Se la politica voleva dare un buon esempio di sé con la Renaissance-Revolution non ci è riuscita. Il progetto, di fatto in mano a un avventuriero, non poteva avere successo. Perlomeno, non poteva spacciarsi per il “nuovo modo di fare politica” tanto sbandierato dalla minoranza. Eccesso di fiducia, scarsa prudenza e troppa fretta hanno tradito le aspettative di chi ha brindato in anticipo alla vittoria. Roba da pivelli. Adesso, dopo incontri su incontri, c’è il libera tutti! Anarchia pura che darà trasparenza al mercato delle vacche. Si aprirà l’asta e vincerà il miglior offerente. Non si capisce più chi fa cosa: i consiglieri? Le segreterie? Bello spettacolo davvero. Su fb alcuni politici sorridono come se nulla fosse, continuano imperterriti a pronunciare la ormai stucchevole parola: cambiamento. Patetici. Non tutti però. I più scaltri hanno tirato le tende. Meno luce è meglio. Bisbigliano. La crisi non si è risolta come avevano previsto o almeno sperato. Gli effetti della sbornia si sono stemperati, rimane il mal di testa. Meglio che nessuno veda i postumi. La minoranza era compatta, decisa e solida. Poteva continuare nel suo lavoro di logoramento come fanno i picador con il toro. Non era tempo per l’affondo finale e soprattutto non era affidabile il torero. Qualsiasi cosa succeda ora non sarà un successo. Perché la politica non ne esce rafforzata, non ha riaquistato la fiducia dei cittadini, semmai è il disgusto verso di essa a farsi più intenso. Ne saranno consapevoli i forzati del Palazzo? Chiusi dentro ai loro calcoli, ai loro elenchi di nomi, al mercanteggiare le poltrone… saranno in grado di valutare i nuovi danni che hanno provocato? Non credo.