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Libera artistica espressione

Creato il 20 febbraio 2013 da Renzomazzetti
.Firenze.

.Firenze.

La libertà di rappresentazione è assoluta, non è soggetta a controlli statali, non esiste censura. C’è sempre qualcuno però che decide se un lavoro artistico può essere realizzato o no, se un libro va pubblicato o no. Le decisioni implicano grossi affari commerciali, che coinvolgono tante persone e che comportano milioni di soldi. Nessun autore, a meno che non possieda una propria casa editrice, può decidere di dare alle stampe il suo libro. La questione di fondo rimane: chi controlla la produzione artistica e con quali criteri? Le istituzioni artistiche, in mano ai privati che operano soprattutto sotto la spinta del profitto, assoggettano l’attività artistica ai calcoli prettamente del tornaconto danaroso. Se un teatro non rende più da un punto di vista finanziario, lo si fa demolire e al suo posto si fa costruire un parcheggio oppure un supermercato. Il modo di produrre arte viene definito da una parte dalle esigenze del pubblico, disposto a pagare caro il biglietto d’ingresso, e dall’altra dal produttore. L’arte non deve essere ridotta ad una istituzione per le classi agiate. Il produttore crede al profitto, dirige il suo teatro secondo gli stessi principi di sfruttamento esistenti in fabbrica, assume un gruppo di lavoratori dello spettacolo che paga quanto meno possibile per ricavare il maggior profitto. L’arte che produce non contesterà mai seriamente le opinioni e gli interessi del ceto sociale che il produttore interpreta. La censura non viene esercitata per via burocratica o legale, ma ciò non significa che essa risulti meno efficace, in quanto gli artisti come gli scrittori e i giornalisti, che normalmente attendono disperatamente di essere assunti o di mantenere il proprio posto, sono costretti a sottomettersi alle condizioni imposte dal censore. Questa forma di censura rende gli artisti, gli scrittori e i giornalisti docili, non certo ribelli. Questa forma di censura è privata, non deve rendere conto a nessuno dei suoi interventi. Nessuno, a parte i sottoposti dipendenti , avverte l’intervento censorio. La produzione artistica e della informazione diventa veramente libera quando coinvolge la intera società con contributi derivanti dall’azione collettiva senza alcun vincolo. Le arti e l’informazione devono essere veramente sociali perché condizionano fortemente la concezione della bellezza, della morale, del senso e del significato della vita. Tutto ciò che viene prodotto è un fatto di interesse pubblico non deve essere un fatto di interesse privato individuale. (Ricordo da un racconto di Tirella).

P  R  O  F  I  T  T  O

Masse di operai

addensate nelle fabbriche

ricevono una organizzazione militare.

Come soldati semplici dell’industria

vengono sottoposti alla sorveglianza

di una completa gerarchia di ufficiali e sottufficiali.

Non sono soltanto gli schiavi del capitale

sono tutti i giorni e a tutte le ore

gli schiavi della macchina, del sorvegliante

e soprattutto del singolo padrone.

Questo dispotismo è tanto più misero,

odioso, esasperante,

quanto più proclama apertamente il profitto

come suo scopo finale.

-Karl Marx - Friedrich Engels-

 

[ Cerca : POESIA alla trave nell'occhio (16 agosto 2009) ;

 INDIRIZZI E LINEE (17 febbraio 2013) ].


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