Di Davide Denti
C’è un paese in Europa dove i diritti umani e le libertà fondamentali non sono tutelate; dove la polizia politica esiste ancora (si chiama KGB) e i dissidenti non possono espatriare, quando non sono accolti nelle patrie prigioni. Dove la pena di morte esiste ancora, e dopo un processo senza garanzie si viene giustiziati con un colpo di pistola alla nuca. Finché la Bielorussia non sarà libera, l’intera Europa non lo sarà.
Il 18 marzo 2012 è stato il Free Belarus Action Day: una giornata di attivismo continentale, lanciata dalla Jeunesse Federaliste Européenne (JEF) per tenere alta l’attenzione sulla situazione dell’ultima dittatura d’Europa, il regime di Aleksander Lukashenko in Bielorussia. L’azione si svolge in più di cento città in Europa, in cui delle statue vengono imbavagliate per ricordare come ancora oggi la libertà d’espressione sul nostro continente non sia una conquista da dare per scontata.
EastJournal ha partecipato collaborando con la JEF di Torino per un incontro pubblico, lunedì 12 marzo, in cui ho presentato il regime politico di Lukashenko secondo la categoria di scienza politica del “neo-autoritarismo”, seguendo l’analisi del politologo bielorusso Pavel Usov.
Nell’ultima settimana ancora altre news sono arrivate da Minsk. Le segnalo in breve.
Eseguita la pena di morte per i presunti attentatori della metropolitana di Minsk
Uladzislau Kavalyou e Dzimitry Kanavalau sono stati giustiziati il 17 marzo con un colpo di pistola alla nuca, nonostante gli appelli internazionali (tra cui quelli dell’UE e di Angela Merkel) per la sospensione della pena. Lukashenko ha negato loro la grazia, dopo un procedimento senza le garanzie dell’equo processo e senza possibilità di una vera difesa. I loro corpi sono stati interrati in località segreta, e le famiglie sono state avvertite solo a sentenza già eseguita. In italiano, ne ha parlato Matteo Mecacci su Radio Radicale
I due operai ventiseienni erano stati condannati come esecutori materiali degli attentati alla metropolitana di Minsk dell’aprile 2011, che avevano causato 15 vittime e 203 feriti. EastJournal se ne era occupato subito dopo l’attentato.
Il 16 marzo 2012, attivisti dell’opposizione avevano organizzato una cerimonia di commemorazione delle vittime dell’attentato, chiedendo anche la ripetizione del processo e una moratoria sulla pena di morte.
Impedito l’espatrio all’ex capo di stato Shushkevich
In reazione all’inasprirsi delle sanzioni europee contro i fedelissimi di Lukashenko, con divieti di ingresso in area Schengen (di cui ha parlato Giovanni Bensi qui e qui), il regime di Minsk ha stilato una lista segreta di oppositori e dissidenti a cui è vietato l’espatrio, contraria alla stessa legge bielorussa. Tra questi, come era inizialmente trapelato, vi è anche il primo capo di stato della Bielorussia indipendente, Stanislau Shushkevich, che è stato rimosso da un treno in direzione di Vilnius, dove doveva tenere delle conferenze.
La Bielorussia nella lista nera dei regimi anti-internet e nemici della libertà di stampa
Il nuovo rapporto di Giornalisti Senza Frontiere ha inserito la Bielorussia nella lista nera dei regimi nemici di internet, dopo l’entrata in vigore, il 6 gennaio, del Decreto 60/2011 sulla responsabilità dei provider e sul filtraggio dei contenuti, inclusi i siti dei movimenti di opposizione (East Journal se ne era occupato qui, qui e qui).