviato un parziale ritiro, Israele esercita ancora il suo controllo sul Libano meridionale. Le truppe di Tel Aviv si ritirano definitivamente solo nel 2000 e la missione UNIFIL svolge un ruolo decisivo nella fase di transizione per il pattugliamento, assieme alle forze armate libanesi; lo sminamento dell’area liberata, per la definizione della linea di confine (Blue Line) tra Israele e Libano e per l’assistenza ai libanesi, che fanno parte delle milizie filoisraeliane[xiv]. L’Italia opera con successo e, grazie agli sforzi di concertazione degli interventi, la guida dell’UNIFIL in Libano diviene il più avanzato esperimento d’intervento militare italiano all’estero.
UNIFIL II, OPERAZIONE LEONTE
Nell’estate del 2006 si apre una nuova crisi. Hezbollah colpisce Israele che, di tutta risposta, sferra un’offensiva sul Libano e ne impone il blocco aeronavale. Hezbollah rilancia un’intensa attività di guerriglia, mentre le forze militari libanesi non intervengono[xv]. Con la Risoluzione n. 1701 dell’11 agosto 2006 e, due anni dopo, con la Risoluzione n. 1832 del 27 agosto 2008 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU potenzia il contingente militare UNIFIL fino a un massimo di 15.000 uomini, che agiscono come “forze cuscinetto” tra le Forze di Difesa israeliane (IDF) e Lebanese Army Forces (LAF), estendendo l’operazione a tutto il territorio libanese, fino a sud del fiume Litani (Leonte in italiano)[xvi]. Cessate le ostilità, il Governo italiano approva il Decreto Legge del 28 agosto 2006 e autorizza l’invio di una Early Entry Force nazionale, denominata Joint Landing Force Libano (JLF-L), quale contributo nazionale alla missione di peacekeeping per dare attuazione alla Risoluzione n. 1701. Ai precedenti impegni si somma il sostegno al Libano nel dispiegamento delle truppe a sud del paese, l’assistenza umanitaria alla popolazione civile e il monitoraggio della fine degli scontri nell’area compresa tra la Blue Line e il fiume Litani, da cui prende il nome l’Operazione Leonte[xvii]. Su decisione delle Nazioni Unite, dal 28 gennaio 2012, l’Italia assume il comando della missione UNIFIL II. Il comando italiano coincide con uno dei momenti di maggiore tensione in Libano, esposto allo storico confronto tra Hezbollah e Israele e retroguardia della guerra civile in Siria. Migliaia sono i profughi siriani che varcano il confine settentrionale del Libano e dalla Terra dei Cedri passa il traffico di armi e munizioni dirette ai guerriglieri ribelli, che combattono contro il regime di Assad[xviii]. Il contingente italiano ha il merito di aver costruito rapporti di fiducia con la gente locale, fornendo servizi di vario genere, dalla donazione di gruppi elettrogeni a scuole e ospedali all’organizzazione di corsi di lingue. In particolare, molto importante è lo sviluppo di Quick Impact Projects (QIP), un portafoglio, un budget economico delle Nazioni Unite affidato al Comandante che può essere impiegato per finanziare e sostenere una serie di attività sul territorio e migliorare le condizioni di vita della popolazione. Il nostro paese porta avanti con impegno la ricostruzione del Libano e, attingendo alle risorse straordinarie legate al rifinanziamento delle missioni di pace, la Cooperazione civile e militare (COCIM), il coordinamento e la cooperazione tra componente militare e organizzazioni civili, ha potuto rispondere con maggiore efficacia alla grave emergenza umanitaria, allo sviluppo socio-economico e alla capacity building delle aree più svantaggiate del Libano[xix].
Conclusioni
L’Italia è una presenza costante nel paese dei Cedri e la buona riuscita della missione UNTSO, UNIFIL e dell’Operazione Leonte, giunta al quindicesimo mandato, è la prova di quanto i soldati italiani operino con grande dedizione. La qualità dell’impegno contraddistingue un vero e proprio modello italiano di peace-keeping. Un sistema italiano che prende forma sin dall’intervento in Libano del 1982, durante l’operazione ITALCON nell’ambito della MultiNational Forces, e si consolida nelle missioni in Albania, Somalia, Mozambico, Afghanistan e di nuovo in Libano, trovando riscontro positivo tra le popolazioni civili[xx]. L’imparzialità, la conoscenza del contesto storico-politico e l’integrazione nel tessuto sociale, l’umanità dei nostri soldati e l’attenzione ai bisogni della popolazione sono i tratti distintivi delle Forze Armate italiane nelle missioni internazionali di pace, un monito per tutti i contingenti militari stranieri[xxi].
Federica Fanuli
[i] Cfr. E. DI NOLFO, Storia delle Relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri, Editori Laterza, Bari, 2009, p. 942. [ii] Cfr. http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_intern_corso/UNTSO/Pagine/Antefatto.aspx. [iii] Cfr. http://nuovo.camera.it/561?appro=77&Le+missioni+UNIFIL+e+UNTSO+in+Libano#paragrafo575.[iv] Cfr. Ibid.[v] Cfr. Contrammiraglio C. Confessore, Le Operazioni per il Mantenimento della Pace, in http://www.osdife.org/osdife%20pdf/Punti%20di%20vista/PDV_Confessore_finale.pdf, p. 58.[vi] Cfr. E. DI NOLFO, Storia delle Relazioni internazionali, cit., pp. 1268-1271.[vii] Cfr. http://nuovo.camera.it/561?appro=77&Le+missioni+UNIFIL+e+UNTSO+in+Libano#paragrafo573.[viii] Cfr. Contrammiraglio C. Confessore, Le Operazioni per il Mantenimento della Pace, in http://www.osdife.org/osdife%20pdf/Punti%20di%20vista/PDV_Confessore_finale.pdf, p. 58.[ix] Cfr. CeSpi, Il Libano e la crisi siriana: le lezioni di UNIFIL per l’Italia e la Comunità internazionale, n. 76, 2013, p. 3.[x] Cfr. http://www.globalsecurity.org/military/ops/usmnf.htm.[xi] Cfr. CeSpi, Il Libano e la crisi siriana: le lezioni di UNIFIL per l’Italia e la Comunità internazionale, cit., pp. 3-4.[xii] Cfr. Ibid.[xiii] Cfr. http://www.globalsecurity.org/military/ops/usmnf.htm.[xiv] Cfr. Stato Maggiore della Difesa, UNIFIL – “Operazione Leonte”, in http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/speciali/libano/Pdf/SchedaUNIFIL.pdf, pp. 2-6.[xv] Cfr. http://nuovo.camera.it/561?appro=77&Le+missioni+UNIFIL+e+UNTSO+in+Libano#paragrafo574.[xvi] Cfr. Stato Maggiore della Difesa, UNIFIL – “Operazione Leonte”, in http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/speciali/libano/Pdf/SchedaUNIFIL.pdf, pp. 1-2.[xvii] Cfr. Contrammiraglio C. Confessore, Le Operazioni per il Mantenimento della Pace, in http://www.osdife.org/osdife%20pdf/Punti%20di%20vista/PDV_Confessore_finale.pdf, p. 19.[xviii] Cfr. http://temi.repubblica.it/limes/cosi-litalia-guida-la-missione-unifil-in-libano/34233.[xix] Cfr. http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Libano_nuove_iniziative.aspx; http://temi.repubblica.it/limes/cosi-litalia-guida-la-missione-unifil-in-libano/34233.[xx] Cfr. http://www.iai.it/pdf/DocIAI/iai1205.pdf. [xxi] Cfr. CeSpi, Il Libano e la crisi siriana: le lezioni di UNIFIL per l’Italia e la Comunità internazionale, cit., pp. 13-14. 41.125816 16.866650